L’articolo del Financial Times del 14 aprile “The pervasive succession crisis threatening Japan’s economy” apre uno spaccato sulle difficoltà che il tessuto imprenditoriale giapponese sta attraversando per assicurare una successione alle numerosissime imprese familiari. I dati forniti dalle autorità giapponesi evidenziano come la maggioranza dei proprietari delle piccole imprese sia composta dai ‘baby boomer’ dell’altro secolo, una fascia di popolazione che ha reso il Giappone il terzo sistema economico più grande al mondo ma che, allo stato attuale, è composta da imprenditori di 69 anni preoccupati per non riuscire a trasferire le loro imprese ed il loro patrimonio di competenze ad un successore. 

 

I più fortunati potranno trovare un familiare a cui passare le redini dell’impresa, altri chiuderanno l’attività oppure la cederanno a qualcuno esterno alla famiglia o a gruppi finanziari nazionali ed internazionali. 

 

Questa crisi si è venuta a creare come conseguenza di una politica demografica sbagliata che ha condotto ad un progressivo calo demografico e all’ invecchiamento della popolazione, ma è causata anche dal rifiuto di molti giovani a seguire le orme familiari. L’importante sviluppo economico e finanziario del Giappone del dopoguerra e l’alto tasso di istruzione universitaria, sottolinea l’articolo del quotidiano britannico, hanno creato nelle nuove generazioni delle aspettative diverse rispetto a quelle offerte dalla tradizione imprenditoriale familiare, indirizzando la scelta verso opportunità di lavoro nelle grandi città. 

 

Ogni anno sono più di 40.000 le società che rischiano di chiudere e con esse si perde anche la grande tradizione giapponese che per anni ed anni si è espressa tramite il patrimonio di talenti e competenze delle piccole imprese familiari, travolgendo la memoria storica del Paese e la realtà delle comunità locali dove esse si sono sviluppate. 

 

Il fenomeno è talmente importante che grandi gruppi come Carlyle e Bain Capital hanno deciso di investire nel mercato giapponese acquisendo quelle realtà che non riuscivano ad assicurare una successione. Nel 2020 Bain Capital ha acquistato le azioni della famiglia fondatrice del principale operatore di case di cura del Giappone, mentre anche altre realtà finanziarie riorganizzano le proprie attività per rispondere alle necessità di fusioni e di acquisizione di aziende.  

Sono nate società come ‘Trambi’, rivolte a facilitare l’incontro tra gli imprenditori che cercano un successore ed i giovani interessati e composte da agguerritissimi gruppi di addetti alle vendite che seguono particolari strategie di comunicazione. Una volta che l’operazione di acquisizione si è conclusa, prosegue il quotidiano, è sempre presente una intensa commozione, sia per aver evitato il fallimento che per vedere svanito il patrimonio di lavoro che spesso aveva coinvolto più di una generazione familiare.   

Nell’approfondimento, l’articolo del Financial Times descrive il processo di successione che ha coinvolto l’‘Araie’, una azienda manifatturiera che ha risolto il problema del ricambio generazionale grazie all’intervento di programma di sostegno alla successione messo in campo dalle autorità giapponesi. 

L’impresa, nata nel 1956, entra in crisi con la bolla patrimoniale della fine degli anni Ottanta ma riceve il suo colpo di grazia con la morte del fondatore Tageshi Araie. Vero motore dell’impresa, Araie gestiva tutte le attività senza condividere con i suoi collaboratori i motivi delle scelte produttive e gestionali e senza ricorrere ad alcuno strumento informatizzato nei vari settori aziendali. Con la sua morte se ne andava anche buona parte della memoria dell’Araie e si squarciava il velo sulle sue reali difficoltà economiche, sempre tenute all’oscuro del fratello Masayuki, che si era occupato esclusivamente del coordinamento della produzione.  

La svolta per la società avviene nel 2019, quando grazie al programma di sostegno alla successione presente in Giappone, Masayuti trova un acquirente che viene finanziato per l’acquisto delle quote azionarie da un prestito pubblico garantito da una entità governativa, sollevandolo dalla responsabilità individuale. 

 

Al primo punto del piano di rilancio, la nuova proprietà ha messo il potenziamento della forza lavoro e la trasmissione delle competenze distintive dell’impresa, saldamente espresse da Mayasuti, il fratello del fondatore, perché, come dice l’imprenditore “Se non siamo in grado di farlo, l’azienda crollerà sicuramente”. 

 

 

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