Con la guerra l’inflazione sale sempre in doppia cifra. Nel 1914, prima dell’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale l’inflazione era azzerata, salì al 7% nel 1915, al 25,1% nel 1916, fino al massimo del 41,4% nel 1917. Nel 1939 l’inflazione si fermava al 4,4%, salì al 16,7% nel 1940, anno in cui l’Italia entrò nella Seconda guerra mondiale, per arrivare al 344,4% nel picco del 1944. A giugno 2022, a quattro mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’inflazione accelera di nuovo salendo all’8,5% (in linea con il +8,6% dell’Eurozona), un livello che non toccava da 36 anni. Per circa metà (9 su 19) dei paesi dell’Eurozona il tasso di crescita dei prezzi al consumo è già in doppia cifra: Estonia (+22,0% a fronte del +3,7 di un anno prima), Lituania (+20,5%, era 3,5%), Lettonia (+19,0%, era 2,7%), Slovacchia (+12,5%, era 2,5%), Grecia (+12,0%, era 0,6%), Slovenia (+10,8%, era 1,7%), Belgio (+10,5%, era 2,6%), Lussemburgo (+10,3%, era 3,4%) e Spagna (+10,0%, era 2,5%).

 

In Italia la crescita dei prezzi mostra significative differenze territoriali, con un range superiore ai tre punti percentuali tra i massimi di Bolzano (+9,1% a maggio), Trento (9,0%) e Catania (8,8%) e i valori minimi di Lodi (+5,7%), Ancona e Cuneo (entrambi con 5,6%).

 

L’inflazione al consumo rappresenta l’‘ultimo miglio’ di un complesso meccanismo di trasmissione lungo le filiere produttive, lungo le quali si osservano forti turbolenze.  A giugno 2022 le commodities energetiche segnano un raddoppio dei prezzi in euro (+107,9% rispetto al +114,1% di maggio) mentre quelli delle materie prime non energetiche salgono del 27,6% (era +31,9% a maggio). La quotazione del Brent sale dell’87,4% mentre il prezzo del gas di riferimento per il mercato europeo prosegue la crescita a ritmi parossistici, segnando un aumento del 280,2%, in ulteriore peggioramento a luglio, con ripercussioni sul mercato elettrico: nella media dei primi venti giorni di luglio il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica (PUN) sale ai massimi storici, con un aumento del 305,5% rispetto a luglio 2021. Queste tensioni di prezzo si associano alla maggiore domanda: per l’Italia luglio è il mese di maggiore richiesta di elettricità, a differenza della media Ue, per cui il picco di richiesta si registra nella stagione invernale (dicembre e gennaio).

Strozzature delle filiere globali associate alle crisi energetica e alimentare, con effetti amplificati dal conflitto in Ucraina, si ripercuotono sui prezzi alla produzione dei beni manufatti, che a maggio 2022 aumentano del 14,1%, in accelerazione rispetto al +13,8% di aprile. L’aumento dei costi energetici influenza l’evoluzione dei prezzi praticati dalle imprese: nei comparti a maggiore utilizzo di energia –   vetro, ceramica, cemento,  carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma, plastica e alimentare – i prezzi alla produzione a maggio salgono del 22,4%, mentre nei restanti comparti l’aumento dei prezzi si ferma all’8,4%.

La pressione sui mercati all’ingrosso si ripercuote sull’inflazione dei beni energetici che in Italia sale al +49,1%, superiore al 41,9% dell’Eurozona, e su cui influisce una maggiore crescita dei prezzi dell’elettricità, che a giugno segnano un aumento dell’81% in Italia, del 22% in Germania e del 8% in Francia.

Si profilano ripercussioni sulla logistica delle merci e sui servizi di trasporto, maggiormente richiesti nella stagione turistica, con il prezzo del gasolio che a luglio segna  un aumento del 32% su base annua.

Infine, uno sguardo al mercato immobiliare, nel quale i prezzi delle abitazioni nel primo trimestre 2022 salgono del 9,8% in Eurozona, un ritmo che si dimezza (+4,6%) in Italia, a fronte di aumenti del 12% in Germania, dell’8,5% in Spagna e del 7,1% in Francia.

 

Una zona di quiete nella tempesta dei prezzi è rappresentata dai servizi a vocazione artigiana, dove la dinamica dei prezzi è lenta, asincrona rispetto ai roboanti tassi di crescita di commodities e beni che abbiamo sopra descritto.

 

In particolare l’analisi si concentra su un paniere di diciassette servizi composto, in ordine decrescente di peso, da manutenzione e riparazione mezzi di trasporto privati, parrucchiere e trattamenti di bellezza, lavanderia abiti, servizi di trasloco, manutenzione dei sistemi di riscaldamento, pittori, idraulici e carpentieri, servizi di trasloco, trasporto passeggeri su taxi, riparazione abiti, elettricisti, riparazione calzature, servizi per la fotografia, riparazione di mobili, arredi e rivestimenti per pavimenti e riparazione di apparecchi per la casa.

Nell’estate del 2022, caratterizzata da tassi di inflazione record sia in Italia che in Eurozona, nei servizi a maggiore vocazione artigiana a giugno i prezzi segnano un modesto aumento del 3,4%, ben 1,8 punti in meno del +5,2% dell’Eurozona. Nel confronto con gli altri maggiori paesi europei, si osserva che nonostante in Francia, grazie al nucleare, vi sia una minore pressione dei costi energetici, i prezzi dei servizi artigiani salgono del 5,2%; in Germania addirittura crescono del 6,8%, un ritmo doppio rispetto a quello registrato in Italia. Il prezzo del paniere dei diciassette servizi artigiani nel nostro Paese sale meno della media dei servizi (0,3 punti in meno rispetto a +3,7%), mentre nell’Eurozona segna una dinamica superiore di 1,8 punti al trend medio dei prezzi dei servizi (3,4%).

In questi settori labour intensive sotto esame, le prestazioni degli artigiani coniugano i valori della economicità, della personalizzazione, del riciclo e del riuso, intersecando la creazione di valore per il consumatore con le direttici della transizione green. L’offerta dei servizi, quasi miracolosamente, sterilizza i meccanismi di trasmissione sul mercato interno della tempesta in atto sui mercati internazionali delle commodities e dell’energia. Pensiamo ad un servizio di un trasloco: a giugno 2022 le imprese artigiane specializzate fanno pagare ai clienti un prezzo del 4,6% superiore a quello di un anno prima mentre acquistano il gasolio per il camion ad un prezzo superiore del 33,9% rispetto all’anno precedente. Il minore dinamismo dei prezzi rispetto al trend medio dell’Eurozona ha un risvolto concreto, generando per le famiglie italiane un risparmio annuo di 418 milioni di euro per l’acquisto di questi diciassette servizi a vocazione artigiana.

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