Nel tardo XIX secolo, la cucina francese vive un momento d’oro. Il film, liberamente tratto dal libro “La passion de Daniel Buffant”, esprime magistralmente un intreccio tra alta cucina, sentimenti, creatività, abilità e conoscenza tecnica attraverso la vicenda di Eugenie, cuoca artigiana sopraffina, e Dodin-Bouffant, il principe dei gastronomi francesi dell’epoca. Da vent’anni i due lavorano fianco a fianco, creando una sinergia perfetta che sfocia in una relazione sentimentale. Mentre Dodin desidera consolidare questo legame con il matrimonio, Eugenie, spirito libero e autonoma, esita. Per conquistare il suo cuore definitivamente, Dodin sceglie il terreno che meglio conoscono entrambi: la cucina.

 

La loro storia, splendidamente raccontata nel film diretto da Tran Anh Hung, offre una prospettiva unica sul rapporto tra cibo, artigianato e cinema. Il film, ispirato al romanzo di Marcel Rouff “The Life and the Passion of Dodin-Bouffant, Gourmet” e alle teorie gastronomiche di Jean Anthelme Brillat-Savarin, si distacca dalle competizioni culinarie televisive odierne, ponendo invece l’accento sulla condivisione del sapere e sull’artigianato del cibo

 

Brillat-Savarin, nel suo celebre “La fisiologia del gusto” del 1825, codificò l’arte gastronomica in modo dettagliato: dalla scelta dei piatti e bicchieri agli abbinamenti di sapori, ogni elemento veniva attentamente studiato. Questo approccio metodico e rispettoso del cibo trova eco nel film di Tran Anh Hung, che ha collaborato con lo chef tristellato Pierre Gagnaire durante la pre-produzione. Il risultato è un’opera che celebra l’arte culinaria non come gara, ma come atto d’amore e di condivisione.

 

Il film cattura l’attenzione dello spettatore con inquadrature che esaltano i cibi, vegetali, carni e altri ingredienti, trasformando ogni piatto in una sinfonia visiva. La cura con cui vengono preparati e presentati i piatti riflette l’amore e il rispetto per l’arte culinaria, che è artigianato allo stato puro. Non sorprende sapere che sul set, gli attori continuassero a mangiare anche dopo lo stop delle riprese, coinvolgendo così profondamente anche il pubblico

 

Il rapporto tra cibo e artigianato è un tema centrale che emerge con forza nel film. La preparazione del cibo è presentata non solo come una serie di tecniche, ma principalmente come un processo artistico che richiede dedizione, passione e una profonda conoscenza dei materiali e degli ingredienti. Come un artigiano che lavora il legno o la ceramica, il cuoco manipola gli elementi naturali per creare qualcosa di nuovo e straordinario.

L’artigianato del cibo implica una connessione intima tra il creatore e la materia prima. Nel film, ogni piatto è il risultato di una meticolosa attenzione ai dettagli: la scelta degli ingredienti, la loro preparazione e la presentazione finale. Questo processo riflette l’importanza della manualità e del sapere tradizionale, tramandato di generazione in generazione. Dodin e Eugenie rappresentano questa tradizione artigianale, dove la cucina diventa un linguaggio attraverso cui comunicano emozioni e sentimenti.

La loro relazione si sviluppa attraverso la cucina, con ogni piatto preparato non in competizione, ma con il desiderio di procurare piacere all’altro e ai commensali. Questa dinamica sottolinea l’importanza del cibo come mezzo di comunicazione e di espressione dei sentimenti.

Nel film, la cucina è un luogo di incontro e di scambio, dove le tecniche artigianali si mescolano con l’innovazione e la creatività. Dodin e Eugenie non sono solo cuochi, ma artisti del gusto, capaci di trasformare ingredienti semplici in opere d’arte culinarie. Questo processo di trasformazione è il vero cuore dell’artigianato del cibo: un impegno costante per elevare il quotidiano a qualcosa di straordinario.

Un elemento aggiuntivo che arricchisce il film è la presenza della giovane Pauline, motivata dalla voglia di apprendere i segreti della cucina. La sua aspirazione è diventare come Eugenie, ma per farlo ha bisogno di una guida che le mostri non solo la tecnica, ma anche la passione per l’artigianato culinario.

Dodin potrebbe essere quel maestro, in grado di trasmetterle la propria conoscenza e di farle scoprire la sua grandezza interiore.

 

Il rapporto tra il maestro e l’allievo, l’apprendistato, è fortemente sottolineato dal film

 

Il passaggio del sapere da una generazione all’altra è un tema ricorrente nell’artigianato. In cucina, questo significa non solo insegnare le tecniche, ma anche instillare un amore profondo per la materia prima e per il processo creativo. Pauline rappresenta il futuro dell’artigianato culinario, pronta a raccogliere l’eredità di Dodin e Eugenie e a portarla avanti con la stessa dedizione e passione.

Il film di Tran Anh Hung non è solo una celebrazione della gastronomia, ma un omaggio all’artigianato del cibo e alle relazioni umane che ne derivano. Attraverso le vite di Dodin, Eugenie e Pauline, il film ci ricorda che il cibo non è solo nutrimento per il corpo, ma anche per l’anima, e che l’arte culinaria è una forma sublime di artigianato che merita di essere celebrata e tramandata. L’armonia degli ingredienti, la cura nella preparazione e la condivisione del risultato finale sono l’essenza di un’arte che, come tutte le forme di artigianato, richiede passione, dedizione, abilità e conoscenza.

Film da vedere!

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IL GUSTO DELLE COSE

Regia di Tran Anh Hung. Con Juliette Binoche, Benoît Magimel, Emmanuel Salinger, Patrick d’Assumçao, Galatéa Bellugi. Francia, 2023, durata 145 minuti.