Firenze è una città unica al mondo per la capacità di sintetizzare tradizione, cultura e artigianato di qualità. Non poteva che essere il capoluogo toscano, quindi, l’ambientazione naturale della storia che vi stiamo per raccontare. Quella della Brandimarte, un’eccellenza assoluta nell’argenteria artigiana.

Brandimarte è uno dei personaggi dell’Orlando innamorato prima e dell’Orlando furioso poi. Un cavaliere forte e coraggioso, un guerriero passato per l’inferno della schiavitù prima di raggiungere la nobiltà cavalleresca. Tutte virtù di un altro Brandimarte, uno dei due protagonisti di questo capitolo dei Ritratti del Lavoro: Brandimarte Guscelli, un maestro che ha scritto pagine importanti dell’artigianato fiorentino.

Mio nonno era una persona istrionica e carismatica, un artigiano rivoluzionario, amato ed apprezzato da tutta Firenze. Le sue famigerate feste in campagna ospitavano la nobiltà fiorentina e la classe operaia, tutti seduti alla stessa tavola”.

A parlare è la seconda protagonista di questa storia, Bianca Guscelli, che dal nonno ha ereditato il carattere, l’amore per l’argento e le capacità imprenditoriali.

Dopo la morte di mio nonno, l’azienda è passata a mio padre Stefano e a mia zia Giada – comincia a raccontare questa giovanissima imprenditrice toscana, che di Firenze ha il fascino, l’eleganza e l’inconfondibile intercalare – che hanno continuato con maestria e genialità il lavoro di mio nonno. Per venticinque anni, l’azienda ha continuato a conquistare il mercato italiano e quelli internazionali, oltre alla fiducia degli appassionati dell’argento”. Nel 2014, però, il concatenarsi di una serie di cause ha portato alla chiusura della Brandimarte. Su tutti, la struttura aziendale, l’aumento dei costi di magazzino, in linea con l’incremento del prezzo dell’argento, e le sanzioni alla Russia, uno dei mercati principali della Brandimarte. 
È a questo punto che entra in scena Bianca. “Una mattina, assolutamente per caso, mi trovavo a casa dei miei. Squilla il telefono e rispondo – ricorda Bianca – Dall’altra parte del telefono annunciavano la data dell’asta del nostro marchio. Alla fine, senza parlarne con i miei genitori, con l’aiuto del mio compagno Stefano ho deciso di presentarmi all’asta per riprendere il marchio”.

Oggi, ad un anno dalla rinascita, la Brandimarte è una tradizione che continua ormai da tre generazioni nella famiglia Guscelli, da Brandimarte a Stefano e Giada, ora a Bianca.

Una piccola impresa artigiana che ha una struttura aziendale moderna e dinamica, con una naturale propensione all’innovazione di prodotto e di commercializzazione, che punta sull’arte e sul design per dare nuova linfa alla cultura dell’argento.

È un materiale fantastico, con numerose qualità. L’argento, infatti, è antibatterico e antibiotico, ha la capacità di esaltare gli aromi ed è il miglior conduttore di calore esistente. Tutte qualità già note agli antichi Romani – racconta con voce appassionata – Produciamo collezioni per la tavola, gioielli e opere d’arte moderna, puntando su un nuovo stile e sulla valorizzazione dell’argento, che esportiamo in Francia, Svizzera, Russia e sul mercato statunitense. Il nostro prodotto di punta è il calice da tavola in argento, proprio per le qualità di cui vi parlavo”. Prodotti moderni e innovativi, pensati per un target giovanile. Le tecniche di lavorazione, però, sono ancora quelle della gloriosa tradizione artigiana fiorentina, che proprio la Brandimarte ha contribuito a definire.

Una delle intuizioni di mio nonno, continuata poi da mio padre, fu quella di applicare la tecnica della battitura alla lavorazione dell’argento. Una tecnica che imparò dai gitani, che la utilizzavano per il rame. Prima di lui, infatti, tutti lavoravano all’inglese, donando ai prodotti un aspetto liscio e non a buccia d’arancia come il nostro argento”, conclude una ragazza che sta riportando il glorioso nome di Brandimarte in tutto il mondo.


Bianca Guscelli fotografata da Ivan Demenego
Testo di Fabrizio Cassieri