Formazione e cultura, identità e territorio. Il dibattito pubblico, quanto meno dal punto di vista delle intenzioni, punta su uno degli aspetti strategici per il futuro del Paese: la scuola, l’istruzione. Nei giorni scorsi si è parlato chiaramente della possibilità di istituire un liceo del Made in Italy. Un’idea che fa il paio con il rafforzamento dell’appeal degli istituti tecnici che garantiscono “maggiori sbocchi professionali rispetto ad altri percorsi formativi”. Tutte idee che trovano l’interesse del mondo delle imprese come conferma il presidente di Confartigianato, Marco Granelli.

 

Territori, cultura e identità. Si sta pensando a una scuola che intrecci questi elementi nel solco della valorizzazione del Made in Italy. Una ricetta vincente?

«Tenere insieme territori, cultura e identità è una ricetta vincente. Il settore artigiano è caratterizzato da imprese diffuse sul territorio che sono parte integrante del tessuto economico e ne forgiano l’identità. Non a caso Confartigianato parla di imprese a valore artigiano per esprimere il valore di tutto ciò. Una simbiosi ed una sinergia che sui territori le imprese a valore artigiano intrecciano con la cultura e l’identità. Valorizzare il Made in Italy significa sostenere un modello di impresa che rappresenta la seconda economia manifatturiera in Europa ed è apprezzato in tutto il mondo per la qualità e la bellezza dei prodotti, coniugando tradizione e innovazione, creatività e unicità».

 

Usciti dagli istituti tecnici ci sono maggiori possibilità di intraprendere un percorso lavorativo. Come la vedete voi?

«L’istruzione tecnica e professionale offre la possibilità di acquisire competenze maggiormente spendibili nel mercato del lavoro, in quanto si tratta di percorsi che prevedono in uscita la maggior parte delle figure professionali richieste dalle imprese, collegate alle filiere produttive della manifattura e del Made in Italy e che sono, come sappiamo, di difficile reperimento. Una recente elaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato evidenzia che le entrate previste con titolo secondario tecnico, qualifica o diploma professionale caratterizzano il 63,2% della domanda di lavoro delle imprese. Gli sforzi delle imprese, soprattutto artigiane e pmi, di sostenere la competitività sono ostacolati dal gap scuola-lavoro all’origine della carenza di manodopera qualificata: e così le aziende non riescono a trovare lavoratori specializzati necessari a mantenere elevata la qualità manifatturiera del Made in Italy. Risulta, infatti, di difficile reperimento 1 milione 377mila entrate con istruzione tecnico-professionale».

 

La formazione è un tema che sta a cuore a Confartigianato. Secondo lei come implementare l’appeal degli istituti tecnici in Italia?

«Si, la formazione tecnica e professionale è un tema particolarmente caro a Confartigianato e da sempre sosteniamo la necessità di un suo rilancio per sostenere l’occupazione dei giovani nei settori tipici del Made in Italy e armonizzare domanda e offerta di lavoro. Gli ambiti su cui lavorare riguardano un rinnovato sistema di orientamento per guidare i giovani e le loro famiglie verso percorsi formativi che offrono prospettive occupazionali e di lavoro futuro. Contemporaneamente, va sostenuto l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale attraverso uno stretto collegamento con i sistemi produttivi strategici dei territori, il potenziamento delle attività didattiche laboratoriali e gli strumenti di alternanza scuola-lavoro, come l’apprendistato duale».

 

Spesso avete denunciato la difficoltà da parte delle imprese di reperire la manodopera. Il lancio del liceo del Made in Italy come interviene in questo senso?

«Porre l’attenzione sul futuro dei giovani è per Confartigianato una priorità. L’istruzione e la formazione dei nostri giovani determina anche il futuro che immaginiamo per il nostro Paese. Le imprese hanno difficoltà a reperire manodopera perché rilevano un mismatch tra le competenze richieste dal mondo del lavoro e quelle acquisite nel sistema educativo. Le grandi trasformazioni in atto e le due grandi transizioni digitale e green hanno accentuato questa criticità. Il lancio della proposta del liceo il Made in Italy, ancora tutta da verificare nel dettaglio, rappresenta un segnale di attenzione importante. In generale porre attenzione su un percorso formativo dedicato al Made in Italy significa dare valore non solo alle nostre produzioni, ma anche al nostro modo di produrre valore e significa dare opportunità di lavoro di qualità ai nostri giovani».

 

Sarà possibile, secondo lei, immaginare in futuro anche un liceo dell’artigianato tentando di preservare il patrimonio che questo settore rappresenta per l’Italia?

«Il liceo dell’artigianato potrebbe consentire al nostro settore di avere un percorso dedicato e specifico, superando la tradizionale dicotomia tra sapere teorico e competenze applicativo-tecnologiche. La denominazione liceo potrebbe giocare un ruolo positivo in termini di appeal e dare un nuovo impulso agli attuali percorsi di istruzione tecnica e professionale, compresa la formazione regionale (Iefp), valorizzando gli insegnamenti laboratoriali per l’acquisizione di competenze Steam, con particolare attenzione ai temi dell’innovazione, del digitale, della sostenibilità e dell’imprenditorialità».