Nella filiera del cinema, della produzione video e di programmi televisivi i due terzi degli occupati e oltre la metà del fatturato sono creati nelle micro e piccole imprese. Il cinema contribuisce a generare una ampia domanda di servizi offerti da imprese artigiane ad elevata qualificazione. Queste reti di servizi rappresentano un fattore strategico dell’offerta della produzione cinematografica e sono caratterizzate da elevate competenze specialistiche, flessibilità e personalizzazione, tratti distintivi dell’impresa a valore artigiano.

 

Il perimetro della filiera

Le attività legate al cinema, nell’articolazione statistica dei settori dell’economia italiana, si inquadrano all’interno di una filiera che comprende le attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, le relative attività di post-produzione (come il doppiaggio e il trattamento di pellicole) e di distribuzione, a cui si aggiungono le attività di proiezione cinematografica. La filiera si completa con l’apporto dei comparti della registrazione sonora e di editoria musicale e dell’attività di supporto alle rappresentazioni artistiche che comprende, tra le altre, le attività nel campo della regia, oltre a quelle dei produttori, scenografi, macchinisti teatrali, ingegneri delle luci, allestitori di scenari e fondali, gestori degli impianti di illuminazione e del suono.

In Italia nel perimetro della produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore e delle attività di supporto si contano 18.376 imprese attive, con 50.991 occupati, di cui circa i due terzi (64,0%) sono rappresentati dai 32.609 addetti delle micro e piccole imprese (MPI). Il settore genera un fatturato complessivo di 9,2 miliardi di euro, di cui 5,3 miliardi sono generati da micro e piccole imprese, pari al 57,1% del totale. Da sole le micro imprese con meno di dieci addetti realizzano vendite per 2,8 miliardi di euro, pari al 30,7% del giro d’affari del settore e danno lavoro a 22.619 addetti, il 44,4% dell’occupazione del settore.

Il confronto europeo, disponibile per l’attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore (che esclude le attività di supporto), registra per l’Italia 34mila addetti pari al 7,8% del settore dell’Unione europea. Il nostro Paese si colloca al quarto posto tra i 27 paesi dell’Unione europea: in prima posizione troviamo la Francia con 81mila addetti, pari al 18,3% dell’Ue, davanti alla Germania con 77mila addetti (17,4%) e la Spagna con 47mila addetti (10,7%).

 

La elevata domanda di servizi a vocazione artigiana

La gran parte delle persone che lavorano nel comparto del cinema, audiovisivo e televisione è impiegata in micro e piccole imprese a dimensione artigiana. Inoltre, il settore presenta una alta intensità di servizi acquistati all’esterno, attivando una ampia filiera di fornitori di servizi che intrecciano skills professionali specializzati con una elevata vocazione artigiana. Gli acquisti di servizi dell’intera filiera ammontano a 5,0 miliardi di euro e pesano per il 54,1% dei ricavi dell’intero settore. Tale domanda sostiene l’occupazione nell’indotto dei servizi di 27.824 addetti.

Il cinema rappresenta un attivatore di una rete ad elevata qualificazione dell’artigianato di servizi, capace di generare uno spazio strategico di mercato, presidiato da imprese specializzate, caratterizzate da una straordinaria flessibilità e personalizzazione e una elevata propensione all’innovazione, tutti tratti distintivi dell’impresa a valore artigiano.

I servizi offerti da imprese e professionisti ad alta vocazione artigiana caratterizzano il ciclo produttivo del cinema, dell’audiovisivo e della musica fornendo un contributo essenziale lungo tutte le fasi della catena del valore. Si delinea un perimetro comprendente quattro aree di servizi. I servizi creativi e di artigianato artistico comprendono le scenografie e gli allestimenti, che coinvolgono laboratori del legno e del metallo, falegnamerie e imprese artigiane del legno-arredo; per i costumi e gli accessori scendono in campo le sartorie, i pellettieri e gli artigiani della moda; infine, per il trucco e l’acconciatura diventano essenziali i servizi di parrucchieri ed estetisti specializzati nei servizi per set e riprese.

