Il “Protocollo Formazione e Sicurezza” allegato all’Accordo di rinnovo del CCNL Edilizia Artigianato 4 maggio 2022 è molto innovativo dal punto di vista della valorizzazione della formazione nel settore. In particolare, attraverso l’istituzione della figura del Mastro Formatore Artigiano, il settore fa un salto di qualità straordinario nel guardare all’investimento in formazione come valore condiviso per i lavoratori e per le imprese.

Nel Protocollo la formazione è concepita non soltanto come un elemento di vantaggio per i lavoratori ma anche come un fattore di qualificazione del sistema imprenditoriale artigiano. La formazione qualifica anche l’impresa edile. Non è una banalità, perché nel nostro ordinamento, anche dal punto di vista legislativo, ha prevalso per lungo tempo una concezione della formazione come obbligo per il datore di lavoro e come diritto rivendicato dai lavoratori. Questa impostazione nei termini di diritto/dovere ha contribuito anche culturalmente a guardare alla formazione come ad un costo per l’impresa. Questo approccio ha caratterizzato gran parte della legislazione lavoristica a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso sino ai tempi più recenti. Questa concezione sta lentamente cambiando anche dal punto di vista normativo (v. ad esempio il riconoscimento del diritto all’apprendimento permanente con la L. n. 92/2012), ma soltanto da pochi anni a questa parte assistiamo ad un cambiamento sostanziale nel modo di concepire la formazione continua, trainato dalla contrattazione collettiva.

In diversi settori è stato proprio il contratto collettivo ad aprire la strada ad una nuova stagione dove la formazione, oltre la logica del diritto/dovere, viene vista davvero come un valore condiviso dalle imprese e dai lavoratori. Ciò è avvenuto anche nel settore edile artigiano con il Protocollo del maggio 2022, nell’ottica dello sviluppo della professionalità artigiana e della sicurezza.

 

Gli elementi innovativi del Protocollo

Tre sono gli elementi innovativi che troviamo nel Protocollo: a) il Catalogo formativo nazionale (CFN) per la mappatura dei fabbisogni formativi delle imprese, specialmente con rifermento alle nuove competenze chiave; b) la figura del Mastro formatore Artigiano (MfA) che valorizza il ruolo formativo dell’imprenditore edile artigiano nella formazione professionalizzante e obbligatoria dei propri lavoratori e, infine, c) la Carta di Identità Professionale del lavoratore edile (CIPE) per la registrazione della formazione continua, almeno di quella erogata nel sistema della bilateralità e delle scadenze per la sorveglianza sanitaria.

Questi tre elementi nel loro insieme concorrono ad evidenziare un cambio importante di prospettiva nella concezione della formazione continua e dotano il settore di un sistema strutturato di sviluppo del capitale umano che punta sulla effettività e proficuità dell’investimento formativo.

 

Il Catalogo formativo nazionale

Innanzitutto il Catalogo formativo nazionale introduce un’idea di programmazione della formazione offerta dalla bilateralità che viene infatti poggiata sull’analisi preventiva dei fabbisogni di competenze rilevate nel settore. La previsione del Catalogo pone le premesse per una programmazione intelligente dell’utilizzo delle risorse per la formazione. Infatti l’analisi e la ricognizione preliminare dei fabbisogni reali di competenze introduce una rilevante, e per nulla scontata, idea di raccordo tra fabbisogni professionali e risposta formativa coerente.  Proprio questo raccordo rappresenta un punto debole in generale del nostro sistema formativo in tutti i settori economici che rischia di disperdere risorse preziose proprio a causa di una scarsa consapevolezza dei fabbisogni reali e capacità di pianificazione della formazione.  Il Protocollo edile artigiano fa un passo concreto e strategico nella direzione di indirizzare le risorse della bilateralità verso una formazione utile a rispondere alle necessità concrete di innovazione del settore. Si tratta quindi di una previsione molto apprezzabile e sarebbe auspicabile che l’analisi dinamica dei fabbisogni diventasse un metodo costante di programmazione della formazione, traendo origine, in un flusso bottom-up, dalla verifica delle specificità territoriali in modo da riportare a sintesi a livello nazionale le istanze di un contesto produttivo per sua natura molto articolato e frammentato.

 

II Mastro formatore artigiano

Il secondo elemento innovativo del Protocollo è rappresentato dalla figura del Mastro formatore artigiano. Si tratta di una previsione che riconosce a pieno titolo la valenza formativa della formazione in situazione lavorativa; valorizza la formazione pratica e la formazione come trasmissione di esperienze qualificate. Si tratta di un riconoscimento importante, soprattutto dal punto di vista delle aziende di piccolissime dimensioni, perché ciò che conta non è la dimensione dell’impresa ma la sua qualificazione, la sua capacità formativa. Nel Protocollo infatti i limiti che vengono imposti per la figura del MfA sono legati non alla dimensione di impresa, quanto all’esperienza nel settore e alla qualificazione imprenditoriale. Il riconoscimento della capacità formativa diffusa attraverso la figura del MfA rappresenti una forza per questo settore così polverizzato e in qualche modo può assumere un valore paradigmatico anche per altri settori.

Il Protocollo del 2022 non soltanto riconosce la capacità di trasmissione di competenze e di professionalità da parte del Mastro formatore artigiano ai propri dipendenti, ma prevede anche che questa formazione venga formalizzata e opportunamente evidenziata, acquisendo così una valenza maggiore e una portabilità nell’ottica del lavoratore. Ciò si pone in coerenza con la normativa nazionale ed europea che riconosce la possibilità di certificare le competenze apprese in situazione lavorativa, in contesti produttivi attraverso la formazione non formale.

La messa in trasparenza della formazione e delle competenze rappresenta, non a caso, il terzo elemento innovativo del Protocollo che si lega strategicamente ai primi due. La Carta di identità professionale individuale si presenta come una vera e propria best practice del settore edile artigiano. Potrebbe anche evolvere come strumento digitale di messa in trasparenza nella formazione nel settore e portabilità del capitale professionale maturato anche in un’ottica più ampia, sul modello di quello che stanno facendo altri grandi settori, come ad esempio il settore metalmeccanico attraverso il Dossier digitale del lavoratore per la registrazione certificata della formazione continua.

 

Un nuovo paradigma

Catalogo formativo nazionale, Mastro formatore artigiano e Carta di identità professionale, complessivamente considerati, immettono nel settore artigiano edile una concezione molto evoluta e moderna della formazione e pongono le basi per una vera e propria portabilità delle competenze, una maggiore responsabilizzazione nello sviluppo della professionalità che rafforza il settore. Si tratta di un nuovo paradigma che va diffuso e comunicato, richiede la collaborazione attiva del sistema imprenditoriale e la maturazione di una cultura nuova nelle relazioni di lavoro.

Ciò potrebbe portare ad ulteriori benefici per affrontare alcune criticità emergenti nel settore edile artigiano: l’attrazione dei giovani ed il ricambio generazionale. Infatti il sistema della formazione introdotto dal Protocollo, tanto più in un tessuto imprenditoriale frammentato e polverizzato, può rappresentare un elemento di attrazione per i giovani che sono sempre più attenti ai percorsi di crescita e di sviluppo professionale offerti dalle diverse opportunità occupazionali. Inoltre la figura del Mastro formatore artigiano aiuta la crescita della cultura dello stesso imprenditore e della sua consapevolezza riguardo alla propria capacità di qualificazione professionale e, conseguentemente, del valore della propria impresa, premessa indispensabile per qualsiasi strategia di avvicendamento e ricambio generazionale.