Qual è la prima immagine che ti viene in mente quando si parla di artigianato?

Lo so stai pensando a Geppetto, il falegname che ha creato Pinocchio. Se non esattamente a lui, allo stereotipo che lui rappresenta: un anziano con le mani nodose, che da solo lavora nella sua bottega. Così solo, da doversi costruire un bambino di legno.

Bene ora che l’hai in mente, dimenticatelo! Gli artigiani oggi sono spesso e volentieri donne, giovani, tatuate, cool e decisamente distanti dallo stereotipo a cui la Disney ci ha abituato.

Per dimostrarlo, voglio raccontarti due storie.

La prima ha luogo negli Stati Uniti, precisamente a Philadelphia, dove vive Judith, una ragazza di 32 anni che lavora in un grande studio internazionale di avvocati. Judith, come moltissimi altri millennials è stufa del mondo sempre più standardizzato e caotico in cui vive. È conscia del cambiamento climatico e ha per questo iniziato un percorso per diventare una consumatrice più consapevole. Vuole comprare meno ma meglio ed è affascinata dal mondo dell’artigianato che ha ritmi e logiche così distanti dal suo. È perciò disposta ad investire in capi e prodotti di qualità e fattura artigianale. Tuttavia, non conosce nessun artigiano e sicuramente non ha il tempo di fare shopping, murata com’è all’interno dell’ufficio.

Dall’altra parte del mondo vive invece Sara, un’artigiana di 35 anni basata a Barcellona. Sara, che ho personalmente conosciuto, si è laureata in Product Design e ha lavorato per moltissimi anni nel mondo del Fast Fashion. Ad un certo punto della sua carriera ha però avuto un’epifania, ha lasciato la multinazionale per cui lavorava e ha deciso di diventare un’artigiana a tempo pieno. Oggi realizza delle bellissime borse di pelle intrecciata e vuole venderle online. Tuttavia ha pochissima visibilità e si scontra con la questione logistica e di shipping internazionale. In più, la sua è stata in primis una scelta di vita: vuole concentrarsi nel fare molto bene una cosa – produrre – e occuparsi il meno possibile di vendita, amministrazione e comunicazione.

Come immagino starai pensando Sara e Judith si cercano ma non si trovano e questo perché vivono in due mondi che sono agli antipodi, rispettivamente online e offline.

Questo è il punto della storia in cui entriamo in gioco io e le mie socie fondando TA-DAAN: il primo spazio digitale in cui Sara e Judith possano finalmente incontrarsi.

 

TA-DAAN è una startup innovativa fondata da quattro ragazze – me e altre tre socie: Valeria Zanirato, Sara Pianori e Costanza Tomba – con l’obiettivo di raccontare e promuovere l’artigianato in chiave contemporanea

 

Nasce in primo luogo dalla passione che condividiamo noi socie per il fatto a mano – io personalmente sono stata cresciuta da una nonna piacentina, che faceva la sarta e che mi ha letteralmente cresciuta nella sua cucina/bottega  tra scampoli di tessuto e fili di cotone.

Ma TA-DAAN non nasce solo dalla nostra passione ma anche da un’ottima opportunità di mercato. Il mondo dell’artigianato infatti, a differenza di quanto si potesse pensare 5 anni fa, vive oggi un momento di grande rinascita e riscoperta. È un mercato che, a livello mondo, arriverà a cubare oltre 125 miliardi entro il 2027 e che vive oggi un momento di vera e propria rivoluzione.

Ma da dove nasce questa rivoluzione?

In un mondo sempre più standardizzato, veloce e digitale abbiamo più che mai un bisogno esasperato di tornare all’analogico. Tornare a parlare di artigianato significa quindi parlare di tre valori fondamentali per la contemporaneità: unicità, consapevolezza e soprattutto sostenibilità.

La produzione artigianale è infatti da sempre intrinsecamente sostenibile per tre motivi fondamentali:

  1. Si tratta di una produzione slow che punta sulla qualità a discapito della quantità;
  2. Si parla di zero waste, quindi di abbattimento degli sprechi proprio perché si tratta di una produzione on demand;
  3. Si parla di upcycling, quindi recupero e manutenzione, pratica che permette di allungare sensibilmente la vita dei prodotti, combattendo il fenomeno “dell’usa e getta”

In conclusione, la nostra ambizione come imprenditrici è quindi duplice: ridefinire il consumo, contribuendo al benessere della società e promuovere l’evoluzione dell’artigianato. Un futuro in cui l’artigianato sia un faro di creatività e qualità nell’economia globale.

Nei prossimi giorni, settimane e mesi ti invito a far parte di questa rivoluzione, interrogandoti ogni volta che acquisti un prodotto sulla storia e la persona dietro il prodotto stesso o, perché no, provando tu stesso a mettere le mani in pasta sperimentando con l’uncinetto, il ricamo o la ceramica!

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Foto creata con l’ausilio dell’AI ChatGPT4