Il lavoro artigiano rappresenta un’esperienza unica di responsabilità, creatività e relazione con il mondo circostante. Non si tratta soltanto di produrre beni o servizi, ma di vivere un impegno concreto all’interno di contesti relazionali di prossimità, in piccole comunità, in un rapporto diretto e consapevole con il territorio. In questo senso, l’attività artigiana diventa un esercizio di libertà e autonomia, capace di sviluppare responsabilità verso i collaboratori, la comunità e il bene comune.

 

«La valorizzazione del lavoro artigiano ha un impatto diretto sulla democrazia e sulla coesione sociale. Esso introduce nel mercato e nella società valori umani primordiali, originali, che non possono essere sostituiti da logiche esclusivamente economiche o tecnologiche»

 

San Giovanni XXIII, nella Mater et Magistra, sottolineava come gli artigiani sparsi nel mondo debbano essere consapevoli della nobiltà della loro professione, del valore che apportano alla comunità e del ruolo nel mantenere vivo il senso di responsabilità e lo spirito di collaborazione. Operare con finezza, dedizione e originalità non è soltanto un modo di fare, ma un impegno culturale e sociale che trasforma il lavoro in testimonianza di civiltà.

Il Papa Roncalli indicava ai poteri pubblici la necessità di azioni concrete a sostegno degli artigiani, riconoscendo che essi portano con sé valori umani genuini e contribuiscono al progresso della civiltà. Questa visione positiva della responsabilità e del lavoro dell’artigiano rimane oggi attuale e cruciale. Nel contesto contemporaneo, caratterizzato da quella che Papa Francesco definisce una “policrisi”, le crisi economiche, sociali, ambientali e tecnologiche si intrecciano e accelerano a vicenda, moltiplicandone gli effetti devastanti. La sfida è enorme: mantenere vive le comunità, preservare la dignità del lavoro, coniugare innovazione e valore umano.

La crisi del Covid-19 ha reso evidente come i momenti di difficoltà possano diventare occasioni di riflessione e riorganizzazione, purché affrontati con spirito collaborativo. Papa Francesco ha più volte ricordato che da una crisi non si esce mai uguali e non necessariamente migliori: la tentazione dell’egoismo e della contrapposizione può prevalere se non si lavora insieme. Tuttavia, la crisi può diventare un’opportunità per riordinare le priorità, ripensare il presente e immaginare nuovi scenari di sviluppo, dove lavoro, famiglia, impresa e comunità si intrecciano in un equilibrio responsabile.

L’azione di contenimento di una crisi economica, sociale o energetica deve essere accompagnata dalla capacità creativa di ripensare la realtà, di rimaginare il mercato e l’attività economica, di conciliare lavoro, impresa e famiglia. Solo così le crisi possono trasformarsi in occasioni di crescita collettiva e rafforzamento della comunità.

Come Leone XIII, con la storica enciclica Rerum Novarum, affrontò la questione sociale durante la prima rivoluzione industriale, così oggi la Chiesa propone strumenti interpretativi per affrontare la nuova rivoluzione tecnologica e digitale. L’intelligenza artificiale rappresenta una sfida epocale per la dignità umana, la giustizia e il lavoro. Essa modifica profondamente settori come finanza, energia, logistica, marketing, gestione dei rischi, organizzazione del lavoro e formazione, e richiede attenzione alla concentrazione dei canali informativi, che possono essere controllati da pochi soggetti.

 

«L’esperienza dell’artigiano, con la sua conoscenza concreta del lavoro, del territorio e dei collaboratori, diventa fondamentale per preservare ricchezza, pluralismo e creatività in un mondo sempre più digitalizzato. La tecnologia deve supportare e amplificare il lavoro umano, senza sostituirne il giudizio, l’etica e la responsabilità»

 

Un rischio concreto dell’innovazione tecnologica è la dequalificazione del lavoro, ridotto a funzioni ripetitive o rigidamente automatizzate. Per questo la formazione, l’aggiornamento professionale e la valorizzazione delle competenze diventano strumenti indispensabili per esaltare la creatività e l’impegno dei laboratori artigiani. Ogni laboratorio ha il potenziale per essere un luogo di innovazione, sperimentazione e crescita, dove la qualità del lavoro non si misura solo in termini di produttività, ma di valore umano e culturale.

Papa Francesco ha ricordato che il lavoro non è soltanto un mezzo per ottenere reddito, ma una dimensione fondamentale della vita, uno strumento di maturazione personale e di realizzazione di sé. Attraverso il lavoro, l’uomo comprende meglio se stesso, dialoga con gli altri, contribuisce alla costruzione della società e diventa parte attiva nella promozione della pace. Il lavoro artigiano, in particolare, è un modello di collaborazione, attenzione reciproca e dedizione alla comunità.

