Raffinate opere di artigianato o capolavori artistici? Esiste una linea di demarcazione che separa inequivocabilmente un artigiano da un artista oppure entrambi operano in uno spazio fluido che permette sconfinamenti di campo da una parte e dall’altra? Chiamare ‘artigiano’ un artista è una diminutio o più banalmente è il riconoscimento di attività ‘culturalmente’ separate ma con un retroterra comune fatto degli stessi ingredienti, delle medesime sapienze antiche e con la stessa attenzione a sperimentare nuovi linguaggi, un retroterra talmente condiviso al punto da annullare le distanze tra le due figure?

Questo tema, che sta particolarmente a cuore a noi di Spirito artigiano, affiora tra le righe in un’intervista di Sabino Maria Frassà a Keiko Masumoto, un’artista nipponica che ha rivoluzionato la ceramica, una delle più antiche forme d’arte giapponese con più di 10.000 anni di storia.

‘A ragione – sottolinea il giornalista – sei considerata una delle più talentuose giovani artiste giapponesi, nonostante tu parta dall’artigianato tradizionale – ceramica e porcellana – per realizzare le tue opere. Cos’è quindi l’arte per te, e che differenza c’è tra arte e design?’

 

‘L’arte – risponde Masumoto – mi aiuta ad uscire dal mio piccolo mondo chiuso. È la mia voce. Lo strumento è l’artigianato. Vasi, ceramiche, piatti sono familiari a tutti: ognuno di noi sa cosa sono e a cosa servono. L’arte invece non sempre è così familiare e accessibile, anche se l’arte è quel qualcosa in più del design a cui voglio tendere con il mio lavoro’.

 

L’intervista integrale a Keiko Masumoto è pubblicata su Linkiesta.it nell’articolo ‘La ceramica prende il volo, con Keiko Masumoto’ (leggi qui)

 

Foto courtesy Keiko Masumoto (da Linkiesta.it)