Sono trascorsi più di due anni e mezzo dal 24 febbraio 2022, giorno in cui la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina. Da allora, sul fronte dell’economia si sono succedute una grave crisi energetica che nell’autunno del 2022 ha fatto impennare del 200% i prezzi dell’energia elettrica, la stretta monetaria più pesante della storia dell’euro, la caduta del commercio internazionale e le incertezze derivanti dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente. In questo articolo esaminiamo le conseguenze economiche delle guerre sull’economia mondiale e, in particolare, su quella italiana.

Prima di esplorare il conto dei danni economici dei conflitti in corso, va doverosamente premesso che le guerre presentano sempre un conto inaccettabile di vite umane civili[1], oltre che militari.

Se confrontiamo le previsioni del Fondo monetario internazionale di ottobre del 2021 con i dati del World Economic Outlook pubblicato la scorsa settimana, si calcola che nell’arco dei tre anni di guerra l’economia mondiale ha contabilizzato oltre mezzo punto (-0,6%) di minore crescita del PIL all’anno. La frenata è più marcata per l’Unione europea che, a fronte di un previsto tasso di crescita medio annuo del +2,6% registra un più ridotto +1,5%.

Sull’abbassamento del sentiero di crescita pesano numerosi fattori. All’incertezza determinata dall’instabilità del contesto internazionale e il calo della fiducia delle imprese, si sommano gli effetti delle diffuse strette monetarie attuate dalle banche centrali per arginare lo shock inflazionistico innescato dalla crisi energetica, il crescente ricorso a misure protezionistiche, il calo del commercio internazionale nel 2023 e la frenata delle economie di Cina e Germania, i giganti (addormentati) di Asia ed Europa.

Le conseguenze delle guerre determinano un impatto rilevante anche per l’Italia. Va peraltro ricordato che, nonostante i rilevanti impulsi recessivi conseguenti ai conflitti, tra il 2021 e il 2024 l’economia italiana ha mostrato una maggiore resilienza rispetto alle altre economie europee, registrando una migliore performance rispetto a Francia e Germania sia per crescita del PIL che per aumento dell’occupazione.

 

* Esportazioni in calo

Lo scoppio della guerra in Ucraina e l’inasprimento delle sanzioni nei confronti della Russia hanno determinato un pesante calo dell’export italiano verso i due paesi belligeranti. Tra il 2021 e 2024 (ultimi dodici mesi a luglio) l’Italia registra 6,5 miliardi di mancate esportazioni in Russia e Ucraina, perdita valutata rispetto ad uno scenario di pace in cui, invece, la domanda dei due paesi si sarebbe sviluppata allo stesso ritmo dei mercati extra Ue.

Una elevata dipendenza dalla Russia ha contribuito a far scivolare in recessione l’economia tedesca nel 2023 e nel 2024, con ricadute pesanti sulle vendite del made in Italy. Nel 2023 l’Italia ha perso 8 milioni di euro al giorno di esportazioni verso la Germania, una perdita che nel 2024 è salita a 12 milioni al giorno.

 

* Maggiori costi per l’energia

L’elevata dipendenza energetica dell’Italia dalle importazioni e la spinta dei prezzi delle commodities hanno innescato un grave appesantimento della bolletta energetica. Se prendiamo a riferimento il livello normale di importazioni di energia del 3,5% del PIL rilevato nel 2021, l’Italia ha registrato un maggiore costo di acquisto di energia dall’estero per 83,6 miliardi di euro nel biennio 2022-2023. Nello stesso arco di tempo, in conseguenza di una escalation asimmetrica dei prezzi dell’elettricità in Europa, le micro e piccole imprese (MPI) italiane hanno pagato 11,8 miliardi di euro di maggiore costo sulle bollette dell’energia elettrica rispetto a quelle dei competitor europei.

 

* Prestiti in calo e più costosi

La grave turbolenza dei prezzi dell’energia ha riportato ad una inflazione a doppia cifra, arrivando al +12,6% nell’autunno del 2022. Per riportare la crescita dei prezzi sotto controllo, la Banca centrale europea in dodici mesi ha rialzato di 400 punti base i tassi di riferimento, determinando 8,9 miliardi di maggiori oneri finanziari sui bilanci delle MPI e un calo dei prestiti alle micro e piccole imprese che a metà di quest’anno è arrivato al -8,0%. Il caro-tassi riduce la propensione ad investire, ostacolando il sistema delle imprese impegnate in una complessa doppia transizione, digitale e green. Dal primo trimestre del 2024 la dinamica degli investimenti delle imprese è entrata in territorio negativo e nel secondo trimestre di quest’anno segna un calo del 2,3% su base annua.

 

*Il prezzo dell’instabilità in Medio Oriente

Nel corso del 2024 è risalita l’instabilità geopolitica a seguito dell’estensione degli scontri in Medio Oriente, aumentando la volatilità delle quotazioni del greggio. Il conflitto si estende all’Iran, un player con il 6,2% della produzione mondiale di gas e il 4,8% di quella del petrolio. In uno scenario caratterizzato da uno shock sui prezzi energetici di 10 dollari al barile sul petrolio e di 10 euro al MWh sul gas, si determinerebbe un impatto recessivo sul PIL dell’Italia di 18,8 miliardi di euro nel biennio 2025-2026.

L’allargamento del conflitto nel Medio Oriente interessa un’area che è strategica per l’Italia per la fornitura di commodities energetiche e costituisce un importante mercato di sbocco dei prodotti made in Italy. I paesi del Medio Oriente concentrano quasi un terzo (31,4%) delle forniture di energia all’Italia, mentre rappresentano un mercato che nel 2024, ultimi dodici mesi a luglio, vale 25,9 miliardi di euro di esportazioni, pari al 4,1% del totale dell’export italiano.

Il mercato mediorientale, nel suo complesso, si caratterizza per un significativo dinamismo in un contesto di rallentamento degli scambi internazionali, registrando nei primi sette mesi del 2024 un aumento del 7,0% delle vendite del made in Italy a fronte di un più contenuto +1,8% della media dei paesi extra Ue e di una stazionarietà del totale dell’export nel mondo.

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[1] Per le vittime civili si vedano UN Human Rights Monitoring Mission in Ukraine, Ukraine: protection if civilians in armed conflict September 2024 update e OCHA, United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, Reported impact snapshot – Gaza Strip (22 October 2024)