Il lavoro, oltre a generare reddito e progresso, ha un valore etico e sociale. È luogo di incontro, collaborazione e condivisione, dove si apprendono il rispetto, la solidarietà e l’attenzione verso l’altro. L’artigiano, con la sua capacità di creare bellezza, utilità e innovazione, diventa un custode di valori universali e promotore di coesione sociale. Ogni gesto creativo diventa un contributo al bene comune, alla giustizia e alla pace.

Papa Leone XIII aveva indicato due elementi fondamentali per garantire equilibrio sociale: la concordia e l’associazionismo. La concordia consente di sostituire la contrapposizione aprioristica con un ordine condiviso, mentre l’associazionismo permette agli uomini di agire insieme per il bene comune. Questa lezione rimane attuale: le diseguaglianze, i flussi migratori, i cambiamenti climatici, le guerre e le innovazioni tecnologiche richiedono una risposta comune, partecipata e responsabile.

La dottrina sociale della Chiesa non consiste in semplici affermazioni, ma in un cammino: avvicinarsi ai problemi, comprenderli nella loro complessità e proporre soluzioni attraverso dialogo, amicizia sociale e partecipazione attiva. Ogni generazione si trova di fronte a sfide nuove, che richiedono apertura mentale, capacità di ascolto e visione corale. L’alleanza per la speranza proposta da Papa Francesco, inclusiva, lungimirante e fondata sui dati di realtà, offre un modello per costruire una società più equa e solidale.

Il bene comune si realizza solo quando tutti gli attori – cittadini, lavoratori, imprenditori, artigiani, famiglie e associazioni – contribuiscono con responsabilità e impegno. La soggettività creativa, come ricordava Giovanni Paolo II, è la chiave per affrontare le crisi, generare sviluppo e preservare la coesione sociale.

 

«Lo sviluppo reale non nasce dai piani statali o dai poteri astratti, ma dai soggetti concreti: chi lavora, chi investe tempo e competenze, chi scommette su imprese capaci di generare progresso. L’artigiano è protagonista di questa dinamica: la sua attività quotidiana diventa testimonianza di responsabilità, cultura e valore umano. La creatività, la manualità e la cura del dettaglio si trasformano in strumenti di coesione sociale e crescita collettiva»

 

Il lavoro artigiano non è solo produzione materiale, ma pratica etica e sociale. Attraverso esso si costruiscono comunità, si trasmettono valori, si educano le nuove generazioni alla responsabilità e all’attenzione verso gli altri. La dimensione umana del lavoro, il legame con il territorio e la capacità di innovare senza perdere il senso della tradizione rappresentano la sfida più importante per le società contemporanee.

Le crisi, le innovazioni tecnologiche e le trasformazioni globali richiedono uno sforzo congiunto. L’artigiano, custode di valori universali e promotore di coesione sociale, resta un modello esemplare. Le mani che creano, modellano e trasformano la materia sono simbolo di un impegno che unisce tecnica, cuore e intelligenza. Attraverso questo impegno si costruisce sviluppo, giustizia, pace e felicità per la comunità.

La sfida del presente e del futuro è chiara: combinare tradizione e innovazione, responsabilità individuale e bene comune, creatività e tecnologia. Il lavoro artigiano, con la sua umanità, il legame con il territorio e la capacità di generare valore, costituisce una risposta concreta e positiva, offrendo al contempo un esempio di partecipazione sociale, etica e culturale.

In un mondo in rapida trasformazione, la manualità e la creatività degli artigiani rimangono fari di umanità, indispensabili per il progresso della società e per il bene di tutti. La loro opera quotidiana, fatta di dedizione, intelligenza e cura, rappresenta un impegno silenzioso ma vitale, capace di costruire un futuro più giusto, solidale e pieno di speranza.


Giuseppe Baturi

Giuseppe Baturi

S.E. Mons. Giuseppe Baturi è Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana e Arcivescovo di Cagliari. Ordinato sacerdote nel 1993, ha ricoperto incarichi di rilievo nella CEI, occupandosi di diritto canonico e pastorale. È stato nominato arcivescovo nel 2019 e Segretario Generale della CEI nel 2022. Cappellano di Sua Santità e Gran Priore dell’Ordine del Santo Sepolcro, unisce ministero episcopale e responsabilità istituzionali a servizio della Chiesa e della società.

SPIRITO ARTIGIANO

Un progetto della Fondazione Manlio e Maria Letizia Germozzi onlus

Privacy Preference Center