Abbiamo chiesto al professor Mauro Magatti di tracciare un ritratto dell’artigianato contemporaneo e delle sue possibili traiettorie evolutive, con l’obiettivo di offrire una cornice interpretativa utile alla futura proposta di riforma della legge di settore promossa da Confartigianato. Comprendere come il comparto sia cambiato negli ultimi decenni – nei modelli organizzativi, nei valori che esprime, nel rapporto con i territori e con l’innovazione – è condizione necessaria per costruire un impianto normativo coerente con la realtà attuale e capace di sostenerne lo sviluppo nel tempo.

 

1. Produzione artigiana e innovazione sociale

La produzione artigiana rappresenta un’attività economica che fonde armoniosamente arte, tecnica e innovazione, privilegiando l’eccellenza qualitativa e l’unicità rispetto alla standardizzazione industriale di massa. Si fonda su un saper fare integrato che intreccia tradizione, manualità e innovazione per creare manufatti unici di elevato valore. A differenza della produzione industriale seriale, l’artigianato si distingue per la sua originalità, personalizzazione e il profondo valore artistico infuso in ogni creazione. Le sue caratteristiche distintive includono:

  • Unicità e originalità. Ogni manufatto è un’opera singolare, espressione del genio creativo e della maestria professionale dell’artigiano. La selezione rigorosa di materie prime pregiate, spesso con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale, si accompagna a una meticolosa dedizione ai dettagli e all’eccellenza del processo produttivo, esaltando il valore del lavoro manuale e della competenza tecnica. Questo rende ogni prodotto irripetibile ma perfettamente funzionale.
  • Connessione con la tradizione. L’artigiano attinge a un patrimonio di saperi antichi, reinterpretandoli con sensibilità contemporanea. I manufatti diventano così espressione autentica di un territorio, di una storia e di un’eredità culturale distintiva.
  • Personalizzazione. La produzione avviene in serie limitate o pezzi unici, con ogni oggetto che porta l’impronta inconfondibile del suo creatore, narrando una storia peculiare e trasmettendo un patrimonio culturale e artistico. Il cliente diventa co-protagonista del processo creativo, ottenendo un prodotto genuinamente su misura.
  • Innovazione nei materiali e nelle tecniche. Pur onorando i metodi tradizionali, l’artigiano contemporaneo esplora costantemente nuovi materiali, tecnologie e forme espressive.

In questa prospettiva, la produzione artigiana si rivela un potente catalizzatore di innovazione sociale che non si limita alla creazione di oggetti, ma genera valore condiviso per la comunità, stimola partecipazione attiva e contribuisce a costruire un’economia locale resiliente, dando vita a prodotti dall’identità forte e dalla qualità duratura nel tempo.

 

2. Modello italiano e intelligenza artigiana

Con queste sue peculiarità distintive, la produzione artigiana costituisce l’elemento caratterizzante del modello italiano – creativo, umanistico e profondamente radicato nei territori – che ha elevato la qualità relazionale e la ricerca della bellezza a tratti identitari fondamentali. Un ecosistema produttivo che ha prosperato grazie alla sua capacità di sviluppare una specificità propria, mantenendo un legame vitale con il territorio all’interno di una visione ecosistemica che ha saputo trarre vantaggio da una straordinaria biodiversità culturale e ambientale.

Al cuore di questo modello si colloca l’intelligenza artigiana, una forma distintiva di intelligenza pratica, radicata nel fare concreto, nell’esperienza diretta e nella straordinaria capacità di risolvere problemi attraverso la manualità raffinata, la creatività intuitiva e un profondo saper fare. Questa intelligenza si affina nel tempo, attraverso l’esercizio costante, l’osservazione attenta, la cura meticolosa del dettaglio e una conoscenza profonda dei materiali e dei processi. Tale forma di intelligenza, sebbene emblematica degli artigiani, innerva poi anche gli altri ambiti della vita sociale dove è essenziale un armonioso equilibrio tra mente, mano e cuore. Questa intelligenza non rappresenta semplicemente una competenza tecnica, ma incarna una forma di pensiero incarnato, dove il gesto si trasforma in espressione tangibile di conoscenza. Un saper fare incarnato che si forma attraverso l’interazione con strumenti tecnici (technè) e si conserva e trasmette grazie all’esternalizzazione della memoria (individuale e collettiva) nei supporti tecnici (scrittura, immagini, oggetti, media digitali, ecc.), nei luoghi (laborarori, scuole professionali, associazioni, ecc.) e nelle biografie personali e imprenditoriali.

L’intelligenza artigiana integra e complementa l’intelligenza astratta o teorica, evidenziando come la conoscenza autentica non si limiti alla dimensione concettuale, ma abbraccia esperienze vissute, sensibilità affinata e relazioni profonde con il mondo materiale.

Oggi, tuttavia, questo patrimonio economico, culturale e cognitivo rischia di subire conseguenze negative  dall’interazione tra il crescente caos geopolitico, la digitalizzazione pervasiva, il preoccupante declino demografico e la progressiva erosione del dinamismo imprenditoriale italiano.

Per rivitalizzare questo modello – rendendolo nuovamente attrattivo per le nuove generazioni che sempre più frequentemente abbandonano il paese o esitano a intraprendere attività tradizionalmente considerate più rischiose – è necessario valorizzare gli elementi distintivi dell’intelligenza artigiana, evitando di indulgere nella retorica della “buona differenza”, ma impegnandosi attivamente nel rafforzare i fattori catalizzatori di quella metamorfosi oggi indispensabile. La traiettoria evolutiva può essere tracciata seguendo tre direttrici strategiche fondamentali.

 

3. Imprese neghentropiche

La neghentropia rappresenta un concetto multidimensionale che integra fisica, biologia e teoria dell’informazione, offrendo una chiave interpretativa per analizzare i processi ordinativi nei sistemi viventi e sociali. In ambito biologico, i sistemi viventi mantengono un elevato grado di organizzazione interna dissipando entropia nell’ambiente circostante attraverso processi come il metabolismo. Nello specifico, la neghentropia sociale identifica quei processi generativi che creano ordine e diversità nell’ecosistema sociale, contrapponendosi all’entropia (ossia ai processi disorganizzativi caratterizzati dalla tendenza alla frammentazione e alla dedifferenziazione). Questa tematica assume particolare rilevanza nell’attuale contesto, considerato l’impatto omologante delle tecnologie digitali. La neghentropia sociale valorizza la capacità della società di generare complessità e individualità distintive, resistendo alle forze che spingono verso l’automatizzazione standardizzata e l’appiattimento culturale.

Questo concetto diventa cruciale per contrastare i processi di omologazione e promuovere comunità autenticamente creative in un’epoca dominata dal capitalismo cognitivo e dalla crescente automazione sociale. La neghentropia implica la costruzione di un equilibrio più sofisticato e armonioso tra innovazione tecnologica e valori umani fondamentali.

Si definiscono “imprese neghentropiche” quei modelli imprenditoriali evoluti, consapevoli che la prosperità autentica e duratura dipende dalla sistematica riduzione degli effetti entropici nei processi economici, attraverso strategie organizzative innovative, valorizzazione della biodiversità imprenditoriale e sviluppo di relazioni responsabili con l’ambiente sociale e naturale. Il tradizionale modello delle piccole e medie imprese italiane – che trova nelle imprese artigiane il proprio fulcro vitale – profondamente radicato nel territorio, evolve oggi verso un paradigma pienamente sostenibile che reinterpreta la tradizione con spirito innovativo, riconoscendo che una crescita economica genuinamente duratura necessita di un costante rinnovamento delle condizioni sociali e ambientali.

Questo modello evoluto genera valore sociale e culturale preservando competenze preziose e tradizioni secolari, creando occupazione qualificata a livello locale, promuovendo un’economia fondata sull’eccellenza qualitativa e coltivando relazioni di fiducia autentica tra produttore e cliente, nonché all’interno del tessuto aziendale. Il ruolo neghentropico si esprime anche nel contrasto ai processi di polarizzazione sociale tipici delle societa contemporanee: l’attenzione alle questioni locali, il collegamento con gli istituto tecnici, la creazione di posti di lavoro con livelli di competenza differenziati sono tutto fattori importanti a questo riguardo.

 

4. Promozione della tecnodiversità

La tecnodiversità identifica la capacità non solo di adottare passivamente una tecnologia, ma di personalizzarla e trasformarla creativamente in base a una cosmologia culturale specifica (lingua, tradizione, sensibilità, peculiarità produttive, visione della qualità, concezione antropologica, modello organizzativo) che segna una differenza sostanziale. Le piccole e medie imprese italiane esprimono magistralmente questa attitudine manipolativa e trasformativa, creando contesti lavorativi unici che conferiscono loro un decisivo vantaggio competitivo sui mercati globali.

