Dopo la pandemia nel settore del welfare si è affermata sempre più la consapevolezza dell’importanza di agire insieme: in un contesto di policrisi come quello attuale, contrassegnato da guerre, inflazione e cambiamenti climatici, è infatti fondamentale l’apporto di tutti gli attori che possono contribuire all’ideazione e implementazione di misure di contrasto alle diseguaglianze e a sostegno del benessere delle persone e delle comunità. Partendo da questo presupposto il Laboratorio Percorsi di secondo welfare ha scelto di dedicare il proprio Rapporto biennale sul secondo welfare – presentato a dicembre 2023 – alle pratiche collaborative, e in particolare agli istituti della coprogettazione e della coprogrammazione.

Il Sesto Rapporto sul secondo welfare, intitolato Agire insieme. Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il welfare, rappresenta l’esito delle ricerche svolte dai ricercatori e dalle ricercatrici di Secondo Welfare, che hanno approfondito come le pratiche collaborative possano cambiare le politiche sociali, in particolare a livello locale. “Agire insieme” è suddiviso in tre parti che ruotano intorno a tre dimensioni tra loro fortemente correlate: conoscere, realizzare e ideare.

Conoscere

La prima parte del Sesto Rapporto descrive il contesto di crisi multiple in cui ci troviamo e offre una panoramica della nascita e della diffusione della coprogettazione e della coprogrammazione in Italia alla luce dei principali sviluppi normativi in materia. Oltre a una approfondita analisi della letteratura, questa sezione contiene i risultati di una ricerca che abbiamo condotto nel corso della prima parte del 2023 coinvolgendo esperti, professionisti e rappresentanti di enti pubblici, del Terzo Settore, delle parti sociali e del mondo delle imprese. Le pratiche collaborative sono state approfondite con metodi qualitativi quali interviste, focus group e analisi del contenuto. Grazie all’analisi empirica sono stati individuati diversi elementi che riguardano coprogettazione e coprogrammazione: gli aspetti definitori e le visioni; i punti di forza e di debolezza; i fattori facilitanti e ostacolanti; le sfide e le opportunità che le pratiche collaborative portano con sé.

Realizzare

Nella seconda parte del volume vengono analizzate alcune esperienze concrete di coprogettazione e coprogrammazione. Gli approfondimenti sono dedicati: alla relazione tra welfare aziendale e coprogettazione; al ruolo delle Reti Territoriali di Conciliazione che in Lombardia da anni promuovono iniziative e percorsi per favorire la conciliazione vita-lavoro grazie ad alleanze multiattore; al programma Equilibri della Fondazione Compagnia di San Paolo, lanciato in Piemonte per sostenere l’occupazione femminile e contrastare la povertà educativa; al ruolo delle Fondazioni di comunità nel facilitare le pratiche collaborative; a Cambia Terra, progetto promosso da ActionAid Italia nell’area dell’Arco Ionico per tutelare i diritti delle donne impiegate in agricoltura attraverso azioni di empowerment e coprogettazione di servizi.

Ideare

La complessità delle pratiche collaborative richiede a tutte le parti coinvolte di continuare a riflettere sugli strumenti della coprogettazione e della coprogrammazione anche alla luce del fatto che siamo immersi in una fase che fa ancora ampio ricorso a sperimentazioni e appare distante da un compiuto consolidamento. L’analisi empirica della prima parte del Rapporto e l’approfondimento di casi ed esperienze della seconda parte del volume hanno permesso di raccogliere spunti e riflessioni sui fattori che portano al successo o all’insuccesso delle pratiche collaborative. È infatti possibile – alla luce di solide evidenze di successo e impatto – individuare aree di miglioramento e investire ulteriormente su idee trasformative in grado di adattarsi ai diversi contesti di policy.

Le otto raccomandazioni proposte dal Rapporto

Sulla base di questi elementi il Rapporto propone otto raccomandazioni:

–      adottare pratiche collaborative significa spogliarsi dalle tradizionali logiche del modello competitivo e assumere una “postura” trasformativa superando la difesa dello status quo;

–      per affrontare problemi ecosociali complessi occorrono informazioni, conoscenze e competenze ma anche linee di metodo e indirizzi operativi tipici delle pratiche collaborative e basate sulla multidimensionalità dei fenomeni;

–      la decisione di ricorrere alla coprogettazione e alla coprogrammazione richiede consapevolezza del fatto che l’integrazione di risorse materiali e immateriali da parte di un ampio numero di soggetti è la soluzione più adeguata rispetto all’impiego di strumenti alternativi maggiormente orientati alla competizione;

–      è necessario dedicare tempo e spazio alla conoscenza reciproca e continuativa degli attori coinvolti ricorrendo a tecniche e strumenti che riconoscano il contributo di tutti e permettano di valorizzare al meglio le risorse di ciascun partner della rete;

–      l’impostazione della fase iniziale del ciclo di vita di una partnership è strategica per la costruzione di una relazione simmetrica tra i partner e rilevante per la strutturazione dell’intero percorso di programmazione, progettazione, attuazione e valutazione;

–      il setting e le regole per la presa delle decisioni sono aspetti essenziali per la riuscita delle pratiche collaborative;

–      scegliere di avviare una coprogrammazione è una scelta politica e quindi non è neutrale rispetto a come impiegare risorse pubbliche, scegliere gli obiettivi e i target, definire le procedure da seguire;

–      le dinamiche relazionali alla base delle pratiche collaborative – concordemente ritenute impegnative – chiamano in causa la necessità di affidarsi a figure professionali preparate e competenti in grado di facilitare e coordinare i processi collaborativi.

Per consolidare il ricorso alla coprogrammazione e alla coprogettazione e rafforzare l’efficacia e la legittimazione di questi istituti è quindi necessario favorire un cambiamento culturale che apra maggiormente alla collaborazione gli enti pubblici e del Terzo Settore, anche attraverso la definizione di modelli di governance collaborativa e con il supporto di figure professionali che favoriscano facilitazione e coordinamento. È inoltre necessario predisporre processi di confronto che riconoscano la multidimensionalità dei fenomeni e, di conseguenza, la cross-settorialità degli interventi, lavorando sulla visione politica e strategica e sviluppando competenze tecniche e attuative aggiornate. Infine i processi di coprogettazione e coprogrammazione, per essere sempre più solidi e condivisi, dovrebbero perseguire lo scopo non solo di proteggere dai rischi, ma anche di ampliare le opportunità per cittadine e cittadini, con una particolare attenzione ai più fragili, dando loro voce e potere attraverso la partecipazione ai processi decisionali e attuativi.

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