Nel corso degli ultimi quindici anni il valore del lavoro artigiano ha ritrovato legittimità e riconoscimenti. All’indomani della crisi finanziaria dei “subprime”, la società occidentale ha cominciato a interrogarsi sul legame profondo fra lavoro, identità sociale e valore. Un’economia di famiglie e imprese costruita attorno alla crescita di titoli finanziari ha lasciato spazio a un recupero di valori legati alla dimensione del fare individuale e collettivo. Questa riflessione, maturata su più fronti, ha prodotto una rivalutazione complessiva del lavoro artigiano, delle imprese che fondano il proprio percorso di crescita su competenze specifiche, dei luoghi che ospitano e accompagnano lo sviluppo di un saper fare originale e riconoscibile.

 

Le imprese che hanno colto e valorizzato più di altre il senso e il valore del lavoro artigiano sono state, in questi ultimi quindici anni, le imprese le lusso. Da sempre legate a luoghi e patrimonio culturale, i grandi marchi del settore hanno avviato una riproposizione della figura dell’artigiano come punto di ancoraggio a fondamento del valore dei propri prodotti. I grandi marchi che presidiano la fascia alta del mercato dei beni destinati alla persona, dalla moda all’arredo, hanno promosso e raccontato un’idea di lavoro e di territorio che si è saldata in modo efficace a una domanda cosmopolita desiderosa di poter accedere a frammenti di DNA culturale del nostro paese (così come di altre importanti realtà europee).

L’azione di comunicazione promossa da tante imprese del lusso e da tante realtà appartenenti a filiere diverse (dal turismo alla meccanica) non è stata semplice riabilitazione della tradizione consolidata. L’artigiano contemporaneo è custode di un’idea di lavoro che sempre di più si confronta e si contamina con le nuove tecnologie e con forme di innovazione sociale che puntano all’inclusione sociale e alla valorizzazione di comunità. L’artigiano che esce dalla crisi finanziaria del 2008 affronta a viso aperto le sfide posta dalle tecnologie 4.0, comunica le proprie specificità sui social, dialoga online con i propri clienti. E’ una figura in grado di legarsi al proprio passato e alla propria comunità di riferimento senza per questo rinunciare all’obiettivo di sperimentare nelle forme e nei processi.

I fatti salienti di questi ultimi anni contribuiscono a modellare una nuova fase della globalizzazione e innescano cambiamenti importanti nel percepito del lavoro artigiano. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, le tensioni crescenti fra Cina e blocco occidentale, i risultati delle ultime elezioni negli Stati Uniti sono tutti fattori che spingono verso una riorganizzazione di quel “mondo piatto” cui ci aveva abituato l’analisi economica nei primi anni di questo secolo. Il mondo in cui operano nazioni, imprese e singoli individui è un mondo sempre più diviso, controverso, conflittuale.

L’accelerazione impressa dal digitale e il nuovo scenario geopolitico contribuiscono a rilanciare l’importanza strategica di settori legati alla ricerca scientifica e tecnologica. I data center del futuro richiedono chip sempre più veloci e nuove fonti di produzione energetica. Il cambiamento climatico reclama processi urgenti di decarbonizzazione. Cambia la mobilità e muta la domanda per i mezzi di trasporto. L’industria della difesa cresce a fronte di minacce fino a pochi anni fa difficilmente immaginabili. L’invecchiamento della popolazione spinge verso la produzione di farmaci che accompagnino una popolazione sempre più attenta alla salute. L’insieme di queste trasformazioni suggerisce uno scenario in cui la ricerca di base e applicata giocheranno un ruolo fondamentale all’interno di aree geografiche che, almeno in parte, dovranno puntare su propri saperi di base e competenze. Il lavoro artigiano è chiamato a ripensare il suo contributo all’interno di economie e culture in rapida trasformazione.

Un primo tema su cui l’artigianato mantiene inalterata la sua attualità è quello della sostenibilità. Una società più attenta ai consumi e all’utilizzo delle materie prime è una società che dà valore a beni pensati per un consumo durevole e a attività come il riuso e la riparazione degli oggetti. Una società che non spreca non è semplicemente una società che ricicla (attività tipicamente industriale) ma è anche e soprattutto una società che ripara e riusa. Questo vale per il patrimonio immobiliare, per i mezzi di trasporto, per l’abbigliamento, per il mobile e per l’arredo. Senza competenze artigianali sofisticate è difficile immaginare una società virtuosa in grado di contenere l’impronta dei propri consumi.

Un secondo ambito di sviluppo è legato alla produzione di beni su misura destinati a una domanda sofistica che apprezza e riconosce il valore del lavoro. Se il lusso gestito dai grandi marchi stenta a tenere il passo, realtà più discrete e flessibili possono proporsi come interlocutori naturali di un consumatore curioso e attento alle specificità territoriali. Senza investire in campagne di comunicazione particolarmente impegnative, piccole imprese sofisticate sono già oggi capaci di promuovere un prodotto in serie limitata o su misura grazie all’uso attento della rete e all’utilizzo innovativo di tecnologie 4.0. Difficile pensare che l’insieme di queste imprese possa mettere in moto “unicorni” finanziari in tempi brevi. Più interessante e plausibile immaginare imprese fortemente radicate in comunità e territori con funzioni di ambasciatori consapevoli delle specificità locali.

Se guardiamo all’esperienza di alcuni paesi europei particolarmente competitivi come Francia e Svizzera, già oggi osserviamo che la convivenza fra settori ad alta tecnologia e artigianato di qualità non solo è possibile, ma costituisce una caratteristica distintiva di un nuovo modo di proporsi sulla scena internazionale. La Francia, ad esempio, punta ad essere la capitale dell’intelligenza artificiale in Europa così come il principale punto di riferimento nell’ambito dei mestieri d’arte. L’obiettivo di questa proposta strutturata su due fronti distinti è quello di sviluppare un’economia competitiva e, allo stesso tempo, quello di promuovere una società coesa e sostenibile. Se è vero che una parte essenziale della crescita nazionale e continentale sarà il risultato dello sviluppo di tecnologie critiche, è altrettanto vero che artigianalità e piccola impresa potranno essere il collante fondamentale di comunità vivaci e creative.

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