Se c’è una cosa che abbiamo capito in tutta questa moltiplicazione di applicazioni basate sull’Intelligenza Artificiale (AI) è che questi sistemi creano in modo rapidissimo e con un’abilità sorprendente contenuti come testi, immagini, video, righe di codice. che prima avrebbero richiesto un intervento umano qualificato.

Basta scrivere delle righe di testo (prompt) per ottenere il risultato sperato in pochi secondi. Allo stesso tempo, chiunque abbia provato un sistema di AI si è reso immediatamente conto che il software, se così possiamo definirlo, non ha nessuna cognizione di quello che sta facendo. E’ come uno studente che ha imparato a memoria un testo ma non ne ha compreso il significato. A domanda risponde. Se non avete ancora provato, loggatevi su ChatGPT e provata a chiedere “Ho 6 uova: ne ho aperte 2, fritte 2 e mangiate 2. Quante uova mi sono rimaste?”. Sono sicuro che la risposta vi strapperà un sorriso.

 

‘L’AI sa tutto di grammatica ma non conosce la semantica. Non riesce a cogliere il senso delle cose. Almeno per ora’

 

Per dirla in modo più forbito prendendo a prestito le parole del filosofo Luciano Floridi, l’AI sa tutto di grammatica ma non conosce la semantica. Non riesce a cogliere il senso delle cose. Almeno per ora.

Ho fatto questo premessa perché penso che questo sia il punto fondamentale da cui dovremmo partire nel momento in cui proviamo ad accostare l’AI al mondo dell’artigiano. Se c’è un valore distintivo del lavoro artigiano è proprio legato al senso profondo dell’agire. Non è pura ripetizione. L’artigiano è consapevole di ciò che vuole realizzare, compie un gesto intenzionale che pur avendo radici nella cultura è anche espressione di un tocco personale e unico. L’originalità del tocco umano è l’elemento che merita una riflessione.

 

‘La combinazione tra esperienza soggettiva del cliente e l’esperienza del senso dell’agire dell’artigiano rappresenta un elemento difficilmente replicabile’

 

Quando parliamo di tocco umano, l’aspetto da considerare non è solo quello realizzativo ma anche le ragioni che hanno portato l’artigiano a scegliere determinate soluzioni. In altre parole, il significato di ciò che l’artigiano sta facendo, la sua storia, le motivazioni che lo hanno portato a lavorare nella realizzazione di un particolare prodotto sono oggi gli aspetti maggiormente interessanti e ricercati dai consumatori. E’ un fenomeno che possiamo vedere molto bene nel settore del lusso, dove l’attenzione al fatto a mano si evidenzia non solo nella qualità produttiva ma anche nello storytelling, nel racconto del processo artigiano. Analogamente, molti artigiani hanno iniziato ad utilizzare i social network e il digitale per raccontare non solo il risultato del loro lavoro ma le motivazioni del loro agire. Come il racconto che su Instagram Daniela Diletti, alias la Marchigiana, ha costruito sul senso del fare scarpe artigianali.

Infatti, quanto si parla oggi di esperienza si fa riferimento sia al percorso che compie il consumatore dal momento in cui entra in contatto con l’azienda fino al pre e al post acquisto, sia alla conoscenza del contesto culturale che è alla base dell’azione dell’artigiano stesso. Questa combinazione tra esperienza soggettiva del cliente e l’esperienza del senso dell’agire dell’artigiano rappresenta un elemento difficilmente replicabile.

Dobbiamo pensare all’unicità del tocco umano come ad un valore aggiunto e non come ad un rifugio. L’AI sarà uno strumento che useremo sempre più spesso e che sarà utile agli stessi artigiani, ad esempio per moltiplicare gli stimoli creativi oppure per affrontare da un punto di vista diverso, quello degli algoritmi, una specifica questione.

Quello che conta è costruire una maggiore complementarità con i nuovi strumenti che la tecnologia (oggi l’AI domani chissà) ci mette a disposizione. Se è vero che la tecnologia sembra invadere campi che prima erano appannaggio degli umani, allo stesso tempo ci offre la possibilità di ragionare su ciò che effettivamente ci distingue dalle macchine.

Foto di Anna Shvets da Pexels