Il turismo montano è in piena trasformazione, con nuove esigenze e tendenze che ne stanno ridisegnando il volto. Per approfondire questo tema, abbiamo intervistato Valentina Colleselli[1], Direttrice della Fondazione DMO Dolomiti Bellunesi, l’ente che guida la gestione e la promozione turistica di uno dei più affascinanti territori montani del Veneto. 

 

La Fondazione DMO Dolomiti Bellunesi è una DMO molto proiettata nel futuro e il turismo montano è in rapida evoluzione. Come si anticipa il futuro del turismo?

«Il tema del futuro del turismo è un tema che stiamo trattando sia come DMO che all’interno del tavolo strategico regionale del turismo. Stiamo analizzando la dinamica del cambiamento della motivazione del turista che è in rapida evoluzione per le zone montane. Infatti, anche se si mantiene una tradizione consolidata di turismo invernale e di turismo di villeggiatura,  sta aumentando i il turismo legato alle esperienze, alla ricerca di nuove narrazioni, nuovi luoghi da scoprire e di percorsi inesplorati da vivere.
I dati statistici di quest’anno ci dimostrano come oramai la stagione estiva abbia superato in termini di arrivi e presenze la stagione invernale.
Quindi iniziamo a ragionare come una destinazione che allarga la stagionalità e che offre una vasta gamma di prodotti ed offerte.
Come accennato, la prima sfida è il cambiamento della motivazione, la seconda è la pervasività degli altri settori economici. Per questa ragione il turismo ha bisogno di avere una visione predittiva, aperta, capire quali sono i trend economici del mercato, inserire nella propria filiera professionalità e settori economici anche innovativi,

L’artigianato, in particolare, rappresenta un settore interessante per il turismo in quanto contiene anche tutte quelle categorie economiche che fanno parte della filiera della comunicazione, della digitalizzazione e quindi dell’innovazione di prodotto che sempre più serviranno a rendere fruibile i prodotti e quindi creeranno nuove professionalità».

Le Olimpiadi sono un grande evento ma sono anche l’occasione per riflettere sul futuro degli sport di montagna. Quali sport sono più connessi al futuro del turismo montano?

«Attualmente sia nell’immaginario collettivo che nell’offerta abbiamo una forte caratterizzazione legata agli sport invernali, in particolare allo sci.
Abbiamo una destinazione sciistica molto importante, però per quanto riguarda gli sport di montagna, abbiamo anche qui un’offerta molto ampia che va dal trekking estivo all’arrampicata, al cicloturismo (che ha un indotto collegato molto ampio), il settore del gravel (una tipologia di bici), che sta crescendo moltissimo  e anche discipline nuove come il Nordic Walking, che è stato introdotto recentemente.
Stanno nascendo nuovi prodotti esperienziali come il rafting e altri sport adrenalinici, che erano meno sviluppati come prodotto turistico. Oggi possiamo davvero definire la montagna come una palestra all’aria aperta. In particolare, proprio quest’anno, in cui il Veneto è la regione europea dello sport è molto valorizzata la già ampia offerta sportiva.

Per quanto riguarda gli sport più connessi al futuro del turismo montano, anche qui riteniamo che come domanda, avremo sempre, richiesta e quindi anche un’offerta legata allo sci e quindi al turismo invernale. In questo ambito si stanno generando nuove tipologie sportive molto connotate dal punto di vista della sostenibilità ambientale e della volontà di vivere la montagna in modo consapevole e attivo, ma anche appunto, sostenibile».

Quali sono le altre tendenze legate al turismo montano?

«Un trend importante è quello della ricerca di vacanze di relax. Esiste un’ampia fetta di turisti che vorrebbero vivere la montagna come ambiente anche di lentezza e di riposo, perché la vita delle città, che ormai è caratterizzata da un alto livello di stress, porta a concepire invece la montagna come un’area in cui le persone possono disintossicarsi. Molti operatori stanno sviluppando proposte in questo ambito perché c’è molta richiesta proprio di tempo libero e di spazi anche non attivi. In questo settore stiamo cercando di lavorare su prodotti turistici legati alla mindfulness.
Al contrario, le vacanze di tipo attivo sono di forte interesse ed in crescita per le nuove generazioni. Molti gruppi di giovani cercano esperienze per gli addii al nubilato e al celibato e per questo stanno crescendo molto anche brevi esperienze di gruppo di giovani che cercano però prodotti un po’ nuovi di tipo esperienziale».

 Quali sono le figure professionali chiave del futuro del turismo montano?

«Dal nostro punto di vista a stanno acquisendo, e acquisiranno, un ruolo chiave alcuni tipi di professionalità nel settore turistico come le guide e in particolare le guide alpine di media montagna, che sono quelle figure che possono accompagnarti a vivere il territorio. Sta cambiando  la modalità di fare turismo e il nostro territorio ha una varietà di offerte molto ampia, ma va raccontata, accompagnata e anche tutelata dal punto di vista della sicurezza.
Il cambiamento climatico comporta dei rischi dal punto di vista della fragilità del territorio e quindi credo che potrebbe esserci una buona marginalità di sviluppo di queste figure sul territorio su cui stiamo cercando di fare un ragionamento, perché c’è anche un problema di riconoscimento e di codificazione della categoria dal punto di vista professionale da parte della regione, per questo è necessario che queste figure professionali siano riconosciute secondo categorie che devono essere regolamentate.
Questo argomento è oggetto di discussione anche in alcuni tavoli di lavoro regionali sull’ampliamento della filiera turistica, dove si parla di nuove professionalità, puntando ai giovani che vogliono rimanere sul territorio e investendo nella filiera turistica, magari occupandosi dell’analisi dei dati turistici. Quindi giovani si occuperanno di gestione dei dati, digitalizzazione dei servizi e dell’intelligenza artificiale, tema che sarà fondamentale per favorire una sempre più rapida risposta a chi cerca informazioni e tutto.
Quindi il tema delle nuove tecnologie applicate al turismo è fondamentale e auspichiamo che anche grazie alla presenza dei poli universitari attualmente presenti in provincia di Belluno e degli ITS, sia possibile aprire un dialogo per capire quali professionalità potranno attrarre i giovani e farli rimanere a vivere nelle aree montane».

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[1] Laureata in Giurisprudenza all’Università di Bologna, specializzata in politiche europee per il settore turistico e culturale, project design e project management. Ha collaborato con vari enti pubblici e privati, tra cui Fondazione Ca’ Foscari, Regione del Veneto, Confartigianato Veneto e Camera di Commercio di Venezia-Rovigo. Co-fondatrice di MERAKI S.r.l., esperta nella gestione di servizi per il settore turistico e culturale. Manager di Reti di Impresa con esperienza nel coordinamento di progetti complessi.