Michele Tiraboschi è una delle più autorevoli voci italiane sui temi del lavoro, della contrattazione e della formazione professionale. Docente di Diritto del Lavoro dall’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico di ADAPT, Tiraboschi è intervenuto all’evento Match Point di Confartigianato: “Il tema del lavoro è al centro del dibattito pubblico, riguarda la nostra vita quotidiana, le famiglie, le persone, i nostri bisogni. C’è una narrazione pubblica che pensa possano bastare una legge o il reddito di cittadinanza per risolvere questo problema – ha dichiarato Michele Tiraboschi – Invece, il lavoro è un bisogno fondamentale della persona. Il fatto che un lavoro sia di qualità e che gratifichi è un dato molto soggettivo. Quello che conta è riconoscerne il valore non solo economico, ma anche culturale, sociale e identitario, di aggregazione, di comunità e di motore pulsante non soltanto di un’economia ma di un insieme di persone che hanno obiettivi comuni, che stanno costruendo qualcosa per il futuro. In questo le leggi possono poco”.  

Anni di riforme, di interventi normativi e legislativi non hanno risolto i problemi del Paese. Il rapporto tra l’Italia e il mercato del lavoro rimane complesso e farraginoso

“Negli ultimi anni, abbiamo visto riforme, controriforme, tentativi di abbattere il precariato con decreti legislativi, di introdurre leggi per un lavoro di qualità e anche di cancellare la povertà – ha sottolineato Tiraboschi – Non è questa la strada giusta, le risposte a problemi cosi complessi non sono facili ma passano per l’impegno delle persone che assieme decidono di collaborare, aggregandosi e associandosi per perseguire interessi comuni, che poi sono anche gli interessi di un territorio”. 

 

“La rappresentanza ha un ruolo e una responsabilità enorme rispetto a questo tema – ha aggiunto il prof. Tiraboschi – La rappresentanza riconosce il valore del lavoro, lo identifica e lo costruisce socialmente”

 

“La rappresentanza ha un ruolo e una responsabilità enorme rispetto a questo tema – ha aggiunto il prof. Tiraboschi – La rappresentanza riconosce il valore del lavoro, lo identifica e lo costruisce socialmente. I vari profili professionali e i mestieri non si inventano in cinque minuti. Giustamente, poi, si deve tornare a discutere anche del valore economico del lavoro, dei giusti salari e dei percorsi di carriera. Però, prima c’è questo enorme lavoro che è nelle mani delle persone di buona volontà, che sanno andare oltre i propri limiti e i propri egoismi e, unendosi, creano delle aggregazioni che si chiamano corpi intermedi. Spesso, l’opinione pubblica li rappresenta in termini negativi, come lobby corporative e invece sono stati la fortuna, la ricchezza e la forza del nostro Paese. Oggi ne sentiamo molto la mancanza. Per questo motivo è un bene che si parli di un loro nuovo protagonismo, come la politica sembra chiedere e reclamare”.