Lo scorso 5 marzo, L’Espresso ha pubblicato un approfondimento completo e dettagliato firmato da Elvira Seminara su numeri e caratteristiche del mercato del lavoro, sulle aspettative dei giovani e sulle nuove competenze richieste dalle imprese.
Da una parte le digitai skills, dall’altra l’orto sociale. Competenze informatiche o cura dei campi? Dal tasto al bottone – cucito a mano – è un’epopea del mix. Il pianeta del lavoro non è mai apparso così ibrido e frastornato. Anzi, con la parola del momento: metamorfico.
Tant’è. I più richiesti sono ingegneri, tecnici e specialisti di software e web-marketing, data scientist, disegnatori e stampatori 3D, e poi programmatori quantistici, designers di wearables (dispositivi indossabili), esperti di sistemi operativi a distanza (per chirurghi, ad esempio), di cyber security, operatori di logistica automatizzata. Ma gli introvabili (ne servirebbero subito 10mila secondo la Coldiretti) sono i trattoristi, potatori, addetti al raccolto di frutta e verdura, cui si aggiungono fresatori, tornitori, elettricisti, saldatori, manutentori, termoidraulici, montatori, collaudatori.
E poi, a sentire aziende e Confartigianato, si invocano arti, modellisti, artigiani della pelletteria, ricamatrici, decoratori, intagliatori e artigiani del legno e del ferro. Addetti alle confezioni, supervisioni, a controlli e rifiniture. Affiorano negli elenchi anche mestieri dall’aura medievale, ma oggi poco eduttivi, come liutai, incisori su conchiglie e coralli, impagliatori di sedie.
Al mercato mancano, in due parole, le mani.
La redazione
Operatori della comunicazione, appassionati di artigianato, mettono a fattor comune le sensibilità individuali in un lavoro di gruppo al servizio della migliore divulgazione dello ‘Spirito Artigiano'