Le imprese artigiane nei territori montani assumono un ruolo cruciale per il sostegno economico, l’occupazione e lo sviluppo locale. L’artigianato è un fattore di resilienza per le comunità nelle aree montane, impegnate nelle sfide dell’accessibilità alle infrastrutture, dei rischi climatici e del declino demografico. Gli investimenti, privati e pubblici, sono essenziali per affrontare queste sfide, migliorando la competitività e la sostenibilità delle imprese. L’analisi del profilo dell’economia e delle imprese della montagna è stata oggetto della mia lezione, tenuta lo scorso giugno, al Master II Livello – Governance e sostenibilità per le montagne italiane dell’Università degli Studi del Molise con referenti scientifici i proff. Marco Marchetti e Rossano Pazzagli. In questo articolo riassumo alcuni punti chiave dell’analisi.

 

L’Italia è prima nell’Unione europea per PIL generato in aree montane che rappresenta il 27,7% del PIL europeo di tali aree, il doppio del 12,4% che il PIL del nostro Paese rappresenta sul totale europeo. In questi territori operano 552mila unità locali delle imprese, per cui lavorano 1 milione e 800mila addetti. Le imprese della montagna generano 313,7 miliardi di euro di fatturato e 90 miliardi di valore aggiunto, il 10,0% del totale Italia

 

La montagna italiana presenta una elevata vocazione artigiana: le 171mila imprese artigiane operanti in questi territori rappresentano il 13,5% dell’artigianato nazionale e il 24,4% delle imprese, a fronte del 20,8% del resto d’Italia. L’artigianato di montagna contribuisce alla crescita dell’occupazione nella ripresa post-pandemia. Dal 2021 al 2023, nonostante l’elevata incertezza conseguente alla guerra in Ucraina, la crisi energetica, la stretta monetaria e la crisi del commercio internazionale, l’occupazione nelle aree montane è cresciuta del 4,1%. Nel settore manifatturiero, dove è più elevata la quota di imprese artigiane, si osserva un maggiore dinamismo nelle province montane (+4,0% vs +3,6% non montane), con una accentuazione nella manifattura di montagna del Nord-Est (+8,7%) e del Mezzogiorno (+5,4%).

Una delle maggiori criticità che le imprese stanno affrontando è data dalla difficoltà nel reperire lavoratori qualificati. Nel 2023 le tredici province a prevalenza montana – dove oltre la metà della popolazione è residente in comuni montani – hanno difficoltà nel reperire il 50,4% dei lavoratori, quota superiore di quasi sei punti rispetto al 44,6% del resto d’Italia e in crescita di 14,5 punti tra il 2021 e il 2023.

 

L’artigianato manifatturiero contribuisce anche alle esportazioni, che nelle aree montane sono cresciute del 3,5% nel 2023, contro una stagnazione a livello nazionale. Le vendite all’estero di prodotti manifatturieri delle province a prevalenza montana ammontano a 34,1 miliardi di euro

 

Il turismo nelle aree montane, in particolare quello internazionale, rappresenta un altro driver dell’economia del territorio, contribuendo al 21,8% delle presenze turistiche nazionali. Per quanto riguarda la dinamica delle presenze, nell’inverno 2023-2024  si è registrata una crescita dell’8,2% in Italia a fronte del +5,2% della media europea.

Le imprese nelle aree montane affrontano notevoli svantaggi in termini di accessibilità alle infrastrutture di trasporto, sui quali influiscono diversi fattori. La geografia del terreno rende più complessa e costosa la costruzione e la manutenzione delle strade e di altre infrastrutture di trasporto. Le più difficili condizioni meteorologiche, soprattutto durante l’inverno, possono causare eventi eccezionali come frane, esondazioni e smottamenti, rendendo difficili i collegamenti e aumentando i costi di manutenzione del territorio, spesso a carico di comuni di minore dimensione e con una più contenuta dotazione di risorse per gli investimenti. Per le imprese nelle aree montane è più difficile l’accesso ai mercati, alle catene di fornitura e ai servizi necessari per lo sviluppo dell’attività imprenditoriale. I maggiori costi per raggiungere mercati più ampi, al di fuori dell’area locale, possono limitare le opportunità di espansione delle imprese. Le difficoltà logistiche possono contribuire al calo della popolazione delle aree montane e alla scarsità di manodopera locale, rendendo ancora più difficile gestire e far crescere i sistema d’impresa. Inoltre, va ricordata l’elevata domanda di mobilità determinata dal turismo, uno dei driver dell’economia dei comuni di montagna, i quali presentano un elevato tasso di turisticità, pari a 17 pernottamenti per abitante e più del doppio della media nazionale di 7 pernottamenti per abitante.

Un imprenditore che opera in montagna, con un profilo medio di mobilità, in un anno impiega il 62,7% di tempo in più rispetto ad un imprenditore in area non montana per accedere all’autostrada, stazione ferroviaria, aeroporto e porto più prossimi.

In parallelo, l’economia montana richiede adeguati investimenti per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Nel 2022 l’Italia registra la più alta perdita economica pro capite derivante da eventi meteorologici e legati al clima tra i 27 paesi dell’Unione europea: 284 euro per abitante a fronte della media europea di 117 euro. Oltre un quarto (26,4%) delle imprese in comuni montani è a rischio frana, oltre quattro volte il 6,0% rilevato nei comuni non montani, e il 5,1% delle imprese in montagna è ad elevato rischio alluvione, mezzo punto superiore al 4,6% dei comuni non montani. Nelle tredici province prevalentemente montane si concentrano 544 milioni di euro di investimenti fissi lordi dei comuni, il 14,1% del totale Italia a fronte del 10,9% del totale della spesa dei comuni italiani.

 

Grazie agli interventi del PNRR, nel primo trimestre del 2024 si è registrata una crescita del 33,8% degli investimenti nelle tredici province a prevalenza montana, un ritmo superiore rispetto alle altre province italiane. Questi investimenti, concentrati in infrastrutture e progetti di mitigazione del cambiamento climatico, sono essenziali per migliorare la resilienza delle aree montane e sostenere il tessuto economico locale

 

Sulla sostenibilità economica e sociale dell’economia di montagna influisce la crisi demografica. Il declino della popolazione influisce negativamente sulla domanda aggregata e riduce l’offerta di lavoro. Negli ultimi dieci anni (2013-2023) nei comuni di montagna si registra un calo della popolazione del 5,1%, un tasso più del doppio del calo medio del 2,1%. Le proiezioni demografiche indicano una accelerazione della riduzione dell’offerta di lavoro fino al 2040, a seguito della progressiva uscita dal mercato dei lavoratori nati negli anni del baby boom, gli anni Sessanta del secolo scorso.

© Spirito Artigiano. Tutti i diritti riservati.
© Immagine realizzata con ChatGPT