Che le piccole medie imprese (PMI), con i loro numeri di fatturato, occupati e valore aggiunto, caratterizzino il sistema economico italiano, è ormai noto. Per questo motivo, affinché la transizione alla sostenibilità possa effettivamente determinare un impatto tangibile nel nostro Paese, è necessario che questo percorso venga avviato da una parte significativa di questa tipologia di aziende. Sarebbe infatti errato considerare che la sostenibilità sia una prerogativa solo delle grandi imprese, essendo quelle che giungono ad un vasto pubblico, riuscendo più facilmente a conformarsi e conformare mercato, consumatori, leggi e finanze tramite la disponibilità di investimenti significativi.
Per esaminare l’argomento sostenibilità nelle PMI senza “stereotipi” e genericità, potendole quindi supportare a delineare la loro transizione, è necessario porsi e rispondere a due principali domande.
Quali sono le effettive implicazioni della sostenibilità su un’azienda di dimensioni contenute? E poi, di che cosa hanno bisogno le PMI per decidere di intraprendere tale percorso?
Rispetto al primo quesito, va assolutamente chiarito che la sostenibilità – declinata nei suoi tre pilastri, ambientale, sociale ed economica – non può in nessun modo rimanere confinata ad un orientamento moralistico, ma essa risulta essere un’opportunità. In particolare, i benefici derivanti dall’implementazione di un processo di sviluppo sostenibile sono molteplici e riguardano diverse aree del management aziendale, sia interne che esterne. Sicuramente tra i più evidenti vi è la riduzione dei costi relativi al consumo di risorse (per esempio, materiali, energia, acqua) attraverso il monitoraggio dell’efficienza dei processi e dei loro consumi, e la seguente ottimizzazione. Inoltre, la consapevolezza e l’allineamento della strategia di impresa con gli obiettivi nazionali ed internazionali in materia di sostenibilità, offrono maggiore sostegno per accedere ai mercati di sbocco maggiori, all’interno dei quali, le aziende che li guidano richiedono ai loro fornitori un approccio alla sostenibilità sempre più pronto e già piuttosto consolidato. Tale consapevolezza permette inoltre di individuare opportunità di collaborazione all’interno delle catene di fornitura consentendo di creare valore aggiunto, da riversare sul territorio e sulla comunità in cui si opera. Infine, diventare sostenibili determina una mitigazione dei rischi, che si traduce anche in un accesso facilitato al credito e alle risorse finanziarie.
Affinché le PMI possano effettivamente beneficiare di tali vantaggi è necessario che indirizzino bene i loro investimenti verso la sostenibilità, evitando di cadere nella scelta di soluzioni “preconfezionate” che poco si adattano al loro contesto in termini di dimensioni, settore industriale, strategia e situazione socio-economica
Pertanto, risulta fondamentale progettare la transizione alla sostenibilità, attività che richiede necessariamente due passaggi preliminari: formazione e quantificazione.
La formazione è proprio il primo passo per creare consapevolezza sulle principali problematiche e le relative soluzioni e innovazioni e per allinearsi a quello che il mercato e il contesto in cui si lavora chiedono in ottica di sostenibilità. La formazione dovrebbe riuscire a coinvolgere i diversi livelli aziendali, ossia il livello manageriale per indirizzare la strategia e la performance aziendale agli obiettivi richiesti, ma anche il livello operativo e dunque i dipendenti, al fine di fare comprendere loro l’importanza e la necessità del cambiamento.
La quantificazione della sostenibilità è invece lo strumento che consente di delineare i passi della transizione aziendale alla sostenibilità in quanto consente di identificare le priorità e le soluzioni più adatte alle specificità dell’azienda stessa. In particolare, attraverso la raccolta di dati e informazioni e la loro elaborazione in indicatori efficaci e comprensibili, è possibile fare una fotografia della situazione aziendale, ottenendo un punteggio di sostenibilità con cui confrontarsi internamente ed esternamente, e in seguito definire e scegliere le innovazioni migliorative più opportune.
Questi due strumenti – formazione e quantificazione – risultano essere importanti per le aziende anche per acquisire le risorse di cui hanno maggiormente bisogno per implementare la sostenibilità, ossia le persone, i lavoratori, rispondendo così anche al secondo quesito posto in precedenza. Alle aziende, infatti, viene richiesto di soddisfare in misura sempre più crescente le attese, non solo economiche ed ambientali, ma anche sociali di tutte le persone coinvolte dalle loro attività aziendali. Per coprire questo ruolo sociale delle aziende, la formazione e la quantificazione della sostenibilità generano un altro grande beneficio, ossia l’acquisizione di una migliore capacità di attrazione di nuovi talenti, caratterizzati dalla volontà di imparare e mettersi in gioco sulle competenze legate alla sostenibilità stessa, contribuendo quindi a diffondere una cultura e un’educazione diversa e capace di generare il cambiamento necessario.
Augusto Bianchini
Professore associato all'Università di Bologna dal 2020, svolge le sue ricerche nell'ambito dell'Impiantistica Industriale Meccanica. Principali interessi di ricerca: automazione degli impianti con particolare interesse alle tecnologie abilitanti dell'Industry 4.0, gestione dei rifiuti nel contesto dell'economia circolare, ottimizzazione dei processi sostenibili e ingegneria dei flussi multifase.
Impegnato in progetti di ricerca nazionali e internazionali, collabora con diverse aziende del territorio e gruppi di ricerca europei. Incarichi dall'Università di Bologna: membro del Gruppo Tematico di Ateneo (GTA) su Cluster 4 - Digital, Industry and Space, membro dell'Advisory and Programming Group (APG) in Processes4Planet e membro fondatore della piattaforma Italiana degli Stakeholder sull'economia circolare (ICESP). Autore di numerose pubblicazioni scientifiche di carattere nazionale ed internazionale