I problemi principali del mercato del lavoro in Italia sono da alcuni anni pressoché sempre gli stessi: basso tasso di occupazione delle donne e dei giovani; difficoltà per le imprese nel reperire lavoro qualificato; bassa crescita delle retribuzioni dei lavoratori del settore privato; perdita della produttività del lavoro e della competitività delle imprese, elevato costo del lavoro; crescente divario fra il nord ed il sud del Paese, lavoro sommerso.    

Sullo sfondo, il problema principale, cioè la bassa crescita della nostra economia, che è poi essa stessa la reale causa della bassa produttività e non l’inverso. 

In questo contesto difficile, l’artigianato, spinto dalla Confartigianato, è forse l’unico settore in Italia ad avere prodotto significative novità nel panorama delle relazioni industriali negli ultimi venti anni, da un lato superando il dogma della centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro, dall’altro sviluppando un innovativo e articolato sistema di bilateralità. 

Per quanto concerne la contrattazione, è stato promosso un modello di relazioni sindacali nel quale la contrattazione collettiva nazionale (che ha visto anche una significativa riduzione del numero dei ccnl di categoria attraverso accorpamenti in aree contrattuali) ha assunto il ruolo chiave di garanzia degli standard salariali e normativi validi per l’intero Territorio nazionale, affidando in via esclusiva alla contrattazione di II livello, che nell’artigianato è territoriale e non aziendale, la funzione di erogare il salario di produttività ove se ne ravvisino le condizioni e di fornire risposte mirate alle diverse realtà imprenditoriali e territoriali del Paese.  

 

Nell’Artigianato, dunque, la contrattazione collettiva di categoria già assolve pienamente il compito di assicurare ai lavoratori quel salario dignitoso che è poi l’obiettivo dell’emananda direttiva europea sul salario minimo legale. Ma la contrattazione artigiana, attraverso la bilateralità, fa molto di più, garantendo ai lavoratori e alle loro famiglie anche fondamentali tutele di welfare integrativo.   

 

Tutto ciò considerato anche il fondamentale ruolo del comparto artigiano nel contesto economico-sociale per il volume del valore prodotto, per la qualità e quantità dell’occupazione assicurata, per la capillare diffusione nel territorio e per lo sviluppo delle economie territoriali. 

La bilateralità, presente nell’ artigianato fin dai primi anni ‘80 del secolo scorso e frutto di un modello di relazioni sindacali ispirato ai principi della sussidiarietà territoriale, del federalismo, della partecipazione e della cooperazione, è il frutto di un  modello che può aiutare lo sviluppo, migliorare le condizioni dei lavoratori all’interno ed all’esterno dei luoghi di lavoro, aumentare la competitività delle imprese artigiane e delle piccole imprese, favorendo l’innovazione ed una formazione di qualità nell’arco dell’intera vita lavorativa ed offrendo risposte adeguate alla questione salariale. 

In particolare, negli ultimi anni ha assunto una valenza  sempre più rilevante il ruolo sussidiario degli Enti bilaterali sui temi del sostegno al reddito, della formazione, della sanità, del welfare integrativo, del mercato del lavoro.  

 

 Il principale punto di forza della bilateralità artigiana è dato dal mantenimento del corretto equilibrio fra territorialità e appartenenza ad un sistema. Un altro connotato essenziale è quella della intercategorialità, che consente alla bilateralità di essere estremamente inclusiva, ottimizzandone anche la gestione e le prestazioni.  

 

 L’ultimo nato della bilateralità artigiana è il Fondo di solidarietà bilaterale alternativoFSBA, costituito sulla base di disposizioni legislative che, nel riconoscere espressamente il consolidato sistema di bilateralità dell’artigianato, hanno autorizzato il Fondo ad erogare a favore dei dipendenti delle imprese artigiane prestazioni integrative in caso di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro determinate da difficoltà aziendali.  

 Anche quella di FSBA –  un Fondo nazionale che, seppure all’interno di una cornice normativa e con la vigilanza del Ministero del lavoro, opera in autonomia ed in stretto connubio con gli enti bilaterali regionali – è stata una sfida difficile, ma certamente una sfida vinta.  

 La bilateralità è oggi  chiamata a nuove sfide: da un lato occorre consolidare e rendere più incisivo il ruolo che gli enti bilaterali possono svolgere in alcune fasi importanti del mercato del lavoro,  dall’altro bisogna dare risposte efficaci a una domanda di welfare in costante crescita, rispetto a bisogni sempre nuovi di imprese, lavoratori e famiglie che riguardano sanità, assistenza agli anziani, cura dei bambini, istruzione, formazione e aggiornamento professionale, conciliazione lavoro e famiglia, recupero del disagio sociale, ed altro ancora.  

In questo contesto, la bilateralità artigiana, con il suo forte radicamento territoriale, grazie al know–how maturato, nonché al pragmatismo ed alla profonda conoscenza dei temi del lavoro che solo le Parti sociali hanno, continuerà  a dare il proprio contributo per aiutare le imprese artigiane a cogliere le opportunità  derivanti dalle trasformazioni in atto, senza rinunciare alla scelta di creatività nella conduzione del lavoro e di etica professionale nell’organizzazione dell’impresa, nella quale continueranno ad essere  valorizzati la partecipazione, la personalizzazione, il contributo delle persone e, soprattutto, le capacità professionali dell’imprenditore.