In un contesto caratterizzato da una profonda crisi demografica e dalla carenza di competenze sul mercato del lavoro, le imprese artigiane delineano un significativo potenziale attrattivo per i giovani, come emerge dai dati della rilevazione di Censis e Confartigianato svolta su un campione di giovani tra 18 e 35 anni. Il magnete di attrazione della piccola impresa a vocazione artigiana consiste in una combinazione di valori, opportunità di crescita personale e professionale e flessibilità, che risponde alle esigenze e alle aspettative delle nuove generazioni.
Sono 4 milioni 60 mila i giovani tra 18 e 34 anni, pari al 39,3%, a cui piacerebbe lavorare nell’artigianato o intraprendere una delle professioni dell’artigianato, con una marcata attrazione registrata anche 836 mila giovani laureati, il 37% del totale dei laureati under 35.
Dall’indagine si delineano alcuni dei pezzi del puzzle di domanda ed offerta di lavoro nell’artigianato che si possono opportunamente incastrare, contribuendo a ridurre il mismatch: a settembre 2024 la difficoltà di reperimento del personale nelle imprese si consolida al 47,2% del totale dei lavoratori richiesti. Sui fattori determinanti, quali gli orari flessibili, la scelta del ritmo lavorativo, la creatività e l’innovazione, una impresa artigiana può offrire un ambiente dominato dalla flessibilità e dall’autonomia, in cui si coniugano lavori con una tradizione secolare, e radicati nella cultura italiana, con le nuove tecnologie. La possibilità di coltivare una passione, la valorizzazione dei rapporti umani e la condivisione di valori, l’apprezzamento delle diversità e la collaborazione tra generazioni sono elementi diffusi nelle imprese artigiane italiane.
Le recenti analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato delineano le pratiche adottate dalle piccole imprese per attrarre ovvero trattenere il personale qualificato, che privilegiano gli incrementi salariali e la flessibilità negli orari di lavoro. Altri interventi si riferiscono alla concessione di gradi crescenti di autonomia sul lavoro, il coinvolgimento nelle decisioni aziendali e l’accesso a benefit aziendali e incentivi per attività di auto-formazione e crescita professionale.
Nuove tecnologie, il caso dell’artigianato digitale – Un fattore di attrazione dell’artigianato è rappresentato dallo svolgimento di una attività imprenditoriale da parte dei giovani: nel 2023 sono 122 mila le imprese artigiane gestite da under 35, un quarto (24,3%) delle imprese giovanili. Il driver della transizione digitale, con flussi crescenti di investimenti e di domanda di servizi, ha stimolato una maggiore offerta di imprese digitali, interessando un cluster particolarmente dinamico di circa 15 mila imprese artigiane. Negli ultimi cinque anni (2019-2024) le imprese artigiane dei servizi di informazione e comunicazione sono salite del 14,0%, registrando tra le principali regioni un dinamismo superiore alla media in Lazio con +21,5%, Lombardia con +19,1% e Veneto con +18,5%. Nell’ultimo anno l’artigianato digitale italiano è cresciuto del 2,7%, consolidando un trend di lungo periodo che negli ultimi quindici anni registra un tasso di crescita medio annuo del 2,6%.
I driver dell’ultimo decennio del ‘fare impresa’ – Oltre alle nuove tecnologie, vi sono altri fattori che stimolano l’imprenditorialità dei giovani, che ben si delineano classificando per tipologia di driver i quarantuno settori che negli ultimi dieci anni hanno registrato un aumento del numero delle imprese. La maggiore crescita nel numero assoluto di imprese tra il 2014 e il 2024 è determinata dalle più tradizionali direttrici della domanda con la consulenza che attiva 72 mila imprese in più (+33% nel decennio), il turismo con 44 mila imprese in più (+10%) e i servizi alle imprese con 8 mila imprese in più (+29%). Altre direttrici di interesse sono quelle del benessere con 25 mila imprese in più (+13%) e dello sport, cultura e intrattenimento con 13 mila imprese in più (+16%).
La twin transition attiva nuova imprenditorialità nel digitale e innovazione con 26 mila imprese in più (+19%), nei servizi di ‘ultimo miglio’ della tecnologia (installazione e personalizzazione) con 10 mila imprese in più (+35%), nel verde e pulizia con 18 mila imprese in più (+28%), nell’economia circolare con 9 mila imprese in più (+5,0%) e nelle rinnovabili con 4 mila imprese in più (+39%). La spinta alla ripresa post pandemia fornita dalle costruzioni e dagli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha innescato un dinamismo imprenditoriale nell’ambito di edilizia e infrastrutture, con il sistema casa che registra 29 mila imprese in più (+4%). L’alta propensione al risparmio degli italiani e la riorganizzazione del sistema bancario e assicurativo innescano un dinamismo imprenditoriale per la finanza con 20 mila imprese in più (+17%) mentre la rimodulazione della presenza dello Stato offre opportunità nell’ambito della sussidiarietà e dei servizi di welfare con 11 mila imprese in più (+30%). Infine, emergono alcune nicchie dei nuovi consumi, con la sharing economy che registra 5 mila imprese in più (+24%) e una turbolenta dinamica di imprese della pet economy (+143% servizi veterinari) e dei birrifici (+97%).
Last but not least, l’evoluzione della demografia di impresa si incrocia con un elevato orientamento dei giovani italiani verso imprese socialmente e ambientalmente sostenibili, che mettono le persone e il pianeta prima del profitto. Nella rilevazione di Eurobarometro sull’imprenditoria sociale[i], i giovani tra 15 e 30 anni in Unione europea privilegiano le persone e il pianeta prima del profitto nel 37,1% dei casi e l’Italia è il primo tra i 27 paesi dell’Unione con il 41,5%, davanti alla Spagna con il 40,7%, alla Francia con il 39,8%, mentre è più distante la Germania con il 33,8%.
Nella prospettiva di una imprenditorialità giovanile sempre più sostenibile, si conferma l’attrattività dell’artigianato: il 76,6% dei giovani under 35 ritengono che vi sia una elevata attenzione alla sostenibilità ambientale da parte dell’artigianato.
[i] Commissione europea (2023), Flash Eurobarometer 513, Social entrepreneurship and youth, marzo
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Enrico Quintavalle
Enrico Quintavalle è nato a Padova nel 1960, laureato in economia e commercio all’Università Cà Foscari di Venezia, è responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese e Direttore scientifico degli Osservatori in rete del sistema Confartigianato. Autore di numerosi articoli e rapporti su economia d’impresa, politica economica, finanza pubblica ed economia energetica. Con Giulio Sapelli ha scritto ‘Nulla è come prima’, Milano, 2019 Guerini e Associati. Dal 2009 cura una rubrica settimanale su QE-Quotidiano Energia.