Il problema della difficoltà nel reperimento di lavoratori qualificati da parte delle imprese diventa ogni giorno più pressante.

Per le imprese italiane è infatti sempre più difficile trovare manodopera: come evidenziato dall’Ufficio Studi di Confartigianato,  nel 2023 la difficoltà di reperimento del personale ha raggiunto il 45,1% e si attesta al 48,1% per le MPI e al 55,2% per le imprese artigiane. Nel complesso il 58,1% delle MPMI italiane ha difficoltà a trovare dipendenti con le giuste competenze.

Il lavoro c’è, mancano i lavoratori: è il paradosso che Confartigianato denuncia ormai da anni e che oggi sta diventando una vera emergenza per gli imprenditori e per tutto il Paese, per il futuro del made in Italy.

La carenza di manodopera qualificata vanifica, inoltre, gli sforzi dei piccoli imprenditori per agganciare la ripresa.

Anche la propensione ad innovare da parte delle piccole imprese italiane è spesso frenata dal problema di reperire personale qualificato: nel 2023, infatti, i piccoli imprenditori prevedevano l’assunzione di 449mila lavoratori con elevate competenze 4.0, capaci di gestire tecnologie relative a big data analytics, internet of things e robot, ma, di questi, il 55%, è risultato di difficile reperimento.

Si tratta di una situazione determinata principalmente dal gap scuola-lavoro e da un sistema formativo che fatica a formare competenze sempre più evolute per affrontare le transizioni, soprattutto green e digitale, e ad offrire alle nuove generazioni una “bussola” per intraprendere concrete opportunità di esperienze in azienda, a cominciare dall’apprendistato.

In tale quadro, Confartigianato ritiene quindi indispensabile puntare sull’apprendistato come fondamentale canale incentivato di ingresso nel mondo del lavoro, che consente di crescere e formarsi in un contesto lavorativo, per la formazione di profili professionali individuati dalla contrattazione collettiva.  L’apprendistato è infatti l’unico contratto di lavoro che presenta un contenuto realmente formativo  in grado di  coniugare la capacità formativa che è innata nell’attività d’impresa con il desiderio dei giovani di apprendere facendo.

Investire sulle competenze professionali e sull’apprendistato è prioritario per aumentare i livelli di occupazione giovanile creando lavoro di qualità e per superare il mismatch delle competenze e le difficoltà di reperimento del personale.

A tal fine occorre prevedere specifici e stabili incentivi per la fondamentale attività di  tutoraggio dell’apprendista, molto spesso svolto nelle micro e piccole imprese direttamente dal titolare.

Un’altra direttrice su cui lavorare riguarda l’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.

Il rilancio complessivo dell’istruzione tecnica punta ad aggredire il mismatch di competenze ed è l’occasione per innalzare la qualità dell’offerta formativa professionalizzante, con uno stretto collegamento con i sistemi produttivi strategici dei territori, il potenziamento delle attività didattiche laboratoriali e gli strumenti di alternanza scuola-lavoro, come l’apprendistato duale.

E’ importante sostenere la creazione di una filiera della formazione professionale che integri i percorsi tecnici-professionali scolastici, la formazione professionale regionale (IeFP) e gli ITS per formare le competenze legate ai profili richiesti dal mercato del lavoro. Si tratta, infatti, di percorsi che formano la maggior parte delle figure richieste dalle piccole e medie imprese, collegate alle filiere produttive della manifattura e del made in Italy, e il cui obiettivo deve, quindi, essere quello di consentire ai giovani di acquisire competenze maggiormente spendibili nel mercato del lavoro.

In tale ottica, merita una particolare attenzione la possibilità di attivare moduli didattici e attività laboratoriali con esperti provenienti dal mondo del lavoro, attraverso contratti di prestazione d’opera, per adeguare l’offerta formativa ai fabbisogni del territorio e all’evolversi delle conoscenze e delle tecnologie dei diversi settori. Questa previsione, unitamente alla possibilità di definire modalità di co-progettazione dei PCTO e di stipula di contratti di apprendistato duale (di primo e terzo livello), riconosce, infatti, il valore formativo dell’impresa e se ne auspica, quindi, una pronta ed efficace attuazione.

 

Sembrano, quindi, esserci le premesse per avvicinare scuola, giovani, imprese, per ritrovare e valorizzare il talento e il “saper fare” e che sono indispensabili per garantire il futuro del made in Italy. Per queste stesse ragioni anche l’istituzione del Liceo del made in Italy può rappresentare l’occasione per avviare un cambiamento culturale e formare nuove generazioni con competenze adeguate per il mercato del lavoro.

 

In questo contesto, il nuovo percorso liceale rappresenta un “tassello” che, a partire dalla storia dei marchi e dei brevetti, può consentire di cogliere gli elementi valoriali e culturali dell’impresa italiana, sviluppando da un lato la capacità di lettura, interpretazione e riconoscimento e dall’altro promuovendone la valorizzazione e dando un contributo alla formazione di una “nuova classe dirigente” con forti basi culturali e adeguate conoscenze manageriali.

Il compito che dovrà svolgere questo nuovo percorso liceale è, infatti, proprio quello di concorrere alla formazione di una nuova generazione di manager ed imprenditori in grado di saper leggere, interpretare e mettere in pratica i valori distintivi del nostro modello produttivo e di fare impresa, capace quindi di tutelare e promuovere le eccellenze italiane dei diversi settori produttivi sui mercati internazionali.

 

L’avvio del nuovo Liceo e la riforma della filiera tecnico-professionale (4+2), danno quindi un segnale di attenzione e rappresentano una risposta importante, sia pure differenziata ma complementare, per superare il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro. La partenza, inoltre, della riforma degli ITS Academy, con l’adozione dei decreti attuativi dovrebbe portare il sistema educativo italiano al pari delle migliori esperienze europee.

 

Infine, è indispensabile puntare l’attenzione sull’orientamento scolastico-formativo. Le nuove Linee guida per l’orientamento, recentemente adottate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, rappresentano infatti un importante passo verso la definizione di un sistema strutturato di orientamento necessario per superare sia il disallineamento di competenze che gli alti tassi di abbandono scolastico che ancora oggi contraddistinguono, soprattutto in alcune aree, il nostro Paese.

Il sistema di orientamento dovrebbe consentire di guidare i giovani e le loro famiglie verso percorsi formativi che tengano conto delle attitudini e propensioni personali coniugandole con le prospettive occupazionali e di lavoro futuro. Un orientamento efficace e strutturato in tutto il percorso formativo ma con una attenzione specifica nei momenti di passaggio da un ciclo di studi ad un altro (tra le scuole medie e le superiori e tra le superiori e gli ITS e/o l’università) consentirebbe infatti di contrastare fenomeni come il mismatch e la dispersione scolastica.

Vanno quindi nella giusta direzione la previsione di moduli di orientamento per tutte le classi e in ciascun anno scolastico e l’introduzione della figura per il Job placement, con la funzione di sostenere le scelte dei ragazzi, nel dialogo con i diversi stakeholder del territorio. Per aumentare le potenzialità di tutti i percorsi educativi andrebbe anche avviata una efficace attività di informazione/comunicazione capace di far conoscere realtà formative ancora poco note come gli ITS Academy o proprio il nuovo Liceo per il Made in Italy.

Le imprese artigiane sono, infatti, una palestra d’eccellenza nella quale i giovani possono acquisire le conoscenze e le abilità necessarie a svolgere un lavoro gratificante, sempre più innovativo, al passo con le nuove sfide tecnologiche, e possono costruirsi un futuro scommettendo sulle loro passioni e inclinazioni.

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