
Lo squilibrio demografico sta minacciando seriamente il presente e il futuro dello sviluppo economico e sociale del Paese. È quindi necessario esserne pienamente consapevoli, così da predisporre politiche efficaci sia da parte del sistema produttivo sia in ambito istituzionale.
In assenza di consistenti flussi migratori, la popolazione in età lavorativa si ridurrà sensibilmente nei prossimi decenni, mentre aumenterà in modo continuo il numero degli over 65: a inizio 2025 saranno circa 14,5 milioni, pari al 24,7% della popolazione totale. Nei prossimi dieci anni, molti nuovi pensionati avranno un basso livello di istruzione, mentre circa l’80% dei nuovi lavoratori sarà diplomato o laureato. Sostituire i lavoratori più istruiti sarà possibile; rimpiazzare quelli meno qualificati, molto meno. Allo stesso tempo, continuerà l’emorragia di giovani diplomati e laureati verso l’estero o verso regioni percepite come più dinamiche.
Questi fenomeni interesseranno l’intero Paese, ma avranno un impatto più marcato nelle aree economicamente fragili e nelle zone rurali, montane o periferiche, già caratterizzate da una popolazione più anziana.
Cambiamenti così profondi e repentini non hanno precedenti recenti né remoti. Durante il boom produttivo del 1970-2010, molte regioni italiane hanno potuto contare su un’abbondanza di nuovi lavoratori autoctoni, integrati da flussi significativi di manodopera straniera. Oggi, invece, il sistema produttivo italiano — manifatturiero, agricoltura ad alta intensità di lavoro, turismo e servizi — è già in drammatica carenza di personale e difficilmente sarà in grado di assorbire ulteriori riduzioni.
Come affrontare questa carenza di capitale umano, evitando un calo del reddito e della ricchezza? È illusorio pensare che automazione e intelligenza artificiale possano sostituire i lavoratori mancanti. Questo potrà avvenire in alcuni settori, ma in altri — come i servizi alla persona — il lavoro umano resta insostituibile.
Occorre valorizzare sacche di lavoro inutilizzato o mal utilizzato, in particolare lavoro femminile, giovanile e dei pensionati attivi. Tuttavia, anche un maggiore impegno della popolazione già residente non basterà: molte donne adulte e anziani in buona salute svolgono già lavori di cura non retribuiti, che andrebbero comunque sostituiti se entrassero nel mercato del lavoro.
Di conseguenza, l’attrazione verso nuovi arrivi, in particolare per lavori manuali e per tutti i settori essenziali, sarà nei prossimi due decenni irresistibile. Sarà quindi necessario agire su tre fronti: trattenere i giovani, mitigare le conseguenze dell’invecchiamento e favorire ingressi migratori ordinati.
Parallelamente, occorre sostenere le famiglie affinché possano avere i figli desiderati. Nel 2024 sono nati appena 369.944 bambini, con un tasso di fecondità di 1,18 figli per donna, ai minimi storici rispetto ai 576.000 del 2009. Interventi di conciliazione tra lavoro e vita familiare sono quindi fondamentali per invertire questa tendenza.
Il futuro demografico e occupazionale dell’Italia non è scritto: le sfide sono complesse e profonde, ma affrontabili. Richiedono visione strategica, scelte coraggiose e un impegno condiviso tra istituzioni, imprese e cittadini, con la consapevolezza che le decisioni di oggi determineranno la vitalità economica, sociale e umana del Paese di domani.
(Estratto dell’intervento del prof. Gianpiero Dalla Zuanna (Università di Padova e Accademia dei Lincei) al convegno “Rappresentanza e contrattazione”, H-FARM – giovedì 20 novembre 2025 – L’inverno demografico e il futuro del lavoro in Italia: sfide e opportunità per la crescita occupazionale)
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(*Gianpiero Dalla Zuanna (23.9.1960), professore di Demografia a Padova, ha insegnato anche a Roma “La Sapienza” e a Messina. Ha pubblicato oltre 200 articoli, capitoli e libri, collaborando con economisti, sociologi, statistici, storici, geografi e archeologi. Ha coordinato indagini sul comportamento riproduttivo, la prima indagine italiana sugli immigrati di seconda generazione e il progetto CHILD sulla demografia storica. Ha trascorso periodi di ricerca a Tokyo, Mosca, Canberra, Melbourne, Irvine e Losanna. È stato membro di commissioni centrali del MIUR e consulente del Ministero per le politiche della famiglia. Tra il 2013 e il 2018 è stato Senatore della Repubblica, partecipando alle Commissioni Salute e Ambiente e alle Conferenze ONU sul clima di Lima e Varsavia. È editorialista per quotidiani nazionali e membro del comitato editoriale di Neodemos.)
Fondazione Germozzi
A Manlio Germozzi, fondatore di Confartigianato, e a sua figlia Maria Letizia, è dedicata la Fondazione Manlio e Maria Letizia Germozzi Onlus.
Costituita da Confartigianato per onorare la memoria del grande interprete del mondo della piccola impresa, la Fondazione ha come obiettivo principale quello di promuovere la cultura dell’impresa “a valore artigiano”.
