
Avanti Artigiani! Il titolo di quel film del 2014, proiettato in anteprima in Triennale, poi al Milano Design Film Festival e ancora al Museo nazionale della scienza e della tecnologia, è farina del sacco di Piero Bassetti: dovette imporlo a chi lo considerava vintage, per una pellicola che intendeva indagare i modi in cui l’innovazione ha investito, negli anni Duemila, il mestiere di chi produce e fa impresa con le proprie mani. Del resto, per rendere lo spirito del tempo basti ricordare che proprio l’edizione 2014 del Triennale Design Museum era dedicata al design italiano oltre le crisi, autarchia, austerità, autoproduzione.
La nostra fondazione era fresca reduce dalla missione Innovating with beauty, organizzata a San Francisco insieme a un nutrito grappolo di istituzioni (diplomatici italiani, Regione Lombardia, Comune di Milano, Politecnico) e soprattutto alla rappresentanza degli artigiani, con Confartigianato nazionale. Leggevamo Richard Sennett (L’uomo artigiano) e Stefano Micelli (Futuro artigiano); parlavamo con Cesare Fumagalli, Sandro Corti, Vincenzo Mamoli, Eugenio Massetti e Paolo Manfredi; ci domandavamo – fino ad andare a vedere in Silicon Valley! – se effettivamente l’innovazione nei modi di produrre, simboleggiata allora dalla manifattura digitale, riguardasse più in generale i modi di organizzarsi nella società, oltre che nell’economia.
Da quel viaggio nacquero un’altrettanto larga presenza alla XXI Triennale Internazionale che si tenne a Milano sotto il titolo New Craft e iniziative di ricerca e provocazione culturale come, appunto, il film Avanti Artigiani! Chiedemmo infatti alla sede lombarda del Centro Sperimentale di Cinematografia di dedicarci una delle sue promesse – la regista Teresa Sala – e, per la cura di Manolo De Giorgi e Andrea Kerbaker, lanciammo un concorso per selezionare le ventidue imprese artigiane, tra Milano e la Brianza, rappresentate nella pellicola. Il contributo economico venne dalle Camere di Commercio di Milano e Monza Brianza, da Confartigianato Lombardia e dal Credito Valtellinese.
Cosa emerse? Storie diverse, i cui fili si intrecciano nelle parole di un artigiano: «Questo lavoro non mi piace. Questo lavoro lo amo». Una passione che si legge nella carrellata di volti finale, sorridenti, a volte stanchi ma non rassegnati di fronte a difficoltà che non frenavano il desiderio di declinare al futuro (anche nel passaggio di consegne ai più giovani) il saper fare di generazioni. Il tema della staffetta ha preso piede nei dieci anni che ci portano all’oggi: proprio per spiritoartigiano.it (febbraio 2024) ho già avuto occasione di scrivere che, dal welfare all’arte, dal travaglio dei NEET ai laboratori artigiani, nulla sfugge al confronto tra innovazione e assetti demografici.
Il rapporto ISTAT 2023 ricordava che il tasso di crescita naturale della popolazione italiana (differenza tra tasso di natalità e di mortalità) è del meno 4 percento, mentre all’inizio degli anni Duemila era ancora positivo. In Lombardia siamo 9 milioni e 900 mila (in Italia, 59 milioni). La speranza di vita è 80 anni per gli uomini e 84 per le donne. Tra i 16 e i 32 anni contiamo 3 milioni di cosiddetti NEET (giovani che non studiano e non sono occupati). Pensiamo alle conseguenze sul lavoro: il dato paradossale è che, a fronte del drastico calo della natalità, la popolazione che frequenta l’università si è moltiplicata: nel 1985 erano 120.000 iscritti, nel 2023 erano 285 mila.
Allora viene spontaneo chiedersi: se la quantità di giovani è notevolmente ridotta, come li indirizziamo anche ai mestieri tecnici, artigiani, dei servizi, che fanno parte della ricchezza lombarda e del paese? Questo è solo un esempio dei tanti modi in cui il tema longevità e innovazione incontra le scelte politiche e la vocazione produttiva.
Ebbene, Avanti Artigiani! ci dava un’idea precisa – per quanto “in soggettiva”, del passaggio generazionale visto dagli occhi dei protagonisti. Oggi, a dieci anni da quel film, sentiamo rinnovata l’esigenza di proporre a chi condivida un approccio responsabile all’innovazione – quando essa incontra le anime creative (titolo di un bel saggio di Paolo Perulli) – un terreno comune di crescita, approfondimento e servizio alla collettività. La sensazione è che, anche e soprattutto nelle culture del progetto, dell’impresa e del lavoro artigiano, una nuova società sia già tra noi, ma fatichi ad accomodarsi nel precedente ordine sociale e istituzionale; forse, addirittura, nel precedente quadro valoriale. Insomma, cerchiamo gli ingredienti di un assetto nuovo.
La difficoltà, oggi come allora, è adeguare le strutture di rappresentanza alle innovazioni, per ridurre il (digital) divide. Sì, perché gli ostacoli all’utilizzo delle tecnologie non riguardano né solo l’utente consumatore, né solo l’artigiano produttore, né l’impersonale, mai trasparente mercato. La realtà morde anche quei soggetti – le rappresentanze – che dovrebbero offrire una dimensione organizzativa e in ultima analisi un senso alle innovazioni della società, finalizzarle anche sulla base di valori, non soltanto di interessi.
Allora, e di nuovo: avanti artigiani, cominciamo un nuovo film!
© Spirito Artigiano 2025. Tutti i diritti riservati.
Francesco Samorè
Dal 2011 è direttore scientifico e dal 2015 segretario generale di Fondazione Giannino Bassetti, che ha sede a Milano dal 1994.
Scopo della Fondazione è promuovere l’esercizio responsabile dell’innovazione in ambito nazionale e internazionale.
Laureato in Storia economica, dottore di ricerca in Storia dell’impresa e finanza aziendale, Samorè è autore di libri e saggi sulla struttura dell’economia italiana contemporanea e lo studio biografico degli imprenditori.
Samorè è inoltre docente al Politecnico di Milano dal 2014, membro del consiglio direttivo della Società di Incoraggiamento Arti e Mestieri (SIAM 1838) dal 2018, consigliere dell’Associazione nazionale invalidi civili di guerra dal 2022, cofondatore nel 2016 dell’associazione Innovare per Includere
