Quando si parla di bellezza, si parla di FAI. Il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, nato nel 1975 su iniziativa di Giulia Maria Crespi e di Renato Bazzoni, insieme ad Alberto Predieri e Franco Russoli, da quasi 50 anni è impegnata a proteggere e valorizzare la bellezza dell’ambiente naturale e antropizzato e del patrimonio culturale d’Italia. Quella del FAI è una storia stimolante, fatta di passione, di grande lavoro, di resistenza e, soprattutto, di bellezza, come racconta Alberto Saibene nel suo Il Paese più bello del mondo. Il Fai e la sua sfida per una Italia migliore. Nasce come fondazione privata, e si differenzia dalle altre associazioni ambientalistiche perché sin dall’inizio acquisisce, recupera e gestisce proprietà che poi vengono aperte al pubblico. L’operato del FAI si sviluppa attraverso le azioni ad ampio raggio e si esplica in particolare attraverso i luoghi di cui si prende cura, i Beni FAI: aree naturali, ville, parchi, castelli, dimore storiche e di recente luoghi del lavoro (come ad esempio il negozio Olivetti di Carlo Scarpa a Venezia, le Saline Conti Vecchi ad Assemini, che mettono insieme architettura/design/ambiente e attività lavorative, il commercio in un caso e l’estrazione del sale nell’altro).Alcuni dei Beni sono, fra gli altri: la Chiesa e il Convento di San Bernardino a Ivrea, il Memoriale Brion, opera di Carlo Scarpa, recentemente acquisiti, la Villa Necchi a Milano, la Villa e la Collezione Panza, straordinario museo d’arte contemporanea a Varese, il Castello e Parco di Masino, il meraviglioso Giardino della Kolymbethra, nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento. Centrale per il FAI è la cura con cui si occupa dei suoi Beni: il recupero dei Beni è un insieme di progettualità attenta, di utilizzo di materiali originali e di lavorazioni artigianali anche sofisticate ritenute le più adatte ai preziosi contesti, sia che si tratta di edifici, sia che si tratti di oggetti e arredi. Il sistema di gestione utilizzato nei Beni una volta aperti al pubblico, in cui si associa l’esperienza di visita e il racconto alla possibilità di utilizzo di altri servizi per i visitatori, come i book shops, i luoghi di ristoro, in alcuni casi sistemi di trasporto sostenibile, e le attività culturali che vengono proposte, si è rivelato negli anni un modello economico efficace.
“Parlare del FAI significa anche superare il concetto di bellezza nella sua accezione estetica e culturale e di ragionare quindi anche in termini economici”
Soprattutto oggi, parlare del FAI significa anche superare il concetto di bellezza nella sua accezione estetica e culturale e di ragionare quindi anche in termini economici, nel rispetto dei valori etici e della sostenibilità. Il FAI è una grande impresa culturale privata italiana, con un modello imprenditoriale che si è evoluto nel corso degli anni, dapprima con azioni come l’istituzione delle Giornate Fai di Primavera, poi del censimento biennale dei Luoghi del Cuore, e infine delle Giornate FAI di Autunno, eventi che hanno aumentato la fama del FAI, le donazioni e il numero degli iscritti. Le Giornate del Fai, insieme ad altre iniziative, sono anche un momento importante per il rilancio e la promozione di alcuni luoghi: ma sono soprattutto una occasione preziosa per mettere in luce la bellezza e il valore culturale di siti normalmente non considerati tali. Così come recentemente dichiarato dal Presidente del FAI Marco Magnifico, soprattutto negli ultimi anni le aperture riguardano “…luoghi non accostati all’immagine tradizionale della cultura, di solito legata a castelli, ville e chiese”.
Proprio qualche giorno fa si è conclusa la dodicesima edizione delle Giornate FAI di Autunno: ogni autunno la rete propone ai cittadini un favoloso viaggio fra la bellezza e la storia dell’Italia aprendo alcuni luoghi nel territorio nazionale fra quelli poco conosciuti e visitati, abbandonati o accessibili solo in casi straordinari. I visitatori sono stati 340.000, con un incremento rispetto al 2022 del 13%. Dati che testimoniano una grande sete di Bellezza, appunto.
Foto FAI – Fondo Ambiente Italiano
Monica A.G. Scanu
Monica AG Scanu, architetto, Phd e Post PHD in Tecnologie dell’Architettura, New Business developer per IED Roma Progetti Speciali, collabora con Insula architettura e ingegneria, è stata direttore IED Cagliari sino a ottobre 2022, si occupa di design e architettura, di cultura e sostenibilità. Da febbraio 2018 è Presidentessa FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano - Sardegna. Dal 2020 è vice Presidente di Tevereterno. Membro del Comitato scientifico dell’Innovation and Craft Society di Banca IFIS. Docente di Design Management dal 2012, ha curato con Stefano Micelli la sezione Artigiani innovativi della Maker Faire Roma nella prima e nella seconda edizione. Da marzo 2016 a ottobre 2017 è Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma. Ha fatto parte dello staff dell’Assessore alla Cultura e alla Comunicazione del Comune di Roma dal 2009 al 2011, con competenza su design, architettura, cultura internazionale. Sino al 2010 ha diretto a Roma il Master in Cultural Experience Design and Management, organizzata da Domus Academy e IRFI, azienda speciale della Camera di Commercio. Dal 1999 è stata docente a contratto presso il Corso di Laurea di Disegno Industriale della Sapienza Università di Roma, e fino al 2009, nel Design Culture and Management Program della Bilgi University di Istanbul. Sino al 2020 ha collaborato con Sardinia Post. Da gennaio 2013 ha collaborato con Artribune negli ambiti design, nuovo artigianato e politiche culturali, e con Huffington Post