Il 2024 sarà probabilmente l’anno più caldo da quando sono iniziate le misurazioni delle temperature. Le conseguenze di questo surriscaldamento non sono uguali ovunque, ma si accentuano in alcuni punti del pianeta che hanno caratteristiche particolari, i cosiddetti “hotspot climatici”. La montagna è uno di questi e sta sperimentando un aumento della temperatura doppio di quello normale, per questo gli eventi estremi come il devastante alluvione di Cogne dello scorso giugno sono purtroppo sempre più frequenti.

Quello delle “terre alte” è un ecosistema delicato quanto prezioso, perché genera tutte le risorse fondamentali che sono alla base dei Servizi Ecosistemici, come l’acqua, l’ossigeno, il legname e lo stoccaggio della CO2 tramite i boschi. Ma è anche un ambiente che ha bisogno di una presenza umana “positiva” che attraverso una gestione sostenibile e intelligente delle risorse, prevenga quei processi di abbandono i cui danni, tra valanghe, incendi e alluvioni sono sotto gli occhi di tutti. Per questo una montagna abitata è anche una montagna gestita.

Vivere in montagna attivando filiere sostenibili e circoli virtuosi tra gestione e utilizzo delle risorse diventa quindi un argomento chiave che richiede lo sviluppo di una visione strutturata e a lungo termine, lontana sia da velleità romantiche che da visioni meramente utilitaristiche.

I macrotrend di cambiamento climatico, demografico, sociale e tecnologico stanno sviluppando impatti tali da modificare fortemente l’assetto abitativo e produttivo della montagna italiana. Nuovi approcci stanno nascendo negli ultimi anni, a partire dalla pandemia, che ha creato un forte ripensamento degli equilibri tra città e zone metromontane, ma è importante oggi lavorare a un modello più aderente al contesto futuro.

 

Fare impresa in un nuovo contesto è sicuramente una sfida, ma si aprono enormi possibilità di sviluppo per imprese piccole e flessibili, come le imprese artigiane, che sono già sostenibili per natura, sanno innovare e sviluppare filiere corte. Occorre però che le istituzioni e le organizzazioni di rappresentanza, a tutti i livelli, sposino una visione anticipante per essere pronte ad operare negli scenari che ci attendono nei prossimi cinquant’anni

 

Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvato lo scorso dicembre ha tracciato una rotta che apre la porta a nuove possibilità di residenzialità e di imprenditoria per uno sviluppo montano sostenibile.

In questo futuro anche le organizzazioni di rappresentanza imprenditoriali possono giocare un ruolo fondamentale di mediazione per sviluppare reti di collaborazione tra pubblico e privato, contribuendo alla costruzione di politiche pubbliche favorevoli ad un ecosistema imprenditoriale davvero radicato sui territori e che sia parte integrante di una strategia di area per la montagna.

Confartigianato ha mobilitato tutte le sue forze per svolgere un ruolo da protagonista del futuro sviluppo montano, attivando il Percorso Montagna Futura, un progetto partecipato dall’intero sistema associativo, che vede coinvolti tutti i livelli confederali (provinciale, regionale e nazionale) con lo scopo di approfondire le trasformazioni che coinvolgeranno le zone montane nei prossimi anni. Questi cambiamenti impatteranno su molte tematiche diverse tra loro e territori con differenti vocazioni. Per “mettere a sistema” il tema montagna in tutte le sue angolazioni è nato un percorso nazionale formato da tappe territoriali tematiche culminate in un seminario nazionale che si è tenuto a Roma il 29 maggio 2024.

Gli incontri tematici hanno riunito rappresentanti delle istituzioni ed esperti di settore mettendo in luce le risposte innovative di adattamento ai nuovi scenari e le nuove strategie.

La prima tappa di Belluno ha esplorato il tema del nuovo turismo di montagna alla luce del riscaldamento globale. L’incontro di Rieti ha approfondito l’interconnessione tra Strategia Nazionale per le Aree Interne e la Strategia per la Montagna, con particolare riferimento alla distanza dai servizi essenziali e al problema dello spopolamento.

La tappa di Bologna è stata dedicata all’Appennino Tosco-Emiliano e alle nuove opportunità di fare impresa nel contesto futuro legato al cambiamento climatico.

Per riunire i maggiori esperti nazionali e discutere della nuova legge sulla montagna (attualmente in fase di elaborazione) è stato poi organizzato un grande momento di riflessione a Roma, in cui si è fatto sintesi dei lavori territoriali e si è delineata la strada da percorrere.  Tanti sono, infatti, i temi connessi al futuro della montagna e per questo nasceranno nuovi momenti di approfondimento.

Il primo risultato di questo percorso condiviso è stato quello di creare una coscienza comune su questi temi e attivare tutti i settori coinvolti. Avere cura di questi luoghi significa non aspettare che le trasformazioni ci travolgano. Vogliamo contribuire a rafforzare un tessuto imprenditoriale sostenibile – con al centro l’impresa artigiana – che tenga vive le comunità locali.

Siamo proiettati verso il futuro.

 

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