Nel 2008, il designer olandese Maarten Baas prende in prestito il progetto di una sedia in plastica pensata per la produzione seriale con criteri occidentali – marchio, macchine, qualità – va a Shanghai e la fa riprodurre in legno dagli artigiani cinesi, una copia identica, lavoro altamente specializzato, ricorso ad antiche tecniche del fatto a mano, nessun processo industriale. “Questa è una sedia Made in China” annuncia il designer, poi la riproduce in soli cinquanta esemplari, la vende ai collezionisti e si apre il dibattito.
Ci voleva il craft, l’artigianato, per rompere la tradizione. Anzi, ci voleva il post-craft: “post” significa che tutti riescono a produrre tutto.
Per lo meno ci provano, grazie ai tre fattori che ai tempi del semplice uomo-artigiano non c’erano: tecnologia accessibile, attenzione maniacale alla sostenibilità, disintermediazione del mercato. Oggetti facili da produrre, etici ed ecologici, facili da vendere. Ma davvero è tutto così facile?
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La redazione
Operatori della comunicazione, appassionati di artigianato, mettono a fattor comune le sensibilità individuali in un lavoro di gruppo al servizio della migliore divulgazione dello ‘Spirito Artigiano'