L’Italia è un Paese geograficamente eterogeneo ed è impossibile progettare iniziative di sviluppo che si adattino perfettamente alla Sicilia, al Piemonte, all’Emilia e alla Puglia.
Essa è caratterizzata da distretti produttivi che si fondano sulla forza del cosiddetto “Made in Italy”, sul coraggio e l’estro di tanti imprenditori, dai grandi manager agli artigiani, in un quadro di imprese molto frammentario, numericamente dominato da quelle piccole e medie. Queste hanno spesso concepito l’innovazione come incrementale e “fatta in casa”. È la cosiddetta “via bassa” allo sviluppo.
Oggi questo paradigma non può più funzionare per effetto della globalizzazione e della acerrima competizione che comporta e di uno sviluppo tecnologico incessante e a strappi. Occorre che l’Italia entri appieno nell’economia della conoscenza, mai realmente partita nonostante molti proclami fatti negli ultimi vent’anni a partire dalla formulazione della Strategia di Lisbona con la tripla elica dell’innovazione che vorrebbe Università, Stato e Imprese collaborare strettamente. Le imprese necessitano di formazione, ricerca applicata e supporto a processi innovativi e a volte radicali cambi di rotta nei loro prodotti.
Questo non possono più farlo da sole.
Serve un’Università che si orienti alla ricerca applicata e interdisciplinare e al trasferimento tecnologico, promuovendo la nascita di piattaforme tematiche di sviluppo industriale. Gli Atenei, sulla stregua delle Knowledge and Innovation Communities europee, devono veicolare percorsi di formazione accademica, professionalizzante e continua (reskilling e upskilling), supportare le imprese nella ricerca di nuove soluzioni per i loro prodotti e servizi, favoriscano la creazione di startup. In tutte le aree descritte esistono spazi limitrofi per l’insediamento di imprese in reshoring che potranno prosperare trovando tutto quello che serve loro per svilupparsi e creare posti di lavoro. Queste piattaforme sono il terreno ideale dove co-progettare, tra università e imprese, interventi che mirino a risolvere due problemi endemici del nostro paese: il mismatch tra competenze richieste e offerte e la velocizzazione della transizione tra formazione-lavoro.
La redazione
Operatori della comunicazione, appassionati di artigianato, mettono a fattor comune le sensibilità individuali in un lavoro di gruppo al servizio della migliore divulgazione dello ‘Spirito Artigiano'