Luca Corinaldesi è un giovane imprenditore marchigiano, capace di portare la storica azienda di famiglia in un presente fatto di bit digitali, di welfare per i propri collaboratori e di contaminazioni tra l’arte e l’alta moda confezionata tra le mura della sede di Filottrano, in provincia di Ancona.
Il Ricamificio Filottranese è una piccola impresa che produce abiti e accessori per l’alta moda, con talento artistico, competenze imprenditoriali e tanta tecnologia, “che ci ha permesso di rispondere con puntualità ai ritmi sfrenati dell’alta moda di oggi. Se qualche anno fa il nostro lavoro si basava su una programmazione per due stagioni, oggi il mercato chiede una produzione continua, immediata e pronta nelle risposte da offrire ai clienti”, ci spiega Luca Corinaldesi, un giovane imprenditore solare e simpatico, cresciuto nell’azienda che i genitori, Paolo e Anna, hanno fondato 35 anni fa. “Ho iniziato a lavorare subito dopo la scuola. A quel tempo producevamo tasche per jeans e avevamo una sola macchina. Il lavoro e il mercato erano totalmente diversi”.
Oggi, il Ricamificio Filottranese collabora con i più prestigiosi marchi dell’alta moda italiana e internazionale, ha 26 collaboratori e una splendida sede nel cuore di quello che fu uno dei distretti italiani della moda. “Il nostro mercato ha vissuto anni di profonda crisi, che ha decimato le aziende attive anche qui nel nostro territorio. Siamo piccoli imprenditori e dipendiamo molto dai grandi marchi per cui produciamo i capi. Una posizione difficile da sostenere se non si hanno spalle solide e un’ottima programmazione imprenditoriale. E spesso non sono bastate neanche queste per tante piccole imprese del nostro settore”, aggiunge Corinaldesi con un tono amaro. “Abbiamo affrontato la crisi rivedendo l’organizzazione del lavoro, innovando i processi produttivi e passando alla progettazione digitale”, racconta mentre apre la porta di uno studio dove un gruppo di giovani creativi sta elaborando al computer i prossimi modelli da realizzare.
“Il nostro lavoro inizia dai modelli digitali, che poi inviamo ai macchinari per la produzione. Sono macchine di ultimissima generazione, che ci permettono di sprigionare tutte le potenzialità e la magia creativa del punto croce, che poi è il nostro vero segreto”.
Può sembrare paradossale, ma la crescita degli ultimi anni è dovuta “proprio alla valorizzazione e all’innovazione della più antica tecnica di ricamo: il punto croce. È questo che le case di alta moda apprezzano maggiormente di noi. L’anno scorso abbiamo cucito un milione di punti per ricreare un dipinto su una gonna. Ad oggi, è la nostra creazione più impegnativa”, dice mentre sfoglia un album pieno di foto di abiti e creazioni incredibili. “Oltre all’innovazione, i nostri punti di forza sono la puntualità nelle consegne e la creatività che contraddistingue le nostre creazioni. Questi valori ci hanno permesso di conquistare la fiducia dei grandi marchi e quella dei mercati esteri, dove apprezzano il made in Italy più di noi italiani”, aggiunge con ironia.
“È difficile lavorare in Italia, certe volte si ha l’impressione che le pmi siano il bancomat dello Stato, fisco e burocrazia chiedono sempre qualcosa in più. Il mondo è cambiato, però, i mercati sono cambiati, spero che cambi anche questo atteggiamento nei confronti di noi piccoli imprenditori. Siamo una risorsa importante per il Paese, non soltanto per l’economia italiana, ma anche per le tradizioni e la cultura che continuiamo a tramandare”.