L’invasione russa dell’Ucraina non è una mossa avventata: è coerente con una strategia che, tuttavia, viene ora applicata in modo errato e tragico. Putin si è completamente schierato dalla parte del torto, ma se si vuole percorrere la via delle trattative l’obiettivo della neutralità di Kiev dovrà essergli concesso.
Dobbiamo attendere anni difficili. Putin non si fermerà e continuerà a cercare di destabilizzare le nazioni che un tempo erano parte dell’Unione Sovietica. Mosca sta cercando, al contempo, di estendere il suo potere sul Mediterraneo cercando nel frattempo di “tenere buona” la Cina. In prospettiva non credo a un avvicinamento tra Mosca e Pechino, anzi la Cina ha delle mire sulla Siberia, ormai è abbandonata per la crisi economica russa. Andiamo verso un periodo di instabilità, un periodo pericoloso.
E questo perché la Russia sta attraversando una crisi epocale e si avvia verso un inesorabile declino. Ormai è uno stato sottosviluppato che vive dell’esportazione di materie prime. Per quanto riguarda le tecnologie dipende ormai completamente dall’estero. La Russia che è stata a lungo vincente nella corsa allo spazio, oggi non è neppure in grado di costruire da sola un drone. Quindi non ha forza economica: l’aggressione all’ Ucraina è la mossa di un paese disperato che cerca di evitare un destino segnato. La Russia, con l’IRAN e la Cina, primeggia nel mondo soltanto per la sua capacità algoritmica nei cyberattacchi, grazie alla sua storica scuola matematica, così come le altre due nazioni citate.
Le sanzioni economiche non possono essere uno strumento efficace per fare pressioni su Mosca.
Si è mai fatta politica con le sanzioni? Sono sbagliate e lo sono per il semplice fatto che, come la storia insegna, producono l’effetto opposto a quello che si prefiggono, ossia rafforzano i regimi invece di indebolirli: il caso iraniano è lampante, ma se ne potrebbero citare molti altri. Si stabiliscono sanzioni salvo poi correre da Maduro quando il suo petrolio torna comodo: che credibilità può avere in questo modo la diplomazia? Altra follia è l’invio di armi all’Ucraina. Davvero vogliamo avere truppe di rivoltosi con i lanciarazzi nel cuore dell’Europa? L’Ucraina è sempre stata una nazione multietnica, multilinguistica, e i popoli dell’Ucraina si sono sempre combattuti tra di loro.
Si legga Gogol… USA e UE stanno facendo esattamente quello che non dovrebbero fare.
La Nato dovrebbe mostrare i muscoli, far vedere che ha un esercito, schierarlo lungo i confini ma nel contempo agire diplomaticamente per le trattative e la pace. L’unico modo per mantenere e ripristinare la pace è la minaccia della guerra e non porre l’avversario con le spalle al muro.
La storica decisione tedesca di alzare significativamente le sue spese militari unitamente a tutta la UE è un fattore di stabilizzazione, non di de-stabilizzazione. La Germania è un paese pienamente democratico. Con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea Berlino e Parigi potrebbero dare forma al primo nucleo di quello che dovrebbe poi diventare un esercito europeo.
Inoltre, una risposta non potrà non venire dagli anticorpi del sistema russo…
Si è dato troppo poco risalto ad alcune iniziative della dissidenza interna. L’Associazione dei giovani diplomatici, allievi di Primakov, l’Associazione dei matematici russi, hanno entrambe preso posizioni contro l’invasione. Il mondo della dissidenza russa è composto di intellettuali e gente comune determinata e tenace, più intelligente di chi è al governo. Devono essere più sostenuti.
Ogni giorno l’Europa paga a Mosca milioni e milioni di dollari per comprare gas e petrolio. I paesi europei non possono rinunciare alle forniture russe.
Non credo ci sia la piena consapevolezza di cosa ciò significherebbe in termini di ricadute economiche e sociali. L’industria energetica non si è mai fermata nel corso dei conflitti: il gasdotto Nord Stream 2 ora congelato e che collega Russia e Germania deve essere messo in grado di funzionare.
Il nucleare è una minaccia costante da quando si sono abbandonati i trattati di non proliferazione favorendo paesi come il Pakistan. Non c’è una volontà di utilizzare la bomba atomica, neppure in Ucraina. Ma il rischio di incidenti è altissimo perché nel mondo ci sono troppi ordigni.
Ma la guerra di oggi è il frutto di errori storici: compiuti quando non si è sorretto Gorbaciov e invece sostenuto Eltsin, che ha svenduto la Russia al capitalismo estrattivo russo e internazionale.
Nato ed Europa hanno sbagliato a includere tra i loro membri le nazioni che confinano con la Russia.
E questo è stato un errore epocale, che ha drammaticamente accentuato il senso di accerchiamento di Mosca. Così si è passati da una gestione diplomatica dei rapporti a quella che io definisco una trattativa armata.
Henry Kissinger la giudicava una scelta sciagurata e io sono pienamente d’accordo con la Sua visione. Ma ormai, naturalmente, tornare indietro è impossibile. Putin si è sempre posto come missione quella di rimediare a quelli che considerava i disastri della presidenza di Boris Eltsin (dal 1991 al 1998) quando interi pezzi del paese furono svenduti in quella che è diventata una cogestione capitalistica del paese con gli stati occidentali e le monarchie del petrolio.
Mi pare che oggi a Putin siano venuti meno consiglieri capaci e autorevoli. Si affida al filosofo Aleksandr Gel’evič Dugin.
Preoccupa molto questa deriva ortodossa-mistico- religiosa: dopo la caduta dell’Urss il peso della chiesa ortodossa nelle gerarchie militari, specialmente quelle incaricate della gestione dell’arsenale nucleare, è cresciuta esponenzialmente. Allo scoppio della guerra peraltro ha contribuito, credo in modo determinante, anche lo scisma tra le chiese ortodosse russa e ucraina. Ma del resto, più in generale, non potevamo sperare che da quel mostro che era l’Unione sovietica nascesse un fantolino dolce e dormiente. Tuttavia, mentre l’Unione sovietica era mossa da una logica di potenza emanazione dell’illuminismo, oggi l’angoscia russa dell’isolamento euroasiatico è figlia dell’irrazionalismo. Se Putin non verrà in qualche modo eliminato dal potere dovremo prepararci a un lungo periodo di forti tensioni militari.
Giulio Sapelli
Giulio Sapelli, già Professore ordinario all’Università degli Studi di Milano ed editorialista, unisce economia, storia, filosofia, sociologia e cultura umanista in una sintesi originale e profonda. Ha insegnato in Europa e nelle Università delle due Americhe, in Australia e Nuova Zelanda. I suoi lavori sono stati tradotti in tutto il mondo.
E’ Presidente della Fondazione Germozzi ed è impegnato a valorizzare il concetto di Valore artigiano, che è forza di popolo, di persone e di imprese legate da uno spirito unico, il quale esprime la vocazione originaria incline alla creatività e all’amore per la bellezza.