Le peculiarità dell’impresa artigiana, caratterizzata dalla capillare diffusione sul territorio, dalle dimensioni aziendali e da un forte e storico collante associativo, hanno consentito, fin dagli anni ’70 del secolo scorso, di sviluppare un sistema di relazioni sindacali di tipo partecipativo anziché conflittuale, che ha comportato un marcato sviluppo della bilateralità territoriale e nazionale.
È infatti importante rimarcare come, alla base di una buona bilateralità, ci sia bisogno di un sistema di relazioni sindacali efficiente, forte e maturo. Per questo motivo, ove si volesse rappresentare una storia della bilateralità nell’artigianato, sarebbe necessario articolarne il racconto sia attraverso i grandi accordi interconfederali che hanno direttamente riguardato la bilateralità – a partire da quelli nazionali del 1983 e del 1987, fino agli ultimi del 2010 e 2021 – sia attraverso gli accordi interconfederali sul modello contrattuale e le relazioni sindacali, a partire da quelli del 1992-1993 per finire con gli ultimi del 2016 e 2020. E, naturalmente, ciò non basterebbe, perché occorrerebbe anche inserire in questo racconto gli accordi interconfederali regionali che sono intervenuti su tali materie e la contrattazione collettiva.

 

Il modello artigiano delle relazioni sindacali si fonda sulla centralità del territorio, nel quale si interconnettono un sistema di rappresentanza sindacale di bacino (e non aziendale) e un modello contrattuale nel quale la contrattazione collettiva nazionale di categoria svolge la funzione di garanzia degli standard salariali e normativi, laddove è affidato alla contrattazione di secondo livello territoriale il compito di remunerare la produttività del lavoro e di intervenire sulle numerose materie nelle quali non operano riserve da parte della contrattazione nazionale.

 

In questo contesto è nata la bilateralità nell’artigianato, che è oggi articolata in enti bilaterali regionali (e nelle province autonome di Trento e Bolzano), costituiti e gestiti pariteticamente dalle organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative. Una bilateralità che, al netto dell’edilizia artigiana (che fa parte del sistema di bilateralità delle casse edili), annovera circa un milione di lavoratori e 230.000 imprese. Si tratta di enti che erogano prestazioni di welfare contrattuale a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto e delle loro famiglie (per una disamina articolata delle prestazioni erogate si rimanda alla lettura del Bilancio Sociale 2023 della bilateralità, curato dall’Ente Bilaterale Nazionale dell’Artigianato – EBNA).

Si tratta di prestazioni che aiutano i dipendenti delle imprese artigiane e i loro familiari in particolari momenti di bisogno, nel contrasto al caro-vita, nell’istruzione e formazione, nella conciliazione vita-lavoro. Per questo si può dire che la bilateralità realizza concretamente, fra le proprie finalità, anche quella del raggiungimento del benessere individuale delle persone. La bilateralità non è solo questo, poiché eroga anche prestazioni per aiutare le imprese, soprattutto per fare fronte alle esigenze di innovazione tecnologica e a quelle connesse alle grandi transizioni in atto.

Completano il quadro i grandi enti bilaterali nazionali che si occupano di formazione continua (Fondartigianato), di sanità integrativa (Sanarti) e di ammortizzatori sociali (FSBA). In questo contesto, una particolare sottolineatura merita il Fondo di solidarietà bilaterale alternativo dell’artigianato – FSBA, un’esperienza unica in Italia di un fondo bilaterale che è stato autorizzato dalla legge a erogare ammortizzatori sociali per le imprese del settore, proprio in ragione della pregressa esperienza in materia maturata dalla bilateralità artigiana quando il comparto non aveva ammortizzatori legali. La bilateralità artigiana, nel caso di FSBA, è stata quindi riconosciuta e valorizzata dal legislatore, che ha dato mandato all’autonomia collettiva di prevederne le regole di funzionamento.

Ma l’obiettivo del nostro intervento non è quello di rappresentare una storia della bilateralità dell’artigianato, bensì quello di evidenziarne i principali caratteri distintivi partendo da alcune parole-chiave.

Nell’era di internet siamo ormai da anni abituati a fare le nostre ricerche sulla rete partendo da una parola chiave, cioè da una parola talmente importante che sia in grado di collegarsi a tutte le altre e fornire, appunto, la chiave per aprire le porte del significato di un testo.
Cercheremo di aprire le porte del significato della locuzione bilateralità artigiana partendo da alcune parole particolarmente importanti per comprenderne il significato.

