L’imperfezione come elogio della bellezza. Questa è la filosofia dell’artista Martina Consoli, ceramista torinese che dal 2015 ha deciso di intraprendere il suo percorso artistico e professionale con la ceramica, scoprendo che l’unico limite è la propria fantasia. Artigiana associata a Confartigianato Torino, Martina esegue lavorazioni esclusive e personalizzate, sia di uso comune che su commissione, fatte su misura per assecondare le esigenze dei clienti. Abbiamo voluto scoprire meglio il suo saper fare attraverso il suo punto di vista, espressione di un Made in Italy che sperimenta giorno dopo giorno. 

“Nel 2014 è nato il mio legame indissolubile con l’argilla – inizia a raccontare Martina – Un po’ per caso, avevo studiato presso l’Accademia di Belle Arti e, quasi per scherzo, mi iscrissi a un corso di ceramica, pensando che mi avrebbero insegnato soltanto a decorare tazzine e a imbellettarle con fiorellini e cuoricini. Con grande meraviglia e gioia, però, mi toccò rivalutare la mia posizione. Fare ceramica significa fare arte, intraprendere un percorso che è sempre in continuo divenire e dedicato alla ricerca e alla scoperta. Ho avuto modo di conoscere molti ceramisti durante il mio percorso e tutti si raccontavano attraverso l’argilla in modo unico e personale, a dimostrazione del fatto che le vie della ceramica sono infinite.  

Come si suol dire ‘non si nasce imparati’, ho dovuto proseguire il mio percorso formativo prima di poter consolidare il mio bagaglio tecnico. Ricordo che all’inizio quasi tutti i miei lavori erano pieni di imperfezioni o comunque imprecisi. La costanza e la perseveranza hanno ripagato gli sforzi fatti, però. Il gradino successivo è stato trovare un’identità espressiva e artistica che fosse mia”.  

L’imperfezione che è natura dell’essere e di ciò che l’essere crea deve essere, anche, la sua forza e la sua bellezza. 

“Credo che questa frase rappresenti molto bene il mio lavoro, anche se vorrei precisare che con imperfezione non intendo imprecisione o negligenza tecnica, quanto piuttosto una predisposizione intellettuale e filosofica dell’accettazione di un’espressività che è figlia del tempo presente, e quindi per sua natura irripetibile e in continuo divenire.  

Non ho mai perseguito la bellezza come scopo ultimo del mio lavoro, quanto piuttosto la ricerca di un equilibrio estetico, di un’espressività che fosse funzionale e allo stesso tempo soddisfacesse i miei criteri di buona riuscita del lavoro. Naturalmente, poi, una parte indispensabile è giocata da tutti coloro che in un modo o nell’altro mi sostengono e mi aiutano a capire se ho fatto un buon lavoro. Tutto questo non avrebbe un senso altrimenti”. 

Quali sono le tue tecniche di lavorazione? 

“Lavoro principalmente col mio fedele tornio. Si parte da una pallina di argilla con la giusta umidità e poi la si plasma, o meglio la si foggia sfruttando la rotazione del tornio e esercitando la giusta pressione per creare la forma che si vuole ottenere. Successivamente il pezzo viene fatto seccare fino a una consistenza che in gergo tecnico si chiama durezza cuoio. Poi viene rifinito.  

Il passaggio successivo è quello del “biscotto”, la prima cottura che darà un’iniziale trasformazione al pezzo conferendogli la giusta consistenza e porosità per poter essere successivamente smaltato.  

L’ultimo passaggio è quello della smaltatura. Il pezzo viene colorato e poi nuovamente cotto nel forno a temperature che possono variare dai 940° fino anche a 1320°, ed ecco che il pezzo è terminato”. 

Quali sono i tuoi progetti futuri e che consigli daresti a coloro che si avvicinano per la prima volta alla ceramica? 

“Di sicuro l’apprendimento e lo studio di altre tecniche sono un punto importante per un futuro non troppo lontano. E naturalmente l’insegnamento, che ritengo essere alla base di un mio personale miglioramento, soprattutto umano. Credo che sia importante diffondere le proprie conoscenze nella previsione di una futura crescita condivisa, in fondo molti fanno meglio di uno e di più.  

Un consiglio importante che vorrei dare a coloro che vogliono intraprendere questo percorso è quello di non avere troppe pretese all’inizio ma di provare e riprovare con costanza senza lasciarsi abbattere dagli errori, perché sono fondamentali per migliorare la propria conoscenza. C’è sempre una ragione per tutto e quella ragione va indagata con metodo, studio e tecnica”.