Il contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) è frutto di anni di contrattazione tra le parti sociali maggiormente rappresentative che non ha la funzione di fissare solo il salario, ma è un processo sociale di regolazione del mercato del lavoro che interviene su molte altre materie accanto ai minimi tabellari, come gli scatti di anzianità, le mensilità aggiuntive ma anche il welfare contrattuale e il sistema della bilateralità.

La contrattazione collettiva è un processo lento, rispetto alla frenesia dei tempi moderni (algoritmi, app), però è strumento fondamentale di democrazia e partecipazione per tutti i soggetti e le organizzazioni che vi partecipano. Inoltre, a quanto previsto dai contratti nazionali, vanno aggiunte le conquiste della contrattazione di secondo livello, aziendali e territoriali, che integrano ed ampliano lo spettro delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

È compito della contrattazione collettiva garantire una remunerazione decente, un ambiente di lavoro sicuro e alimentare il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie, oltre a valorizzare e riconoscere le competenze e la professionalità di chi lavora.

 

Il protagonismo delle parti sociali ha permesso da oltre 30 anni di costruire e potenziare, attraverso il contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto artigiano, un sistema di welfare contrattuale con l’erogazione di strumenti bilaterali per la gestione di alcuni aspetti della vita delle imprese artigiane e la tutela dei lavoratori ad esse occupati come la formazione, la sanità integrativa e l’assegno di integrazione salariale in presenza di crisi aziendale, e in fase di discussione, tra le parti sociali, la previdenza complementare.

Inoltre, a quanto previsto dai contratti nazionali dell’artigianato, va aggiunta la contrattazione regionale, che integra ed amplia gli strumenti della bilateralità, a sostegno delle imprese su salute e sicurezza, acquisto di attrezzature, contributi per la maternità delle imprenditrici e a sostegno dei dipendenti come i rimborsi per i testi scolastici, bonus natalità, contributi per nuclei famigliari con disabili minori e favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata, solo per fare alcuni esempi.

Nel 2024 per la prima volta è stato presentato il Bilancio Sociale di Ebna/Fsba, il sistema nazionale della bilateralità nell’artigianato, decisione assunta dal Consiglio di Amministrazione dell’Ente e dalle organizzazioni maggiormente rappresentative del sistema produttivo nazionale e regionale, quelle sindacali (CGIL, CISL, UIL) e quelle datoriali (Confartigianato Imprese, CNA, Casartigiani, CLAAI).

Il bilancio sociale ha messo in luce, attraverso i 19 Enti Bilaterali regionali e i 2 Enti Bilaterali per le Provincie Autonome di Trento e di Bolzano, la molteplicità delle prestazioni offerte, per far fronte alle numerose e diversificate, esigenze delle imprese e dei datori di lavoro, nonché dei loro lavoratori dipendenti.

In questo senso la bilateralità nazionale e regionale oltre a rappresentare esperienze di successo della contrattazione collettiva, è anche fonte di quello che viene definito salario “accessorio” o indiretto.

 

Una tappa fondamentale nella storia della bilateralità è rappresentata dal d.lgs n.148 del 2015 (Jobs Act), che sancisce il principio della obbligatorietà dell’adesione alla bilateralità dell’artigianato, unico soggetto titolato ad erogare le prestazioni degli ammortizzatori sociali nel settore dell’artigianato.

 

Per questo è importante non scindere la bilateralità dalla contrattazione collettiva, come alcune organizzazioni minori (imprese e sindacati di comodo) vogliono fare siglando accordi   con bassi salari e senza prestazioni a favore dei lavoratori e dei datori di lavoro.

Ci troviamo in una situazione per molti aspetti inimmaginabile fino a pochi anni fa. La pandemia, la guerra in Europa e in Medio Oriente, la crisi climatica, ambientale e demografica, la necessità di rivedere i nostri modelli di sviluppo. Questa complicata situazione globale ha reso più evidenti e importanti alcuni temi, come il valore del lavoro che deve essere nuovamente valorizzato come momento basilare per la ricerca di senso nella vita, oltre a essere strumento di partecipazione democratica alla società politica, di maturazione personale e di sostegno alla famiglia. Ogni lavoro, anche quello considerato più umile, contribuisce allo sviluppo delle persone e della comunità, arricchendo tutti, non solo economicamente. Di tutto questo ne hanno più bisogno principalmente le giovani generazioni.

Per questo le parti sociali, maggiormente rappresentative, sono chiamate a dare risposta a imprese e lavoratori, sfruttando la leva della contrattazione e della partecipazione ma hanno anche il compito di far conoscere la potenzialità e l’importanza che svolge la bilateralità per la costruzione di un nuovo welfare, che oltre a fungere da supporto al welfare istituzionale risponde ad un bisogno reale dei settori produttivi e aiuta le lavoratrici, i lavoratori nei loro bisogni quotidiani e familiari.

Il welfare deve dare strumenti e risorse per la conciliazione tra vita familiare e quella lavorativa, per i bisogni emergenti dal lavoro a distanza, per una nuova mobilità delle persone e del lavoro, o per i nuovi ritmi di vita imposti dalla digitalizzazione dei processi produttivi.

Gran parte del welfare, anche pubblico, è frutto di lotte sindacali e della contrattazione collettiva; welfare che ormai si dà per scontato, dimenticandone le origini e che rischia di essere svalutato da chi vuole ridimensionare il ruolo delle parti sociali.

Ruolo, fortemente innovativo che viene agito attraverso la contrattazione collettiva e il sistema della bilateralità che è stato creato a metà del secolo scorso, sviluppato anche nel nostro comparto e che necessita di ulteriori esenzioni fiscali.

Il compito responsabile delle imprese e del sindacato è comprendere il cambiamento e poi attivarsi per governarlo, avendo chiari quali sono i principi che devono essere al di sopra di tutto. Centralità della persona, primato del lavoro sul capitale, solidarietà e sussidiarietà non possono venire messi a repentaglio da alcuna rivoluzione del mondo del lavoro.

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