L’impresa artigiana è il vero volano sul quale l’Italia può contare per costruire il proprio futuro. Non lo diciamo noi. Ma è, in estrema sintesi, il fil rouge che emerge dal rapporto ‘Radar Artigiano’ elaborato per Confartigianato dal Censis. Sarebbero tanti gli spunti offerti dal corposo studio, degni di essere approfonditi. Ma quello che ci ha colpito è proprio legato alla proiezione sul domani. Il valore artigiano è la vera risorsa per guardare all’avvenire con occhi fiduciosi.

«Le imprese artigiane – si legge nel rapporto del Censis – creano valore economico e sociale, poiché praticano nel concreto sostenibilità e innovazione tecnologica, operano come attori vitali delle comunità, creano occupazione di qualità, promuovono coesione e inclusione sociale, contribuendo così al benessere collettivo. Già oggi le imprese artigiane sperimentano una concezione della crescita economica marcata da elevata socialità. Lo sviluppo segnato dalle piccole imprese artigiane è altro rispetto all’industrialismo che inquina e marginalizza le persone come dal primato della finanza i cui effetti si abbattono sulle comunità desertificandole».

La conclusione che si trae alla fine del rapporto è che sia «vitale creare un ambiente più favorevole al fare impresa, poiché consentirebbe anche alle imprese artigiane di dispiegare in misura ancora maggiore la capacità di generare valore economico e sociale». A fronte di questa considerazione, abbiamo intervistato il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii, sull’impostazione della Finanziaria e su come il nuovo esecutivo ha impostato il provvedimento che maggiormente andrà a impattare sulla vita delle piccole imprese.

Sostegno alla maternità col “salvadanaio del tempo” per le donne, Quota 103 sul versante pensionistico e, soprattutto, oltre venti miliardi per contrastare il caro energia. La coperta è molto corta. Giorgia Meloni si è trovata, a poco più di un mese dell’insediamento, a dover compilare una Manovra in uno dei periodi più difficili per il nostro Paese. “È presto per capire quale sarà la prospettiva di questo Governo, ma sono già evidenti alcuni punti cardinali tradotti con misure concrete nella Manovra”. Con il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii, abbiamo passato ai raggi X alcuni fra i punti salienti del provvedimento varato dall’esecutivo.

 

Direttore, ha parlato di punti cardinali. Qual è l’intervento in Manovra dal quale emerge con più chiarezza la direzione del Governo?

«La misura per contrastare il caro-bollette è importante sia sotto il profilo economico sia sotto il profilo del significato che assume in un momento storico come questo per le famiglie ma anche e soprattutto per le imprese».

Una prima, autentica, risposta concreta.

«C’è di più. Meloni, come ha avuto modo di confermare ieri durante il suo intervento all’assemblea di Confartigianato, ha marcato una discontinuità importante rispetto ai governi precedenti riconoscendo ai corpi intermedi una legittimazione sociale di cui erano orfani da tanto tempo. La misura contro il caro bollette è indice di come la sua principale preoccupazione sia l’impoverimento del tessuto produttivo. Dunque il Governo sta cercando di scongiurare il rischio che tante imprese chiudano definitivamente. Questa è la traslazione pratica di una linea di principio che Meloni ha esplicitato a più riprese: “Lo Stato non deve garantire lo sviluppo del Paese. Lo sviluppo spetta agli imprenditori. Lo Stato deve creare le condizioni affinché gli imprenditori siano messi nelle condizioni di lavorare”».

Rimane centrale, in questo senso, il tema del lavoro. Come si pone in questo senso la Manovra?

«Anche in questo caso è presto per dare un giudizio definitivo. Ma è evidente che il primo passo verso l’alleggerimento del cuneo fiscale sia significativo in questo senso. E, come ha dichiarato la premier, è solo un piccolo tassello di una misura che avrà un orizzonte di legislatura. Per dirla in maniera sintetica direi che questo governo è meno attento ai diritti civili, ma più attento ai diritti sociali. La vera sfida da vincere è riuscire a rilanciare i consumi interni attraverso un’iniezione di fiducia nei consumatori. L’export va benissimo, ma senza consumi interni un Paese non cresce».

Come valuta l’introduzione di Quota 103 sulle pensioni?

«Mi pare una misura ponte finalizzata da una parte a evitare il maxi “gradino” della legge Fornero e dall’altra per guadagnare tempo per stilare quella che dovrà essere la vera riforma sulle pensioni. Ma questo è un tema molto complesso sul quale occorre una ponderazione, in particolare sulla copertura economica. Va detto, comunque, che non si creano più posti di lavoro per i giovani mandando le persone in pensione prima. Ci vuole la crescita economica».

Grande attenzione è stata posta al tema della natalità. In un recente rapporto del Censis si fa riferimento al fatto che quello della demografia sia un tema profondamente legato all’economia del Paese. Che ne pensa del “salvadanaio del tempo” per le madri?

«Questo Governo ha dimostrato, anche scegliendo una nomeclatura ad hoc, una grande attenzione al tema della natalità. I provvedimenti contenuti nella manovra non sono così stratosferici ma, ancora una volta, colgono un’esigenza. L’esecutivo, se vorrà tentare di vincere la sfida dell’inversione del trend demografico, dovrà ampliare l’offerta di lavoro dedicata alle donne. Laddove c’è occupazione femminile, c’è crescita demografica. In termini di politiche attive a sostengo della natalità, il nostro Paese non ha mai brillato ma per un problema culturale. Si è sempre pensato, erroneamente, che sostenere la natalità fosse qualcosa di destra. Invece, è la chiave di volta dello sviluppo».

 

* * * * *

 

Un aspetto rilevante del rapporto Censis, che peraltro è stato trattato dallo stesso Valerii nel corso del suo intervento all’assemblea nazionale di Confartigianato, è legato al Pil sociale rappresentato dalle imprese artigiane. Di cosa stiamo parlando? Proviamo a spiegarlo con le parole del ‘Radar’. «Esiste una ragione – si legge nel rapporto Censis – che riassume tutte le altre e che, al contempo, focalizza in modo semplice e impressivo i motivi dell’essenzialità per il buon sviluppo italiano delle imprese artigiane: esse hanno nel proprio Dna la capacità di creare non solo valore economico, ma sociale». Tale capacità dipende dal fatto che «operano come attori vitali delle comunità, creano occupazione promuovendo coesione sociale e inclusione sociale e, in definitiva contribuiscono in modo essenziale al benessere collettivo». Insomma le imprese artigiane «sono un agente di cambiamento, perché più e meglio degli altri stanno già sperimentando una concezione della crescita economica marcata da elevata socialità». Le imprese artigiane, quindi, «creano Pil sociale, su cui si concentrano ormai le reali aspettative degli italiani». E’ questo, insomma, l’elemento determinante e che permea il sistema produttivo rappresentato dalle imprese artigiane. L’esercizio di questo ruolo essenziale – si legge ancora – rinvia al fatto che sono attori la cui azione si inscrive nell’economia reale, gangli vitali del sistema produttivo, con una presenza importante anche nelle filiere più rilevanti del Made in Italy, dall’enogastronomia alla moda alla meccanica. Infatti, l’artigianato è ormai nuovo ambasciatore e interprete del Made in Italy, come cibo o moda, ed esprime una riconosciuta e distintiva eccellenza italiana nel mondo. Le imprese artigiane, poi sono anche incarnazione molto concreta della voglia di fare impresa degli italiani, che ha tenuto botta nelle situazioni più difficili con una capacità di adattamento straordinaria che gli ha consentito di continuare a generare valore anche nei contesti più ostici. E’ pertanto vitale creare un ambiente più favorevole al fare impresa, poiché consentirebbe anche alle imprese artigiane di dispiegare in misura ancora maggiore la capacità di generare valore economico e sociale».

Il valore artigiano, come detto in premessa, dunque, è la chiave del futuro. Senza dimenticare le solide radici del passato.

Leggi il rapporto Radar artigiano del Censis