Il gigante è malato. La Cina, reduce dalla conclusione del congresso del partito comunista, appare sull’orlo di una “crisi verticale”. La sintesi è di Giulio Sapelli, economista e professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano che, in un’intervista a formiche.net in vista dell’imminente visita del cancelliere tedesco Scholz a Pechino, ragiona sui futuri scenari geopolitici. «La dipendenza tedesca dalla Cina – così Sapelli –  presupporrebbe che la Cina abbia un destino luminoso dal punto di vista della crescita economica. Invece la visita non è che una continuazione di quel percorso che la storiografia più intelligente ha sviluppato del percorso della Germania verso Oriente». Insomma quasi una tappa obbligata. Tant’è, ragiona sempre l’economista, «il cancelliere non può che andare a Pechino, come la Germania non può che passare per Mosca: questo da un punto di vista dei cicli dell’accumulazione capitalistica. Allargare la circolazione del capitale lo si può fare o con la potenza marittima o con la rete, quindi è questo che provoca il conflitto con gli Stati Uniti». Dal canto loro gli Usa, prosegue il presidente della fondazione Germozzi, hanno fatto un altro ragionamento: «Il conglomerato teutonico-russo-cinese ha un asse di raccolta attorno all’industria e alla tecnologia, e si scontra con quel conglomerato capitalistico statunitense e cinese che ha come sua essenza la leva fiscale. Non dimentichiamo che Clinton fece entrare la Cina nel Wto nel 2001 e la Russia nel 2011». Esistono riflessi sul conflitto in Ucraina?  «Sì, ma nascono tra gli Urali e Vladivostok e tra gli Urali e Pechino – risponde Sapelli – .  Sono determinati dal conflitto di questi due macro capitalismi, quello teutonico, russo cinese e quello statunitense-cinese, che ora cerca un prolungamento, cosa che i tedeschi non possono fare nell’Indo-Pacifico. Osservo che l’ex presidente Barack Obama era dell’idea di fare il World Trade Pacific Agreement col Vietnam, poi è arrivato Donald Trump che scioccamente lo ha fatto con Cina, commettendo un errore geo strategico, fondamentale perché dà alla Cina la possibilità di sostituire le importazioni, quindi aumenta la sua potenza. Ma ho una certezza: la Cina è sull’orlo di una crisi verticale, accentuata anche dal neo maoismo di Xi Jinping, perché il maoismo ha sempre portato male alla Cina, comportando fame e carestie». Sul motivo per il quale il cancelliere tedesco non abbia voluto allargare la sua visita al numero uno dell’Eliseo e a Von der Leyen, l’economista ha le idee piuttosto chiare: «Scholz non vede i margini di convivenza tra i due capitalismi con la scelta sciagurata della transizione energetica. Lo dimostra la decisione di diminuire dai 400mila a 500mila posti di lavoro indotti dalla motorizzazione a scoppio: il pericolo in Europa con la transizione ecologica è che si instauri tra Francia e Germania un gioco a somma zero. Abbiamo creato il concetto di equilibrio europeo. Ma quello che la gente non capisce è che queste transizioni dall’alto stanno distruggendo l’equilibrio europeo perché il tasso di profitto delle imprese scende, i margini scendono e quindi non c’è più possibilità di avere giochi a somma positiva per entrambi i contendenti. I giochi sono a somma zero perché c’è una caduta tendenziale del saggio di profitto, quindi si va in Cina o si va in Russia».

 

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