Alleanza con il territorio, persone, unicità, competenze, flessibilità, creatività ed innovazione sono i protagonisti di una interessante pagina, pubblicata sull’inserto Marketing24 de Il Sole 24 ore di lunedì 28 marzo, che apre una finestra sulla riscoperta dei Valori alla base dello Spirito Artigiano e li pone a pieno titolo come asset strategici per la vita delle imprese di ogni dimensione, a livello nazionale ed internazionale.
Gli autori, G. Colletti e F. Grattagliano, riportano in modo diffuso l’esperienza del Regno Unito dove il pubblicitario Hugh Mc Leod ha coniato il termine ‘Global Microbrand’. E’ una espressione che vuole rappresentare un orientamento imprenditoriale vincente che vede il processo produttivo fermamente radicato nel territorio e capace di esprimerne le specificità, ma coniuga ad esso la valorizzazione delle innovazioni digitali per consentire alle imprese di accedere ad un mercato diffuso.
Sono diversi gli esempi descritti nell’articolo, da una seguitissima trasmissione della BBC dove artigiani orafi, meccanici e falegnami sono coinvolti nel restauro di oggetti dal valore spesso affettivo, all’esperienza di un gruppo di sarti che, grazie al web, possono lavorare in tutto il mondo.
La sostenibilità, la volontà di recuperare un oggetto piuttosto che riacquistarlo, il desiderio di un prodotto che esprima la creatività e l’unicità e che si discosti dalla produzione di massa, la qualità intrinseca di un bene, capace anche di raccontare la tradizione, la storia del territorio e degli artigiani che lo hanno realizzato.
Sono questi aspetti, tipici della tradizione artigiana che, secondo gli autori, stanno coinvolgendo anche le grandi imprese sino ad incidere sull’organizzazione del lavoro, come sostiene l’associazione americana Academy of Management
«Oggi l’artigianato è diventato un approccio umanista al lavoro che privilegia l’impegno umano, richiede competenze specifiche e una visione di insieme che coinvolge l’intero prodotto piuttosto che le sue singole parti. Il concetto di artigianato enfatizza il tocco umano, comporta dedizione al lavoro e una focalizzazione sull’interesse comune».
E’ quanto afferma anche il Professor Stefano Micelli dell’Università Cà Foscari nell’approfondimento curato da Colletti: «Dopo una lunga stagione consumistica registriamo una domanda crescente per oggetti sostenibili e con un ciclo di vita più lungo. Di questi oggetti vogliamo conoscere la storia, il processo produttivo, il contributo di chi ci ha lavorato. Il valore degli oggetti che acquistiamo è spesso legato alla loro capacità di esprimere una sintesi di queste dimensioni e di diventare il medium della cultura e della passione di cui sono il risultato tangibile» anche se, precisa Micelli:
«Oggi la narrativa è articolata e il racconto dell’artigianalità non è più legato solo alla tradizione, ma incrocia le linee dell’innovazione tecnologica». Questo nuovo approccio, si specifica nell’approfondimento, richiede, tuttavia, un cambio di passo nella comunicazione e la presenza nelle imprese di competenze in grado di valorizzare le dimensioni social e commerciale».
Emblematiche di questa nuova visione sono le storie delle due realtà aziendali tracciate da Colletti come espressioni di scelte imprenditoriali lungimiranti ed innovative.
A Polignano, in provincia di Bari, ha il suo quartier generale la Carrieri Design, impresa impegnata nei settori dell’arredamento e dell’abbigliamento. L’impresa nel 1990, con la seconda generazione di artigiani, decide di rinnovare la sua gloriosa tradizione nel settore della falegnameria che continua a proporre soluzioni personalizzate rispondenti ai più alti criteri del design e della qualità ma amplia la possibilità di scelta con l’opportunità di acquistare e modificare, secondo le esigenze del cliente, prodotti delle migliori marche. All’arredamento la Carrieri Design unisce anche l’abbigliamento poiché, come dice Angelo Carrieri, «Outfit e arredo vanno visti in stretta simbiosi. L’abbigliamento ci permette di cogliere le tendenze in atto con un annodi anticipo e quando arrediamo case abbiniamo tutto il contesto con luci, tappeti, tessuti».
Il tutto con una grande attenzione a rendere la realtà espositiva una esperienza appagante per il cliente e sfruttando al meglio le potenzialità del digitale con una piattaforma che apre alla Carrieri Design le porte del mercato italiano e nord-europeo.
La seconda storia aziendale che viene riportata dalla pagina del quotidiano ha per protagonista la Rifò di Prato, azienda operante nel tessile che ha messo al centro la sostenibilità e realizza prodotti pregiati in lana e cachemire partendo da tessuti rigenerati. Come afferma il fondatore, Niccolò Cipriani:
«Rifò significa rifaccio, perché parto da uno scarto e gli do valore. Abbiamo deciso di dare una seconda vita a tutti quei vestiti che la gente non indossa più».
Rifò, che ha pochi anni di vita, nasce come start-up digitale e dal 2020 ha una certificazione B-Corp, ha scelto di diffondere la produzione tutto il territorio per utilizzare al meglio le straordinarie competenze di un distretto storicamente votato al tessile, sino a coinvolgere circa quindici realtà imprenditoriali attive lungo tutta la filiera.
L’impresa si rivolge ad un mercato molto ampio, e conta circa 200 negozi tramite i quali vende principalmente all’estero, in diversi Paesi europei ed in Canada. Ma il successo imprenditoriale non basta. E’ necessario diffondere la cultura e le competenze artigiane che sono alla base di un lavoro difficilmente replicabile e perciò, continua Cipriani, «A breve realizzeremo una scuola per cenciaioli e migranti vulnerabili. Il ricambio generazionale è essenziale per un lavoro che fa fatica a rinnovarsi»
La redazione
Operatori della comunicazione, appassionati di artigianato, mettono a fattor comune le sensibilità individuali in un lavoro di gruppo al servizio della migliore divulgazione dello ‘Spirito Artigiano'