La crescente digitalizzazione dei processi di produzione nel cinema rafforza l’apporto strategico dei servizi tecnici e digitali. Tra questi i service audio, luci e video, i servizi di post-produzione audio e video e i servizi digitali per la realizzazione di contenuti, un segmento presidiato da micro e piccole imprese di grafica, motion graphics, web agency e sviluppatori.

La produzione cinematografica si articola su differenti location che rendono vitali i servizi di supporto operativo e logistico, che comprendono le imprese artigiane di trasporto merci e persone che garantiscono la movimentazione delle attrezzature, oltre a quelle che gestiscono i servizi di noleggio dei mezzi di scena e dei furgoni, gli allestimenti temporanei per la produzione e per gli eventi di promozione quali i festival. Il catering e la ristorazione garantiscono i pasti per troupe e cast. La quarta area è rappresentata dai servizi di manutenzione e facility. La manutenzione degli impianti e le attrezzature è garantita dall’apporto di elettricisti, tecnici audio-video, imprese di manutenzione di impianti scenici, climatizzazione e sicurezza mentre i servizi agli immobili sono offerti dalle imprese artigiane di pulizia e dell’edilizia, queste ultime necessarie per piccoli interventi, tinteggiatura, adeguamenti funzionali dei set e degli spazi di produzione.

Una domanda di competenze di alto profilo viene frenata dalla carenza di manodopera specializzata. Nel perimetro di quarantotto professioni interessate dalla domanda di servizi a vocazione artigiana del cinema si registra una difficoltà di reperimento del 60,5% del totale delle entrate del 2024, superiore di 12,7 punti al 47,8% della media del totale delle imprese italiane.

In un settore ad alta esternalizzazione una rete diffusa sul territorio di artigiani specializzati che offrono servizi di alta qualità rappresenta un fattore strutturale che accompagna i successi del cinema italiano nel mondo.

 

Gli italiani che si recano la cinema

Concludiamo questa analisi con uno sguardo alla domanda di cinema che si delinea nelle statistiche sui consumi culturali dell’Istat. Nel 2023 sono 23 milioni e 86mila le persone con 6 anni e più che sono andate al cinema almeno una volta nell’anno, pari al 40,9%, con quote più elevate in Lombardia con 44,5%, Emilia-Romagna con 43,2%, Lazio e Campania con 43,2%. La quota dei frequentatori più assidui – almeno sette volte all’anno – è pari al 9,2%, e rappresenta un pubblico di 5 milioni 196 mila persone più fidelizzate allo spettacolo cinematografico. La quota è in salita rispetto al 2022 ma rimane inferiore alle percentuali pre-pandemia (15,1% nel 2019). Le donne con una più elevata presenza al cinema sono 2 milioni 721 mila pari al 9,4% e superano i 2 milioni 475mila uomini, pari al 9,0%. Il 37,1% delle presenze al cinema sono rilevate nelle città metropolitane e il 62,9% in altri comuni. In Italia si contano 1,6 cinema ogni 100mila abitanti e 1,4 cinema-teatro ogni 100 mila abitanti. Nel 2024 la spesa delle famiglie italiane per i servizi forniti da cinema, teatri e sale da concerto ammonta a 1.431 milioni di euro.

Nostre elaborazioni su dati Istat, Eurostat e Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

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Enrico Quintavalle

Enrico Quintavalle

Enrico Quintavalle è nato a Padova nel 1960, laureato in economia e commercio all’Università Cà Foscari di Venezia, è responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese e Direttore scientifico degli Osservatori in rete del sistema Confartigianato. Autore di numerosi articoli e rapporti su economia d’impresa, politica economica, finanza pubblica ed economia energetica. Con Giulio Sapelli ha scritto ‘Nulla è come prima’, Milano, 2019 Guerini e Associati. Dal 2009 cura una rubrica settimanale su QE-Quotidiano Energia.

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