Il patrimonio enogastronomico italiano ha una valenza strategica oltre che un valore culturale. La sua ricchezza, diversità, qualità e capillarità – con ogni singolo territorio che può vantare eccellenze riconosciute e distintive – è espressione di conoscenze, saperi, tradizioni, usi e costumi consolidati nel tempo, nei territori e tra le persone che vi vivono. Queste costituiscono un elemento distintivo del Belpaese, rappresentando un potente fattore di attrazione turistica in grado di accrescere e migliorare l’immagine e la visibilità delle singole destinazioni.
Sappiamo quanto oggi i viaggiatori mostrano un crescente interesse a scoprire e vivere il patrimonio enogastronomico in tutte le sue sfaccettature. Guardando ai desiderata dei cittadini europei per i viaggi di quest’anno, il 18,7% (circa 25,1 milioni) e il 17,1% (23 milioni) vogliono esplorare le aree rurali e scoprire l’enogastronomia del territorio visitato a prescindere dalla tipologia di vacanza[1]. Anche i viaggiatori d’Oltreoceano che verranno nel Vecchio Continente – specialmente giapponesi, sudcoreani e cinesi – mostrano il medesimo alto interesse per il vino, il cibo, l’olio, … [2] Tra i turisti italiani notiamo una tendenza simile, con un forte gradimento per le esperienze enogastronomiche: la partecipazione a queste proposte è ormai un’abitudine diffusa, con circa 7 su 10 che he hanno svolto almeno cinque tipologie differenti nel corso dei viaggi più recenti. Nel tempo i turisti che hanno svolto una vacanza con primaria motivazione l’enogastronomia (ossia i “turisti enogastronomici”) sono passati dal 21% del 2016 al 58% del 2023[3].
Ad affascinare non è solo l’ampio ventaglio di proposte disponibili – ristoranti, food e wine tour, eventi, aziende di produzione, musei del gusto, … –, ma la possibilità di conoscere la cultura enogastronomica locale attraverso queste esperienze
Basti pensare, ad esempio, che il 76%[4] dei turisti italiani vuole entrare in contatto, conoscere e sperimentare questo patrimonio in viaggio. Un desiderio che nasce da una passione tra le mura domestiche e si alimenta con l’apprendimento in vacanza: non è un caso che, guardando ai turisti del Belpaese, il 75% si mostri interessato ad approfondire la cultura enogastronomica del territorio in cui vive[5].
Artigiani e botteghe storiche del gusto: un asset turistico
Tra i depositari e custodi dell’enogastronomia italiana figurano artigiani, ristoranti e botteghe storiche del gusto. I primi, attraverso il loro lavoro, mantengono vive le tradizioni, le usanze, le conoscenze che caratterizzano le produzioni e i paesaggi alimentari locali; le seconde, invece, caratterizzano il tessuto economico e sociale del nostro Paese, nei centri urbani così come nelle aree rurali, includendo quelle attività commerciali di carattere artigianale – botteghe, drogherie, ristoranti, caffè, … – che vantano un forte radicamento territoriale.
Purtroppo, negli ultimi anni stiamo assistendo ad un aumento costante delle chiusure di questi esercizi, con la conseguente perdita delle pratiche e delle conoscenze ad esse associate. Le ragioni sono molteplici – in primis le difficoltà economiche, il mancato ricambio generazionale, la mancanza di personale, un contesto normativo non sempre attento alle esigenze di questi attori … – e mettono in evidenza la necessità impellente di trovare soluzioni per garantire la sopravvivenza dei luoghi storici legati al cibo e alla gastronomia, nonché delle professioni tradizionali che caratterizzano il contesto italiano. Il turismo può essere una delle modalità poiché – quando ben avviato e amministrato – potrebbe di rivitalizzare e ridare centralità a questo patrimonio permettendo alle comunità locali di continuare a tutelare, trasmettere e narrare le tradizioni, usanze e conoscenze del proprio territorio.
La forte attenzione da parte del pubblico verso questo elemento del patrimonio rende il momento propizio
Il recarsi in un ristorante o un bar storico per degustarne le specialità e respirarne l’atmosfera unica così come lo scoprire le piccole botteghe artigiane del gusto figurano rispettivamente in quarta e quinta posizione nella classifica delle esperienze più fruite dai turisti italiani – il 43% ed il 35% dei viaggiatori del Belpaese dichiara di essersi recato in questi luoghi nel corso delle vacanze compiute negli ultimi tre anni[6]. Un dato importante, che assume ancora più rilevanza alla luce dei possibili sviluppi futuri di questa tendenza che potrebbe favorire il recupero di aree marginali e di gastronomie finora scarsamente valorizzate.
È quindi auspicabile intervenire riconoscendo ad artigiani, ristoranti e botteghe storiche del gusto il ruolo di presidio e tutela del patrimonio enogastronomico, promuovendo interventi di supporto ed incentivazione (formazione, defiscalizzazione, …) volti a garantirne la sopravvivenza, supportare la creazione di nuova impresa (in particolare giovanile e femminile), promuovere la creazione di reti territoriali e favorire l’apertura di questi luoghi a nuove forme di turismo. Differenti sono le modalità che possono essere messe in atto. Ad esempio, i premi, che possono dare visibilità e riconoscibilità alle professioni e ai luoghi; le collaborazioni tra artigiani, produttori locali e strutture ricettive, valorizzando l’operato dei primi per rinforzare il legame con il territorio e caratterizzarlo per le sue unicità. La connessione tra turismo e artigianato può anche inserirsi nell’ambito di iniziative di impronta sociale, quali progetti per aiutare i più giovani o persone in difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, e culturale come, ad esempio, progetti partecipativi di recupero e divulgazione delle tradizioni del territorio, sviluppate dalle comunità locale (attori economici, cittadini) e rivolte al pubblico nell’ambito esperienze turistiche.
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[1] European Travel Commission – ETC (2024). “Monitoring sentiment for intra-European travel. Travel horizon: May 2024 – October 2024, Wave 18th.” Disponibile all’indirizzo: https://etc-corporate.org/uploads/2024/05/2024_ETC_MSIET_Results_W18.pdf
[2] European Travel Commission – ETC (2024). “Long-haul travel barometer 1/2024. Travel horizons: January- December & January- April” Disponible all’indirizzo: https://etc-corporate.org/uploads/2024/02/ETC_Long-Haul-Travel_Barometer_1_2024.pdf
[3] Garibaldi, R. (2024). “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano. Tendenze e scenari.” Disponibile all’indirizzo: https://www.robertagaribaldi.it/rapporto-turismo-enogastro-tendenze-e-scenari/
[4] Cfr. nota precedente.
[5] Cfr. nota precedente.
[6] Cfr. nota precedente.
Roberta Garibaldi
Roberta Garibaldi è stata Amministratore Delegato di ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, da ottobre 2021 a novembre 2022. Attualmente è professore di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo e ricopre diverse cariche a livello nazionale e internazionale. Tra queste, è Consigliera del Ministro del Turismo per il Turismo Enogastronomico, membro del Board of Directors della World Food Travel Association, membro del Board of Advisors presso il World Gastronomy Institute e membro del Consiglio di Presidenza della SISTUR – Società Italiana di Scienze del Turismo.
Autrice di numerosi saggi in riviste italiane e straniere, nonché di libri, Roberta Garibaldi è una keynote speaker ai principali eventi internazionali, tra cui i Forum di UNWTO, l'Agenzia per il Turismo delle Nazioni Unite, e il World Economic Forum di Davos.
Da metà ottobre 2022, è stata nominata Vicepresidente del Comitato Turismo dell’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico