Da che parte sta andando il mondo? Qual è l’agenda delle preoccupazioni che caratterizza la società globale di oggi e quella dei principali Paesi? Quali sono le macro tendenza che sembrano delinearsi? Rispondere a questi quesiti è difficile e avventurarsi su questi terreni è scivoloso, anche se utile, specie per le imprese. Senza alcun intendo di esaustività e senza avere la pretesa della verità e della sfera di cristallo, si possono porre sul tappeto alcuni elementi di riflessione, utilizzando i dati di Ipsos Global Advisor, che ogni mese monitora il quadro delle dinamiche presenti in 29 paesi al mondo 

Per molti cittadini il quadro sociale ed economico della propria nazione è sulla strada sbagliata. Il quadro globale evidenza che solo in pochi paesi i cittadini sono soddisfatti dell’andamento e della direzione economica intrapresa dal proprio paese. Si tratta di Arabia Saudita (95%), Indonesia (81%), India (73%), Australia (61%) e Colombia. Il 79% degli italiani ritiene l’Italia si avviata su una strada economica sbagliata. Alti livelli di preoccupazione per l’indirizzo intrapreso dal proprio paese si ritrovano anche tra inglesi e olandesi (77%), francesi (74%), belgi (71%), giapponesi e americani (70%). Anche in Germania la maggioranza dei tedeschi ritiene che il proprio paese sia sulla strada sbagliata (59%). 

 

L’agenda delle preoccupazioni: in Italia svetta il lavoro   

 Per comprendere i motivi di tali giudizi severi è necessario zumare sull’agenda delle preoccupazioni che attanagliano le opinioni pubbliche nei diversi paesi.  

A guidare le preoccupazioni dei cittadini, a livello globale, sono lo scatto inflattivo (40%), la crescita della povertà e delle diseguaglianze (31%), la presenza della corruzione finanziaria e politica (26%), la disoccupazione e la paura di perdere il lavoro (26%), la criminalità e l’insicurezza (26%).  

 L’agenda delle tensioni non è uguale tra i diversi Paesi. In Italia al primo posto c’è la paura di perdere il lavoro. Un tema che coinvolge il 46% degli italiani e colloca il nostro paese al secondo posto a livello globale, dopo il Sud Africa. In questa classifica il dato nostrano è tallonato solo dalla Spagna (41%), ma è radicalmente e in modo preoccupante distante dal resto dei paesi europei. La paura della disoccupazione è al 7% in Germania, al 12% in Gran Bretagna e Francia, al 15% negli Usa.  Un baratro che mostra la fragilità del nostro sistema occupazionale ed evidenzia uno dei nostri talloni di Achille.  

 

Dall’inflazione alle diseguaglianze  

 Se osserviamo gli altri fattori di apprensione, possiamo notare che l’inflazione oggi sta colpendo in modo particolare paesi come la Polonia e l’Argentina (67% e 65%), la Turchia e la Gran Bretagna (56%). In Francia il tema allarma il 39% dell’opinione pubblica, mentre negli Usa il 46%. Il dato italiano è un po’ sotto quello francese (35%) ed è uno dei risultati più bassi a livello europeo. Altro tema di allarme riguarda l’aspetto dell’aumento delle povertà e delle diseguaglianze sociali. Qui possiamo osservare un dato significativo. I due paesi europei in cui i cittadini hanno la minor paura per la disoccupazione, sono anche i paesi in cui maggiore è la percezione del rischio e del peso dell’aumento delle diseguaglianze sociali. Si tratta di Olanda (46%) e Germania (38%). Un elemento che mostra quanto siano acute nella contemporaneità le contraddizioni e quanto, anche in paesi apparentemente solidi, le contraddizioni sociali sia lì a covare sotto la cenere. In testa alla classifica della diseguaglianza, insieme all’Olanda, c’è l’Ungheria (46%), seguite dal Brasile (42%), dall’Indonesia (40%). In Italia il dato si ferma al 28%, collocando il nostro Paese nella parte bassa di questa classifica. Simile a noi troviamo la Spagna (28%), la Francia (31%) e la gran Bretagna (33%). In fondo alla classifica l’Arabia Saudita (17%) e gli Usa (19%).  

 

Corruzione e sicurezza, macigni dei paesi emergenti  

 Il peso della corruzione è un macigno sul futuro di paesi come Perù e Malesia (58%), Indonesia (52%), Sud Africa (48%). Primo pause europeo in questa classifica è l’Ungheria (47%). La Francia è la nazione che appare più virtuosa, con solo l’8% dei francesi che avverte questo tema come un problema. Lo stesso dicasi per Germania e Olanda (10% e 9%). Anche in Italia il tema è calato nell’agenda setting dell’opinione pubblica e si piazza al 13%. Sul fronte della sicurezza gli ultimi anni hanno mostrato un  calo di interesse nel nostro Paese (13%). Un dato simile è presente in Germania e Spagna (16%). Permane all’attenzione di parte dei cittadini in Gran Bretagna (21%) e Francia (22%). Il tema della sicurezza è al centro delle preoccupazioni, invece, per cileni (61%), peruviani (53%), messicani (51%) e svedesi (50%). Molto alto è anche negli Usa (31%) e in Israele (41%). 

 

La costante ansia per il clima, il calo del Covid e le tensioni sulla guerra 

 Fra i principali temi di attenzione dell’opinione pubblica europea troviamo quello relativo ai cambiamenti climatici. Guidano la classifica Francia (34%), Germania e Olanda (33%), Australia (32%), Italia e Belgio (27%). Il tema non rientra nell’agenda setting dell’opinione pubblica Argentina (4%) peruviana, israeliana, brasiliana, malese, sud africana, cilena, che sono avvolte da ben più cogenti tematiche come abbiamo visto.  

Infine la guerra e il Covid. Il tema del virus è al centro dell’agenda delle paure solo dei Giapponesi (40%), mentre oscilla tra il 20 e il 25% in Sud Corea, Thailandia, Malesia, Arabia Saudita e Australia. In Italia è un argomento che coinvolge l’11% dei cittadini, come in Spagna (10%), Francia e Gran Bretagna (7%). 

La tensione per la guerra russo ucraina è al calor bianco, ovviamente, in Polonia (27%), seguita dalla Germania (25%). In Italia il tema è calato in classifica (11%), anche se nelle ultime settimane si stanno rinfocolando le apprensioni.  

 

Alcune tendenze globali  

 Il quadro globale è decisamente complesso e le prospettive mondiali mostrano un tratto di crescente pessimismo. Quello che è chiaro alle persone è che stiamo vivendo in tempi turbolenti e l’83% dei cittadini dei 29 paesi monitorati concorda sul fatto che il mondo di oggi sta cambiando troppo velocemente 

In questo affresco ci sono alcuni trend emergenti.  

In primo luogo cresce la tendenza alla de-globalizzazione. Alla ricerca di prodotti locali e produzioni dei propri territori.  

Secondariamente aumentano le spinte verso un nuovo spirito comunitario e di legami, compresa una tensione positiva all’inclusione e al rispetto della diversità. Il 69% dei consumatori globali apprezza i leader aziendali che si assumono la responsabilità di parlare delle questioni sociali e politiche che riguardano il proprio Paese. Quasi il 70% dei consumatori globali è pronto a premiare le loro aziende impegnate sui temi dell’ambiente e, soprattutto, della riduzione delle diseguaglianze sociali.  

In terza battuta troviamo il tema dell’età e della denatalità. Due aspetti che stanno diventando, per molti paesi europei, sempre più importanti per le strategie di sviluppo e crescita future. 

Quarto ambito è quello relativo al costo dei prodotti e alla parsimonia. Il gap della convenienza, l’attenzione al risparmio, la spinta alla parsimonia, non sono più solo forme di difesa dal caro prezzi, ma parti di una strategia che libera il tempo e lo spazio per dedicarsi alle cose che contano. Le persone, infatti, cercano e pagano sempre più spesso per prodotti e soluzioni che semplificano la loro vita, premiano i marchi che gli offrono non solo cose convenienti ma nuove opportunità e libertà di vita. 

Una quinta tendenza è quella che possiamo rubricare sotto il titolo di paradigma della partecipazione.  I social media hanno modificato le aspettative delle persone nei confronti dei marchi. Le persone vogliono sempre più sentirsi in contatto con esperienze interattive e coinvolgenti. L’omnicanalità e il live shopping, nonché le altre tecnologie digitali innovative stanno contribuendo ad aggiungere utilità e leggerezza alle relazioni delle persone con i marchi e le imprese. 

 

Se le dinamiche globali e il tasso emozionale delle opinioni pubbliche dei diversi paesi mostra l’affastellarsi delle nubi, le tendenze in atto evidenziano anche le possibilità e le opportunità che si riaprono

 

In questa ottica valgono le parole di un poeta, certamente non un ottimista, come Leopardi, il quale affermava: “Sono convinto che anche nell’ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino”.