(di Federico Quaranta) Cosa rende l’Italia tanto particolare, tanto ricca di storia, cultura, tradizioni? Se c’è una cosa che mi viene in mente è che nessun’altra nazione del mondo possiede una varietà tanto vasta di saperi che si tramandano di generazione in generazione in ogni lembo della penisola. Ogni regione, ogni provincia, ogni paese ha le sue specifiche conoscenze.

È quello che propriamente definiamo il “Genius loci” di un luogo.

Nel viaggio che ho compiuto insieme a Confartigianato è proprio questo quello che volevo scoprire: gli uomini, le storie, i mestieri che connotano e caratterizzano un paese, un borgo, o un’intera regione.

Bisogna riflettere sulla parola “artigiani”. Giorgio Vasari, nelle sue “Vite” dei migliori pittori e scultori di epoca rinascimentale, parlava di Giotto, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, come di “artefici”. L’idea di arte non era separata da quella di artigianato. Per creare un’opera, bisognava avere un bagaglio di conoscenze, di sapienze che venivano tramandate e che si imparavano dai maestri in bottega. Un artista era prima di tutto qualcuno capace di utilizzare le mani, che possedeva una tecnica, che insomma aveva un mestiere. Ecco, c’è ancora oggi chi al lavoro che si impara in bottega dà un valore assoluto, e trasforma le risorse in prodotti unici.

“Spesso nel vedere una fabbrica, una chiesa, un oggetto d’arte qualunque”, scriveva Leopardi nel suo “Zibaldone”, “siamo colpiti da una mancanza, da un disordine o irregolarità di simmetria. E appena abbiamo saputo o capito la ragione di questo disordine, e com’esso è fatto a bella posta, o non a caso, nè per negligenza, ma per utilità, per comodo, per necessità, non solo non giudichiamo, ma non sentiamo più in quell’oggetto nessuna sproporzione”.

Questo scritto di Leopardi mi fa pensare agli artigiani che ho incontrato nel mio viaggio, all’arte che producono, e mi suggerisce quanto l’idea di perfezione sia legata sempre alla creatività degli uomini.

Ognuno ha una sua immagine di perfezione da perseguire. Ed è in questa ricerca, in questo sforzo di migliorarsi che sentiamo quanto infinita sia la bellezza di ciò che le loro mani realizzano.

 

Gli artigiani che ho conosciuto mi hanno fatto comprendere che sentirsi radicati alla propria terra, a quel luogo che ti ha visto nascere e crescere e lavorare e tessere una rete di rapporti sociali, significa aver costruito un carattere che definisce non soltanto se stessi ma pure l’anima di un luogo.

 

Sono anche e soprattutto gli uomini a determinare la specificità di un territorio, a conservarne e tramandarne le tradizioni e le conoscenze. E’ nella loro fedeltà alle proprie radici che si comprende quanto fermento, quanta vitalità sia nascosta nel silenzio dei vicoli di un borgo arroccato su una collina, e quanto sacrificio, passione e dedizione si conservi dentro un bicchiere di vino o di birra, dentro un dolce o in una ceramica o in una scarpa cucita a mano.

Ho imparato che nelle mani degli uomini passa tutta intera la storia e la vita di una comunità.

 

Il laboratorio fiorentino della ‘Scarpelli mosaici’ fondato dal maestro artigiano Renzo Scarpelli – Foto di Guido Gozzi