Dopo quarant’anni, l’artigianato italiano si prepara a voltare pagina. La Commissione Industria del Senato ha approvato nei giorni scorsi l’emendamento che delega al Governo la riforma della legge quadro del 1985, aprendo la strada a una revisione profonda delle regole che definiscono l’identità e l’operatività delle imprese artigiane. Primo firmatario del provvedimento è il senatore Luca De Carlo*, presidente della stessa Commissione, che da tempo sottolinea la necessità di una normativa più coerente con la realtà produttiva di oggi: un tessuto fatto di imprese evolute, tecnologiche, aperte alla collaborazione e sempre più presenti sui mercati globali.

 

Senatore De Carlo, con l’emendamento al DDL PMI – del quale Lei è primo firmatario – si dà mandato al Governo di avviare una riforma della normativa quadro sull’artigianato dopo quasi 40 anni. Qual è, secondo Lei, l’elemento chiave che rende oggi indispensabile questa riforma?

 

«Il tempo: negli ultimi quarant’anni è cambiato il mondo, l’evoluzione tecnologica ha fatto passi da gigante, il mercato del lavoro ha subìto una rivoluzione e gli stessi scenari di mercato hanno cambiato volto. L’artigianato è tradizione, storia, cultura, identità, certamente; ma è anche continua innovazione, ricerca, novità. È anche – e soprattutto – economia, e per stare dentro al mercato di oggi bisogna essere non solo al passo con i tempi, ma soprattutto essere pronti alle sfide del futuro.»

Lei ha dichiarato: “con questo emendamento riportiamo l’artigianato nel presente e siamo pronti a proiettarlo nel futuro”. Quale “presente” e quale “futuro” ha in mente per le imprese artigiane italiane?

«Il presente lo abbiamo davanti agli occhi tutti quanti: siamo in un mercato globale dove l’eccellenza è valore aggiunto. Le sfide energetiche e occupazionali colpiscono trasversalmente tutti i settori produttivi, e l’artigianato ha quella capacità del “saper fare” – e fare bene – che è indispensabile per affrontare la situazione attuale; gli artigiani però non possono essere lasciati da soli, ecco quindi la necessità di una nuova legge che dia loro una “cassetta degli attrezzi” normativa al passo con i tempi. “Il futuro è un’ipotesi”, cantava un grande interista come Enrico Ruggeri, ma è chiaro che anche l’artigianato dovrà fare i conti con il ricambio generazionale, con la crescita dei sistemi tecnologici, con l’intelligenza artificiale. Questi sono i temi che i nostri artigiani dovranno essere in grado di affrontare nei prossimi anni.»

Nella riforma si è parlato anche di un fondo biennale per l’accesso al credito degli artigiani, poi saltato per mancanza di coperture: ce la faremo già nella prossima Legge di Bilancio?

«Il problema dell’accesso al credito è una difficoltà che le nostre imprese affrontano da tempo ed è fondamentale risolverla se vogliamo garantire loro vere prospettive di crescita. Nel DDL PMI, recentemente approvato dal Senato e sul quale abbiamo lavorato in Commissione, sono già previste misure importanti per assicurare alle piccole e medie imprese un più facile accesso al credito. Gli interventi si muovono su diversi fronti, come la riforma dei confidi e la valorizzazione dei beni in magazzino, con l’obiettivo di ampliare le opportunità di finanziamento e sostenere la liquidità delle aziende. Questi provvedimenti rappresentano solo l’inizio: stiamo già lavorando a ulteriori misure mirate per sostenere il settore artigiano e le piccole imprese, che rappresentano l’essenza più autentica del Made in Italy e sono la nostra punta di diamante per la competitività internazionale.»

Spesso nelle riforme dell’artigianato entrano in gioco vincoli societari, requisiti che molti artigiani e micro imprese considerano anacronistici. Quali sono, secondo Lei, i principali “vincoli anacronistici” che questa riforma punta a superare?

«Il mandato al Governo è chiaro: sarà necessario sedersi attorno al tavolo con tutti i protagonisti dell’artigianato nazionale, associazioni di categoria in primis, per capire assieme a loro quali sono le proposte, le idee, le innovazioni da inserire nella nuova legge sull’artigianato e quali invece le “storture” e gli anacronismi da non ripetere. Sarà una legge condivisa, non una proposta calata dall’alto, proprio per dare al mondo artigiano la cassetta degli attrezzi di cui a bisogno.»

Il percorso di modernizzazione non può prescindere dal ruolo della rappresentanza. Quanto importante è per lei che questo legame, tra politica e associazioni del territorio venga mantenuto e rafforzato?

«Il rapporto con le associazioni e con i territori è fondamentale: la politica non può più restare chiusa nei suoi palazzi, producendo burocrazia e restando sorda alle richieste di chi produce. Questo Governo ha scelto di stare dalla parte di chi fa economia e di chi crea posti di lavoro; io stesso, da presidente della Nona Commissione al Senato, in questi anni ho avuto modo di ospitare e confrontarmi nelle audizioni con decine e decine di realtà, da quelle del settore primario al commercio, dal piccolo artigianato alle industrie multinazionali. È solo con il confronto continuo con loro che si possono costruire quelle norme che fanno del bene alla nostra economia.»

Lei è primo firmatario anche del DDL sul pane fresco, stoppato però dall’Europa, come si può garantire la tutela  del valore delle produzioni alimentari artigiane?

«Siamo la Nazione con più DOP e IGP al mondo, e il Veneto è la regione che ne vanta il maggior numero in Italia: sono un’eccellenza che va difesa e tutelata. L’abbiamo fatto contrastando l’italian sounding, che pesa per 120 miliardi di euro all’anno sull’economia italiana; lo stiamo facendo con la proposta di legge sul pane fresco: anche in questo caso, vogliamo ammodernare una legge che ha alle spalle diversi anni. Vogliamo quindi tutelare il vero “pane fresco” e quello tradizionale, rendendo facilmente riconoscibile quello precotto e – soprattutto – quello veramente Made in Italy. A situazioni nuove servono risposte attuali e moderne che sappiano conservare il valore della tradizione artigianale aggiungendo quel pizzico di innovazione che da sempre contraddistingue l’artigianato italiano. Siamo invidiati e ammirati nel mondo non solo per la qualità delle nostre produzioni, ma anche per la sicurezza alimentare che questi rappresentano: sono valori unici che dobbiamo assolutamente difendere.»

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(Grazie a Confartigianato Veneto per aver reso disponibile a Spirito Artigiano l’intervista al senatore Luca De Carlo).


(*Luca De Carlo è senatore della Repubblica per Fratelli d’Italia dalle elezioni suppletive del 20-21 settembre 2020 (riconfermato poi con il voto del 25 settembre 2022); è stato Deputato alla Camera dal 23 marzo 2018 al 5 agosto 2020, primo parlamentare a sedere nei due rami del Parlamento nell’arco della stessa legislatura. Nasce nel 1972 a Pieve di Cadore, nel Bellunese; nel 2004 viene eletto consigliere comunale a Calalzo di Cadore, di cui diventa primo cittadino nel 2009, ruolo che ricopre per tre mandati, fino al 2024. Nel 2020 è nominato coordinatore regionale di Fratelli d’Italia in Veneto. Dal 2022 ricopre la carica di presidente della 9ª Commissione permanente “Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare” al Senato. Fa parte anche della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali e agroalimentari).


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