Da mesi giungono segnali poco incoraggianti su diversi fronti, e le imprese si stanno preparando a resistere a una crisi che, con ogni probabilità, perdurerà per buona parte del 2025. Le maggiori criticità, come evidenziato da una nota dell’Ufficio Studi della Confederazione, interessano il comparto automotive.
Nei primi dieci mesi del 2024, la produzione di autoveicoli ha registrato una flessione del 27,2%. Una contrazione di questa portata si era verificata solo nel 2009, in seguito alla crisi finanziaria causata dal crollo del mercato dei mutui subprime, e nel 2020, durante la pandemia da Covid-19.
Tra le cause principali figura la persistente recessione della Germania, il primo mercato di destinazione delle esportazioni italiane. Tuttavia, non è solo la recessione tedesca a incidere sulla crisi del settore auto. Grande impatto derivano dagli obiettivi del Green Deal, che prevede lo stop ai motori endotermici entro il 2035, e dagli effetti di una stretta monetaria sempre più gravosa.
Se da un lato è senza dubbio necessario raggiungere l’azzeramento delle emissioni quanto prima, dall’altro occorre guardare alla realtà: le modalità con cui si stanno perseguendo tali obiettivi risultano insostenibili per le imprese del comparto. Parimenti, non è più sostenibile l’attuale costo del credito in Italia. A ciò si aggiungono gli eccessivi adempimenti burocratici richiesti alle imprese per accedere agli incentivi previsti dal Piano Transizione 5.0, che limitano gli investimenti in nuovi macchinari.
Il settore automotive, inoltre, non è l’unico a subire le conseguenze di questa congiuntura. Anche vari e importanti comparti dell’indotto della meccanica ne risentono. In questi settori, dove un addetto su due lavora in micro e piccole imprese artigiane, le difficoltà si amplificano. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi, il 51,9% del valore aggiunto della filiera dei mezzi di trasporto su gomma deriva da attività manifatturiere. L’attività degli autoveicoli contribuisce per l’11% al valore aggiunto della filiera, seguita dall’indotto della meccanica nei prodotti in metallo (9,3%), macchinari (6,9%) e metallurgia (4,2%).
Le ripercussioni sono evidenti anche sul fronte occupazionale: oltre al blocco delle assunzioni, si registra un costante aumento delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni.
Questa situazione richiede un impegno quotidiano del Consiglio Nazionale della categoria, che monitora e tutela l’intero comparto. Il primo intervento tempestivo della Confederazione si è concretizzato in una lettera del Presidente Granelli al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Nella lettera si sottolinea l’urgenza di azioni governative a sostegno, salvaguardia e rilancio del settore.
Nel breve periodo, è indispensabile predisporre strumenti per evitare che le aziende siano schiacciate dalla combinazione tra il crollo degli ordinativi e l’indebitamento maturato con gli investimenti post-pandemia. Nel medio e lungo termine, occorre rivedere radicalmente gli obiettivi del Green Deal. La scelta politica di puntare esclusivamente sull’elettrico per la trazione delle auto, intrapresa da un numero limitato di Paesi, rischia di cancellare competenze e know-how costruiti in decenni di storia industriale europea.
Confartigianato si impegnerà a difendere le decine di migliaia di imprese artigiane, spina dorsale e motore produttivo del Paese, che hanno contribuito alla sua storia e alla sua forza economica e industriale.
Infine, si auspica che i recenti cambiamenti politici a livello mondiale possano favorire la cessazione dei troppi conflitti ancora attivi in Europa e Medio Oriente.
© 2024 Spirito Artigiano. Tutti i diritti riservati.
Stefano Campanella
Stefano Campanella, classe 1972, è legale rappresentante dell’impresa Campanella srl, con sede a Pistoia. Ẻ laureato in ingegneria meccanica. Attualmente ricopre il ruolo di Presidente della Federazione Meccanica di Confartigianato Imprese Pistoia e Toscana. Da settembre 2024 è Presidente nazionale di Confartigianato Meccanica e Subfornitura.