Il tema del riuso delle risorse e dei manufatti non è affatto nuovo. Semmai nuovo è il tema etico della sostenibilità, laddove prima si riusava, riciclava e riadattava per scarsità di mezzi, per comodità, o per segnare un passaggio di potere. 

Questo riuso è il tema della mostra “Recycling Beauty”, alla Fondazione Prada fino a 27 febbraio, curata da Salvatore Settis e Anna Anguissola e con lo splendido allestimento di Rem Koolhaas/OMA. 

Cosa troviamo in una mostra di 64 fra sculture in bronzo e marmi, avori, gemme, disegni: provengono da collezioni pubbliche o musei dedicata al riciclaggio della bellezza? Antichità greche e romane riproposte in contesti successivi, a partire dal Medioevo.  

 

Il riuso può essere solo della materia, come gli straordinari pavimenti cosmateschi (si possono vedere a Roma tra le altre chiese a Santa Maria in Trastevere), che riusano con sapienza artigiana i marmi policromi delle rovine romane, di un fregio romano riutilizzato mille anni dopo in una cattedrale a Pisa o della Minerva d’Orsay, un puzzle di alabastro del II secolo d. C., e marmo apposto nel XVII secolo.  

 

Ma il riciclo può anche rileggere e riproporre più sottilmente un’intera iconografia. Il riciclo in questo caso non era semplicemente risparmio di lavoro e materiali, ma anche e soprattutto appropriazione culturale di bellezza antica per ornare e rappresentare il nuovo potere e la nuova religione. È il caso di una splendida deposizione di eroe di epoca greca divenuta deposizione di santo in epoca medievale aggiungendo delle aureole. O ancora, con risultati a posteriori non privi di comicità delle due sedute di pietra, grigia e rossa, disposte in parallelo. Una fu il trono di un sacerdote di Dioniso dall’Asia Minore (II secolo a. C.) e divenne in seguito seggio episcopale, per essere ribattezzato a Mantova come Trono di Virgilio. L’altra nientemeno che una latrina di età adrianea: nel Medioevo erroneamente ritenuta in porfido (materiale simbolo di potere), era impiegata nelle cerimonie di incoronazione dei papi: si ritiene che l’apertura nel sedile sia servita ad accertare il sesso maschile del nuovo pontefice. 

È evidente in tutta la mostra il lavoro straordinario degli artigiani antichi e più recenti, che rendeva ogni manufatto un pezzo di grandissimo valore, ancora più meritevole di essere riciclato e tramandato anche in contesti completamente diversi.