L’Emilia-Romagna è ferita. La forte ondata di maltempo è stata devastante: i danni sono milionari, molte imprese sono state distrutte, case allagate e ancora, dopo settimane, ci sono persone sfollate. Purtroppo, specie in una Regione come l’Emilia-Romagna, ci si dovrà abituare a passare da un’emergenza all’altra. Dalla siccità alle alluvioni. Al centro, il grande Fiume. Il Po. Il protagonista di un territorio vastissimo. Per capire in che modo approcciare alla questione climatica, alla ricostruzione e per fare un punto sullo stato dell’arte sotto il profilo della manutenzione delle infrastrutture, abbiamo parlato con il segretario generale dell’Autorità distrettuale del fiume Po-MiTe, Alessandro Bratti.

 

Bratti, partiamo da una considerazione generale. Come si presenta il bacino del Po sotto il profilo climatico e ambientale?

«Si tratta di un territorio che ha sette varietà climatiche differenti. Dunque molto complesso, oltre che particolarmente esteso. Basti pensare che in tutta la Germania ci sono complessivamente cinque aree climatiche. Gli eventi atmosferici a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane rappresentano un tema su cui riflettere in maniera approfondita. Specie per le ricadute che essi hanno avuto in una realtà come la regione Emilia-Romagna».

Sta parlando dei danni provocati dalle alluvioni?

«Sì, ma non solo. Ormai si alternano siccità ed eventi alluvionali: due facce della stessa medaglia. Gli eventi ‘straordinari’ hanno registrato una forte intensificazione e dunque penso che su questo tema occorra un’attenzione che vada al di là del perimetro nazionale. Deve essere per lo meno europea. Il nostro è il Paese, ad esempio, con il rischio più alto di frane sotto su scala europea. La forte ondata di maltempo, dunque, si è inserita in un contesto di particolare fragilità. Non secondario è il fatto che le alluvioni abbiano colpito pesantemente un territorio tra i più ricchi d’Italia (e non solo). Il che aggiunge dovrebbe, ancor di più, indurci a non sottovalutare questi eventi».

In che modo affrontare la questione, anche in chiave imprenditoriale?

«Penso che si debba lavorare per costruire un fronte comune tra imprese e istituzioni. Ci si deve interrogare su come rendere ambientalmente sostenibile un modello di sviluppo che ormai non regge più. La forte urbanizzazione di alcune aree, la massiccia presenza imprenditoriale di realtà che insistono sul Po ha modificato profondamente l’habitat e le condizioni originarie. Il consumo di suolo, in alcuni punti, è altissimo. Per cui, occorre un’inversione di tendenza».

L’occasione del Pnrr potrebbe essere sfruttata in questo senso?

«Esiste un progetto di grande portata che consiste nella rinaturazione del Po. Ridare naturalità al fiume è fondamentale, così come è fondamentale individuare aree per farlo esondare qualora si verificassero eventi atmosferici straordinaria. Stiamo parlando di un piano da 357 milioni di euro».

Torniamo sulle aziende. Qual è la strada da perseguire nell’individuazione di un modello di sviluppo alternativo?

«Innanzitutto puntare sulla riconversione energetica, impostando la propria attività produttiva sull’impiego delle energie rinnovabili. E, soprattutto, incentivare le comunità energetica. Anche su questo deve essere fatto un lavoro importante da parte dei corpi intermedi per sensibilizzare la politica. Le comunità energetiche rappresentano un’opportunità straordinaria per il futuro in tema di approvvigionamento energetico e di capacità produttiva a basso impatto ambientale. E penso che ci siano imprenditori disposti a scommettere in questo senso».

Confartigianato da sempre porta avanti la ‘causa’ delle comunità energetiche.

«Ora è il momento di spingere più che mai. Ribadisco che i corpi intermedi, attraverso la loro forza propulsiva, devono fare pressioni sulla politica orientate a questi nuovi modelli. Oltre che sensibilizzare la parte di imprenditori che ancora, benché esistano anche forme di incentivazione, sono restii a convertirsi a certi modelli. Si deve fare leva su questo, perché i vecchi modelli di sviluppo si stanno via via sgretolando. E’ tempo di proiettarsi verso il futuro».