La tecnodiversità rappresenta la ricchezza delle *cosmotecniche*, ovvero le modalità distintive attraverso cui le diverse culture vivono, interpretano e integrano la tecnologia, trascendendo la mera dimensione tecnico-strumentale. Nel panorama globalizzato contemporaneo, la tecnodiversità affronta una crisi profonda, minacciata dalla standardizzazione tecnologica imposta dai modelli industriali occidentali dominanti, che tendono a uniformare la logica tecnologica su scala planetaria.

Recuperare e valorizzare la tecnodiversità significa promuovere uno sviluppo tecnologico plurale e differenziato, profondamente radicato nelle culture e tradizioni locali, dove l’innovazione tecnologica stabilisce un dialogo fecondo con ambienti, filosofie e visioni del mondo diversificate. La tecnodiversità si nutre di saperi locali, tradizioni ancestrali, risorse scientifiche e condizioni sociali specifiche che orientano l’innovazione in direzioni uniche. Il pluralismo culturale costituisce dunque una ricchezza inestimabile da salvaguardare e rigenerare costantemente.

La tecnodiversità supera sia il cosmopolitismo astratto che la standardizzazione globalizzata, dinamiche che frequentemente distruggono culture ed ecosistemi locali, generando conflitti e fratture sociali. Promuovere la tecnodiversità significa investire in modo integrato e lungimirante nel saper fare, nel saper vivere e nel saper pensare locali, valorizzando pratiche e conoscenze che contrastano efficacemente il riduzionismo tecnologico dominante.

La creatività artigiana incarna perfettamente la tecnodiversità poiché combina armoniosamente tradizione e innovazione, contrappone la personalizzazione alla standardizzazione massificata, sostiene un rapporto etico e consapevole con la tecnologia e valorizza il patrimonio di sapere locale. L’uso critico e creativo delle tecnologie digitali emergenti (come fablab, taglio laser, stampa 3D) nella produzione artigiana rappresenta un esempio concreto e illuminante di tecnodiversità, capace di rinnovare profondamente senza cancellare l’identità culturale.

Da questa prospettiva, la tecnodiversità fonda e rigenera ciò che costituisce le radici profonde del made in Italy. Al punto che si può affermare che, senza questa componente artigiana vitale, lo stesso modello italiano perderebbe la sua essenza più autentica e distintiva.

 

5. Artigiania: Uno stile di vita

L’artigiania può essere definita come l’essenza e l’anima culturale dell’artigianato, un ethos complesso che abbraccia saperi, tecniche e tradizioni non semplicemente come mestiere, ma come prezioso patrimonio culturale e identitario. Rappresenta un approccio alla produzione fondato su creatività autentica, maestria manuale e raffinata cura del dettaglio, che si contrappone consapevolmente alla standardizzazione industriale massificata.

L’artigiania incarna una vera filosofia di vita in cui la passione profonda per il lavoro manuale si fonde armoniosamente con scelte etiche deliberate e un impegno costante per l’eccellenza qualitativa, la rigenerazione dinamica della tradizione, la sostenibilità sociale e ambientale, l’umanizzazione dei processi produttivi e dei loro esiti. Rappresenta una modalità distintiva di concepire l’attività lavorativa come espressione personale autentica che esalta i valori dell’autenticità e della manualità sapiente, offrendo un’alternativa significativa al mondo digitalizzato e standardizzato. L’artigiano contemporaneo integra sapientemente strumenti tecnologici avanzati per arricchire le proprie creazioni, preservando sempre il “tocco umano” come elemento distintivo e irrinunciabile.

L’artigianato si trasforma così in un percorso di profonda realizzazione personale e professionale, un impegno sociale e culturale che narra storie autentiche, comunica emozioni genuine e trasmette valori profondi, contribuendo attivamente a preservare un patrimonio culturale inestimabile e a costruire un futuro realmente sostenibile.

In sintesi, vivere l’artigianato come filosofia esistenziale – ossia come artigiania – significa creare con passione autentica, responsabilità consapevole e profondo rispetto per le radici culturali, trasformando il lavoro manuale in un modo d’essere integrale e in una modalità significativa di contribuire positivamente al mondo contemporaneo.​​​​​​​​​​​​​​​​

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