Nel corso dell’ultima Assemblea Generale di Confartigianato, alla quale ha partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il nostro Presidente Marco Granelli ha posto al centro del suo intervento il tema dei giovani e del rapporto delle generazioni future con il lavoro.

Si tratta di un tema ampio, su cui è opportuno iniziare a sviluppare considerazioni adeguate, che non possono essere giornalistiche o effimere. Occorre affrontarlo in profondità. È un compito non più rinviabile.

È noto che il problema fondamentale per la continuità non solo dell’industria, ma dell’attività lavorativa in quanto tale – in qualsiasi settore essa si manifesti – è oggi rappresentato dall’atteggiamento delle giovani generazioni nei confronti del lavoro.

La continuità del lavoro, nel lavoro, verso il lavoro, non costituisce più un orientamento prevalente tra le nuove generazioni.

È emerso, in forme magmatiche e variegate, un orientamento di vita, un modo di porsi di fronte a un mondo profondamente diverso da quello che prevaleva fino a pochi decenni fa.

Questo cambiamento è avvenuto da alcuni anni, su scala globale.

Il problema fondamentale delle società è l’ordine. Tale ordine, necessario per il funzionamento reiterato del tessuto sociale, si dispiega attraverso un allineamento, variabile e sincronico, dei molteplici comportamenti individuali e collettivi che le compongono e che ne garantiscono la riproduzione.

Basta svegliarsi all’alba in una metropoli e percorrerne le strade, osservando ciò che accade intorno: migliaia, decine di migliaia, milioni di persone compiono gesti simili. Salgono sui mezzi pubblici, bevono un caffè, leggono – o leggevano – il quotidiano, ora osservano i cellulari, e si avviano al lavoro, alla stessa ora, ogni giorno feriale.

Ebbene: da qualche anno questo movimento sociale molecolare – che è culturale in senso antropologico – si è indebolito. Esso era frutto di migliaia di obbligazioni morali, coltivate in famiglia, nei gruppi professionali, tra pari, amici, colleghi. Oggi esiste in misura molto inferiore rispetto al passato.

 

La “folla solitaria”, come la definiva David Riesman nel suo capolavoro imprescindibile, non è più solitaria perché non esiste più: ciascuno è folla a sé e per sé. La folla che contava – quella che si riconosceva nel lavoro condiviso, nelle imprese, nelle fabbriche, grandi o piccole – oggi pare non essere più necessaria al singolo.

 

Molti ritengono che il COVID abbia provocato questo processo. È indubbio che la pandemia abbia conferito una sincronicità mondiale al fenomeno. Senza di essa, tale accelerazione sarebbe stata più contenuta. Essere chiusi in casa per timore della morte e riprendere a vivere con la paura del contagio ha rappresentato un’esperienza individualizzante profonda.

Tuttavia, anche le pestilenze storiche produssero effetti simili, pur in assenza dell’infrastruttura tecnologica odierna. Eppure, la vita associata riprese allora in forme rapide ed efficaci, come attestano la storiografia e la letteratura.

Oggi è diverso. Il COVID ha solo accelerato fenomeni sociali già ampiamente manifesti, la cui natura resta da comprendere pienamente. La spiegazione tecnologica – cioè l’idea che l’isolamento derivi dalla possibilità di lavorare individualmente e che il “magnetismo” digitale trasformi le relazioni in rarefazioni a distanza – è parziale.

Il fenomeno è essenzialmente sociale e, in quanto tale, va interpretato con gli strumenti delle scienze sociali. Ma non è ancora compreso. Servono studi, ricerche, indagini approfondite.

 

Confartigianato dispone delle risorse intellettuali e delle competenze per contribuire a questa comprensione, anche grazie alla propria natura di laboratorio sociale.

 

Quel che sappiamo, grazie a ricerche numericamente modeste ma significative per i risultati, è che il segreto per non cadere nella solitudine del rifiuto del lavoro risiede soprattutto nella passione. Il lavoro, inteso come realizzazione dell’essere, nasce dalla passione.

Le ricerche promosse da Spirito Artigiano hanno indicato direzioni importanti in tal senso e trasmesso segnali positivi. Basti citare le testimonianze raccolte presso Confartigianato Milano, Monza e Brianza, nel laboratorio de I Professionisti del Tempo – MGR Orologeria di Vimercate (MB). Oppure gli esempi di giovani attivi nella meccanica e nella carrozzeria a Treviso. O ancora l’iniziativa Maestria Corridonia, promossa dalla Fondazione Germozzi e da Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo. Senza dimenticare l’Abbecedario artigiano parisiano delle terre venete, notevole per originalità.

Le Nazioni Unite – come ha ricordato il Presidente Granelli rivolgendosi al Presidente Mattarella – hanno adottato un Patto per il Futuro per trasformare la governance globale.

Nessuno, più di noi, può offrire un contributo concreto, duraturo, per superare una situazione di forte criticità. Una condizione che richiede l’impegno di tutti, con gli artigiani in prima linea.

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