A tal fine abbiamo individuato 7 parole, riportate di seguito in ordine alfabetico:


1. AUTONOMIA

La bilateralità artigiana è espressione dell’autonomia delle parti sociali, in quanto nasce non dalla legge, non per concessione di un’autorità, ma per fare fronte a una necessità reale e per volontà delle parti sociali. Caratteristica fondamentale degli enti bilaterali è il fatto di essere istituiti e disciplinati dall’autonomia collettiva, che ne rappresenta, dunque, la principale fonte di regolazione e di indirizzo.
La radice della bilateralità sta nella contrattazione collettiva: la bilateralità non è un passo indietro delle relazioni sindacali, ma un passo avanti.


2. CONCRETEZZA

La bilateralità è concretezza, perché deve essere utile alle persone e alle imprese, erogando prestazioni ideate e calibrate sulla base di una preventiva ed attenta lettura dei bisogni concreti, al fine di impiegare nella migliore maniera le risorse raccolte. L’obiettivo è anche quello di uscire dalla stretta logica sinallagmatica del rapporto di lavoro, per fornire risposte ai lavoratori e alle imprese che siano in grado di dare qualcosa in più. In questo senso la bilateralità va oltre la dimensione acquisitiva del lavoro per valorizzare anche la dimensione espressiva, facendo sì che il lavoro sia non solo giusto ma anche decente, permettendo al lavoratore di essere anche ascoltato e riconosciuto.


3. PARTECIPAZIONE (PARITETICITÀ)

La bilateralità, per le sue caratteristiche di pariteticità fra organizzazioni sindacali e datoriali nella regolazione, nella composizione e nella gestione, rappresenta una importante forma di partecipazione, al punto che si può certamente affermare che essa rappresenta il modello partecipativo peculiare delle imprese artigiane.
Il tema della partecipazione dei lavoratori nelle imprese, nel nostro Paese, non ha mai realmente attecchito, per diverse ragioni, né nella grande impresa né nelle PMI.
Eppure, si tratta di un principio sancito nella nostra Carta costituzionale.
In un sistema economico che, come quello italiano, è fatto per il 95% da imprese che occupano fino a 9 addetti (il 99,4% occupa fino a 49 addetti), certamente la bilateralità, declinata nelle varie forme, può rappresentare una valida strada.


4. SOLIDARIETÀ (INTERCATEGORIALITÀ)

Il termine solidarietà è basilare in un modello di bilateralità che, come quello artigiano, opera in un settore a elevata frammentazione produttiva e con una ridotta media di addetti per azienda, dove è certamente più conveniente, per lavoratori e imprese, affidare a un soggetto terzo l’erogazione, a condizioni predeterminate, di specifiche prestazioni.
Il principio di solidarietà consente, facendo premio sul rilevante numero di contribuenti, di dare prestazioni importanti a chi ne ha bisogno, ottimizzando così la resa dei grandi numeri del settore senza scontare la penalizzazione della frammentazione e l’egoismo dei settori più numerosi. In questo aspetto risiede anche un’altra caratteristica peculiare della bilateralità artigiana: l’intercategorialità, che consente di utilizzare il contributo dell’impresa della meccanica per dare prestazioni, quando necessario, al lavoratore dipendente da un’impresa tessile, e viceversa.


5. SUSSIDIARIETÀ

Il principio di sussidiarietà è un perno della bilateralità, poiché valorizza il ruolo della società e dei corpi intermedi.
La sussidiarietà, che opera in tutte le attività della bilateralità, non si contrappone all’autorità statale, al soggetto pubblico, ma ne sostituisce e/o integra l’azione laddove ciò sia più utile e vantaggioso.
Siamo in presenza di un arretramento da parte dello Stato in alcuni servizi di welfare, determinato da esigenze di finanza pubblica. Attraverso la bilateralità contrattuale si riescono ad ottimizzare gli interventi fra il pubblico e il privato, affidando la parte privata non a soggetti mossi solo da logiche di profitto, ma alle parti sociali, cioè a organismi che operano sempre nell’interesse pubblico.


6. IL TERRITORIO

Il principale punto di forza della bilateralità artigiana è dato, probabilmente, dal mantenimento del corretto equilibrio fra territorialità e appartenenza a un sistema.
Del resto, gli enti bilaterali, fuori dai territori di riferimento, perderebbero la loro principale ragion d’essere, cioè quella capacità di leggere i bisogni del territorio e fornire risposte su misura, per quel peculiare sistema di impresa e per quei lavoratori che operano sovente in un mercato del lavoro, a sua volta, del tutto peculiare.
Questo carattere è evidentemente connesso con quello di impresa diffusa, che è proprio dell’artigianato, ancora oggi presente e attivo in tutti i comuni italiani, dai più grandi ai più piccoli.


7. VALORE

È il vocabolo conclusivo, che però racchiude anche il senso più profondo della bilateralità artigiana, che non è una tecnica, non è solo un insieme di strumenti, ma esprime valori, è un valore essa stessa e, del resto, ognuna delle parole-chiave sopra riportate è l’espressione di valori importanti.
La bilateralità è quindi un incrocio di valori e concretezza.