Un numero monografico di Spirito Artigiano sull’intelligenza artificiale era da tempo necessario, proprio per il ruolo della Fondazione Germozzi, e dei suoi strumenti, di “ponte” tra il mondo del valore artigiano e quei fenomeni, sociali, culturali, economici e tecnologici, che lo attraversano e lo modificano. Un ponte flessibile e intelligente, costruito sulla consapevolezza che il valore e lo spirito artigiani e la creatività e l’energia dei suoi imprenditori sono un capitale fondamentale per il Paese, pietra angolare della sua identità e piattaforma per il suo futuro.

Un futuro nel quale l’intelligenza artificiale sarà elemento imprescindibile, come spiegano gli autorevoli interventi degli esperti che hanno contribuito a questo numero, con un impatto per alcuni osservatori pari se non superiore a quello del digitale e tempi di penetrazione in ogni ambito della nostra esistenza straordinariamente più rapidi.

Per queste ragioni, abbiamo ritenuto innanzitutto che fosse necessario spiegare cos’è l’intelligenza artificiale di cui si è parlato molto in questi mesi nei media e ragionare, consapevoli che tutto si muove molto velocemente, delle sue prospettive e implicazioni per gli artigiani, come cittadini e come portatori e creatori di valore.

Il quadro che emerge è, non poteva essere altrimenti, straordinariamente complesso e variegato, come complessi e mutevoli sono i sentimenti che queste tecnologie così potenti e pervasive suscitano.

C’è la curiosità e le aspettative, legate a quello che una potenza di calcolo ed elaborazione di moli umanamente inconcepibili di conoscenza potrà fare per contribuire a risolvere problemi della complessità che ormai sfuggono ai normali processi “umani” di gestione dalla conoscenza: dalla scoperta di nuove molecole e di nuovi vaccini alla soluzione di grandi problemi epocali come il cambiamento climatico.

C’è il panico verso scenari millenaristici, troppo spesso evocati con eccessiva leggerezza, in cui le macchine diventeranno più intelligenti degli umani e ci si ribelleranno. Scenari che continuiamo a pensare stiano meglio nei libri di fantascienza che nel dibattito pubblico sulla tecnologia, che ha bisogno di molta razionalità e sangue freddo.

C’è la preoccupazione verso gli impatti di tecnologie tanto più rapide e pervasive delle precedenti sui nostri sistemi economici e sociali, a partire dal lavoro. Una preoccupazione che il recente rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato ha certamente consolidato con numeri che fanno riflettere e preoccupano.

 

‘Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’’anima’ dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy’

 

 

Ma non è tempo per rimuginare, è tempo di conoscere, riflettere ed agire, partendo dalle parole del “Presidente di Confartigianato Marco Granelli, che ci ricorda che “L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è il fine. Non va temuta, ma va governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’’anima’ dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy”.

Di fronte a questi cambiamenti i protagonisti del valore artigiano devono innanzitutto rivendicare con orgoglio proprio questo valore e la loro identità, perché l’identità sarà essa stessa un valore sempre più raro e prezioso nel mondo che l’intelligenza artificiale renderà ancora più standardizzato in termini di prodotti e servizi. Devono essere attenti e farsi ascoltare ogni qualvolta questa standardizzazione e la violenza della tecnologia mette in dubbio i valori e l’economia che si fonda sull’impresa diffusa e sul saper fare e la creatività umane, anche proponendo come abbiamo proposto tempo addietro un marchio che contraddistingua i beni e i servizi Human Made. Devono poi essere consapevoli, non solo delle sfide, ma di loro stessi e del loro valore, imparando la lezione fondamentale del digitale: la conoscenza è una risorsa straordinaria. Il saper fare artigiano è un sistema di conoscenza straordinario, troppo spesso dato per scontato.

Ogni processo, ogni esperienza, ogni pezzetto di sapere aziendale conta e non deve essere sprecato, questa è la grande lezione del digitale prima e dell’intelligenza artificiale oggi. Per questo conta come lo si gestisce e contano così tanto i suoi portatori, le persone, oggi diventati merce straordinariamente rara. La conoscenza non deve solo essere raccolta, deve essere condivisa laddove serve a creare cose nuove, a comunicare meglio il proprio valore, ad andare più lontano, anche partecipando alla rivoluzione dell’intelligenza artificiale attraverso le sue piattaforme. Sempre però senza perdere la consapevolezza.

Gli articoli che seguono ci dicono che con queste priorità in mente molto può essere ancora fatto e che per il valore artigiano ci saranno prospettive interessanti anche nel nuovo paradigma, se sapremo come entrarci.

Buona lettura!

Foto di Google DeepMind da Pexels