
Il binomio (food) formaggio-territorio è indissolubile e la produzione casearia rappresenta una componente imprescindibile del patrimonio culturale locale. Solo recentemente, però, il comparto si è aperto al turismo, probabilmente anche in seguito alla spinta data dal crescente interesse di pubblico per l’enogastronomia in generale.
*Turismo e mondo caseario: un interesse in crescita
Il “Primo Rapporto sul turismo ed il mondo caseario”, ideato da Roberta Garibaldi e realizzato dall’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico (AITE) con la collaborazione del Comune di Bergamo, del progetto FORME e di Bergamo Città Creativa per l’Enogastronomia evidenzia un mercato in crescita. Il 32,7% dei turisti italiani dichiara di aver partecipato ad almeno un’esperienza a tema formaggio nel corso dei viaggi degli ultimi tre anni – tra visite ai caseifici, eventi e festival, itinerari tematici ed esperienze dedicate nei ristoranti – e i numeri sono cresciuti in modo significativo nell’ultimo triennio: +7,3% sul 2021. Questi dati riflettono – e sono conseguenza – della sempre maggiore centralità dell’enogastronomia nel turismo: basti pensare che il 17,8% (circa 24 milioni) e il 16,7% (22,5 milioni) dei cittadini europei vogliono esplorare le aree rurali e scoprire l’enogastronomia del territorio visitato a prescindere dalla tipologia di vacanza (dati European Travel Commission, 2024).
* L’evoluzione dell’offerta turistica: caseifici, cheese bar, musei, eventi ed itinerari
Gli “attori” del turismo caseario sono caseifici e aziende di produzione, che spesso non si limitano solo alle tradizionali visite o alle degustazioni, ma offrono ai visitatori percorsi ed esperienze coinvolgenti e stimolanti. Alcuni esempi? Cheese pairing o laboratori, che – lo evidenzia lo studio realizzato da AITE – sono apprezzati da oltre il 50% dei rispondenti ai sondaggi (rispettivamente 55% e 52%). Ma non è tutto: anche la ristorazione si sta dimostrando una valida alleata nel valorizzare il binomio turismo e mondo caseario. Non è raro, infatti, trovare format pensati proprio per gli amanti del formaggio, come cheese bar, cheese catering o carte dedicate, auspicate da quasi 6 italiani su 10 da quanto rilevato nel rapporto. Insomma, dimenticate quelle tre righe di formaggi commerciali tra i secondi e i dessert che si trovano in certi menù d’antan.
L’offerta dedicata al mondo caseario è (ancora) ampia: parliamo di musei del formaggio, eventi, festival, itinerari tematici, pacchetti turistici a tema. Da non dimenticare che questi sono tutti strumenti per diffondere il vero Made in Italy e combattere anche l’Italian sounding: le ricadute (positive) della valorizzazione del turismo caseario sono ampie e sfaccettate e non riguardano solo il comparto turistico. Il nodo, però, resta la rete tra produttori, operatori turistici e istituzioni.
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Roberta Garibaldi
Roberta Garibaldi è stata Amministratore Delegato di ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, da ottobre 2021 a novembre 2022. Attualmente è professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e ricopre diverse cariche a livello nazionale e internazionale. Tra queste, è Consigliera del Ministro del Turismo per il Turismo Enogastronomico, membro del Board of Directors della World Food Travel Association, membro del Board of Advisors presso il World Gastronomy Institute e membro del Consiglio di Presidenza della SISTUR – Società Italiana di Scienze del Turismo.
Autrice di numerosi saggi in riviste italiane e straniere, nonché di libri, Roberta Garibaldi è una keynote speaker ai principali eventi internazionali, tra cui i Forum di UNWTO, l'Agenzia per il Turismo delle Nazioni Unite, e il World Economic Forum di Davos.
Da metà ottobre 2022, è stata nominata Vicepresidente del Comitato Turismo dell’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico