E’ un appuntamento che da 27 anni a questa parte cresce e si rinnova, pur mantenendosi sempre uguale nel mettere in mostra la bellezza. Forse non è un caso che sia proprio una delle città del Rinascimento, Ferrara, a ospitare da quasi tre decenni il Salone Internazionale del Restauro. Anche quest’anno, grazie allo sforzo di Ferrara Expo (la nuova società fieristica estense), dal 10 al 12 maggio il Salone ospiterà oltre 130 espositori, anche grazie all’apporto del Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri, la Regione Emilia-Romagna e la fondazione Ferrara Arte. Il cuore pulsante resta la Fiera, ed è proprio in quello spazio fisico che prenderà vita il Salone. “Un momento unico nel suo genere, per celebrare l’eccellenza italiana nel restauro, una disciplina, un mestiere, dall’altissimo valore artigiano”. Così, Andrea Moretti, presidente di Ferrara Expo riassume il senso di uno degli eventi che rappresenta “un punto cardine della nostra attività”.  

 

 Moretti, che cosa rende il Salone Internazionale del Restauro un appuntamento così attrattivo? 

«Si tratta di un evento davvero unico nel suo genere, per lo meno sul piano nazionale. Per noi è un orgoglio che il Salone venga organizzato da 27 anni a Ferrara e che nel tempo si sia consolidato sempre di più. D’altra parte, l’Italia è storicamente il Paese dell’eccellenza sotto il profilo del restauro dei beni architettonici e monumentali. Ma il Salone del Restauro è molto altro: è incontro, è studio, è scambio anche con altri Paesi. Basti pensare che l’anno scorso abbiamo posto le basi per un restauro di un intero borgo in Albania, vicino a Tirana».  

 

 Prima ha fatto riferimento al valore artigiano che caratterizza questa manifestazione. A cosa si riferisce in particolare? 

«Il Salone è la migliore vetrina dell’artigianato italiano. Il restauro di per se è un settore nel quale, nonostante si siano fatti enormi progressi anche dal punto di vista dell’impiego di nuove tecnologie, la componente dell’artigianato è assolutamente preponderante. Non solo. Nel corso della kermesse vengono organizzati specifici momenti di approfondimento, anche di carattere tecnico-scientifico, durante i quali gli operatori si confrontano e dibattono. Ovviamente il tema dell’artigianato e del valore che esso assume nell’ambito del restauro è piuttosto ricorrente».  

 

 Oltre all’aspetto più strettamente tecnico, il programma del Salone prevede anche degli appuntamenti di carattere divulgativo sul versante del restauro. A chi immaginate di rivolgervi? 

 «Come ho detto in premessa il Salone rappresenta senz’altro un appuntamento importante per tutti gli addetti ai lavori del settore. Ma sarebbe riduttivo pensare che fosse solo questo. Gli appuntamenti divulgativi nascono con l’obiettivo di trasmettere il valore di un’eccellenza italiana ai giovani. Immaginiamo questa rassegna come una sorta di ‘accademia’ per coloro che vogliono approcciare al restauro e alla conservazione dei beni monumentali e architettonici».  

 

 Un modo per incrociare anche domanda e offerta? 

«C’è sicuramente anche questa componente. D’altra parte, non è frequente mettere attorno a un tavolo dei player di primo piano che rappresentano il top level anche dal punto di vista imprenditoriale. Per i giovani, così come per le famiglie, il Salone è un appuntamento davvero ricco di stimoli e di opportunità. Tra l’altro penso che il vero valore aggiunto sia, per i giovani, poter vedere e toccare con mano l’evoluzione o la realizzazione di progetti presentati anni prima – sempre al Salone – che ora, appunto, sono conclusi».