Il tema dell’educazione non è marginale… e non tocca solo le maestranze… ma anche gli artigiani stessi.In un mondo che cambia, la prima domanda che dobbiamo farci è se ciò che conosciamo e sappiamo fare è sufficiente ed efficace?  Inoltre, la conoscenza non si deve limitare al fare ma anche al comprendere e leggere il contesto in trasformazione – ad esempio come cambiano i bisogni dei clienti – e prendere decisioni appropriate. Per questo motivo formazione, in-formazione e tras-formazione sono collegate fra di loro.

 

Il digitale ha dato straordinari contributi ai processi formativi. E non si tratta solo delle piattaforme di apprendimento oggi comunemente usate da quasi tutte le istituzioni formative e da molte aziende.

Tre aspetti sono particolarmente importanti … e non solo per il mondo artigiano: l’uso dei video, lo zaino digitale e un metodo che aiuti a personalizzare, ricordare e riutilizzare in modo creativo quanto studiato.

Partiamo dai video. Se ben utilizzati, possono essere uno straordinario sistema per condividere la cosiddetta conoscenza tacita, cioè quella conoscenza legata al saper fare che non riusciamo a codificare, a spiegare con le parole, ma dobbiamo mostrare, anzi idealmente fare insieme nel mentre lo mostriamo.

Diceva il filosofo Gilles Deleuze “maestro non è chi dice “fai come me”, ma chi dice “fai con me”, in un rapporto anzitutto di testimonianza, e poi di fiducia, di equilibrio tra libertà e disciplina.

L’abilità di trasferire con le immagini senza avere di fianco il maestro in carne ed ossa dipende non solo dalla tecnologia, ma anche dall’abilità del realizzatore del video. Non è solo una capacità tecnica; potremmo dire che richiede una abilità artigiana.

Interessante a questo proposito sono le riflessioni del grande regista Ermanno Olmi, che ha mosso i primi passi nel raccontare le storie dei lavoratori di Edison magnificandone non solo l’abilità ma anche l’eroicità.  Celebre è ad esempio un cortometraggio realizzato nel 1954 – La pattuglia del Passo San Giacomo –realizzato per raccontare gli interventi straordinari di manutenzione in alta montagna fatti dal suo personale sulla rete di alta tensione.

Un’altra opera – particolarmente interessante perché riesce a cogliere lo spirito artigiano e creativo di un artista – è il film Atto unico, girato sempre da Olmi nel 2007 durante l’allestimento di una mostra di Jannis Kounellis. Come confessa lo stesso regista, il film è stato una sorta di “film-pedinamento” per cogliere in modo autentico l’artista nei suoi momenti più creativi e svelarne i misteri, le tecniche, e le ritualità che caratterizzano la sua maestria.

Ma oltre alla capacità di cogliere comportamenti non spiegabili a parole, la potenza della rete Internet sta anche nella facilità con cui si possono produrre e diffondere anche i video digitali. Non dobbiamo più possedere una televisione per poter creare e diffondere materiale video. E dal punto di vista educativo, vi è veramente una quantità incredibile di video formativi di qualità. Il sito più interessante è TED. Nato nel 2015, oggi mette a disposizione quasi 200.000 video (detti TED Talk), di cui 4.000 prodotti centralmente dalla casa madre e il resto da iniziative locali in giro per il mondo. Il video più popolare è “Do Schools Kill Creativity?” di Sir Ken Robinson. È stato registrato nel 2006 a Monterey, in California ed è stato visto oltre 74 milioni di volte solo sul sito web di Ted; inoltre il suo contenuto è stato tradotto in più di 64 lingue.

In secondo luogo, dobbiamo ricordarci che non basta imparare, bisogna ricordare. Come afferma il filosofo Immanuel Kant nella sua Antropologia dal punto di vista pragmatico: «sappiamo solo ciò che conserviamo nella memoria». E oggi tendiamo a dimenticare più facilmente. Non solo perché invecchiamo (e questo dovrebbe bastarci per richiederci più attenzione ai meccanismi dei ricordi) ma perché il digitale produce moltissime informazioni ma anche moltissimo rumore di fondo e oltretutto stanca il nostro cervello, che deve continuamente filtrare le informazioni che ci bombardano, per stabilire cosa è rilevante e proteggere i ricordi già presenti.

E allora il digitale può venirci davvero in soccorso. Come? Aiutandoci a costruire un contenitore – idealmente su web (i tecnici direbbero in cloud) dove noi possiamo mettere tutto ciò che ci serve senza paura che si perda e soprattutto ritrovandolo facilmente in quanto siamo stati noi a inserirlo e organizzarlo. Credo di essere stato tra i primi – circa 40 anni fa – a sperimentare un metodo e degli strumenti digitali per rendere possibile e comoda questa soluzione. Oggi questo contenitore – che io chiamo zaino digitale – (qui un breve filmato illustrativo) è pieno di cose utili anche che risalgono anche a moltissimi anni fa ma che continuano ad essere stimolanti (ad esempio i libri letti) e soprattutto mi consente di lavorare dove voglio perché essendo una sorta di biblioteca digitale, si sposta facilmente con noi.

Per concludere, dobbiamo ricordarci che poichè l’aggiornamento delle competenze e l’auto-apprendimento diventano sempre più importanti in un mondo che cambia in modo così drammatico e imprevedibile, i metodi e le tecniche di apprendimento, devono far parte della nostra cassetta di attrezzi. Per apprendere – soprattutto collegare, ricordare e riutilizzare in modo creative – non basta la buona volontà, serve anche un metodo. Per questo motive ho deciso di scrivere – insieme a Nicola Spagnuolo (direttore Generale di CFMT) un libro – dal titolo “Oltre la formazione” – che affronta di petto le difficoltà legate all’apprendimento professionale – soprattutto quando si è un poco avanti con gli anni – e da suggerimenti pratici per affrontare il tema in modo più efficace. Per chi fosse interessato, può scaricare gratuitamente il libro a questo link.

 

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