Il laboratorio di Stefano Trabucchi, maestro liutaio di Cremona, è un luogo silenzioso, caldo e avvolgente, dove il tempo scorre lentamente, scandito da gesti e rituali che si ripetono da secoli su questa riva del Po. “La liuteria classica non è cambiata molto dal 1500, gli attrezzi e i materiali sono principalmente gli stessi che venivano utilizzati secoli fa. La cosa più importante, però, è che i violini e gli altri strumenti che realizziamo sono fatti con le stesse tecniche che utilizzava Stradivari, racconta uno degli eredi di una scuola resa celebre in tutto il mondo dalla firma “Antonius Stradivarius Cremonensis”. 
Da almeno cinque secoli, la liuteria cremonese è un’eccellenza artigiana assoluta, riconosciuta in ogni angolo del globo e patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO.

 

“La gloria del passato è stata tutelata e salvaguardata, oggi Cremona è un brulicare di botteghe di liutai capaci e preparati. L’istituto tecnico riesce a formare e a preparare tanti giovani a quello che, per me, è il mestiere più bello del mondo. Dalla prima volta che l’ho scoperto, non ho mai smesso di amare il legno, gli strumenti, il loro suono. È un mestiere difficile, che richiede attenzione, precisione e anni di studio e di preparazione. Il risultato finale, però, è qualcosa di indescrivibile”.

 

Come l’atmosfera che si respira tra le mura di questa bottega artigiana, fatta del profumo di acero e di abete, di luci soffuse e di sagome di violini, viole e violoncelli. Le mani fanno lavorare le sgorbie, i riccioli di legno volano su tavoli che raccontano gli anni di lavoro. “Abbiamo festeggiato i 25 anni di attività, se penso ai primi violini fatti ancora mi viene da ridere pensando all’ingenuità del lavoro”, riprende a raccontare un uomo simpatico e cordiale, di quelli che spesso si incontrano all’ombra del Torrazzo“Anche se sono nato a Sondrio, amo Cremona e la sua cultura. Qui ho studiato e qui vivo da anni ormai”.

Uno spicchio di Lombardia che ha saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista sul palcoscenico internazionale grazie alla qualità della liuteria artigiana“I nostri clienti sono soprattutto russi, arabi e asiatici, da Giappone, Corea, Singapore e Hong Kong. Rappresentano mercati ricchi e appassionati di musica classica – riprende Trabucchi – Esistono importanti scuole di musicisti, sono quelli i nostri mercati di riferimento”. 
Nato a Cremona dall’ingegno del maestro liutaio Andrea Amati, il violino è ancora oggi un simbolo del made in Italy artigiano nel mondo. “Uno strumento deve essere bello e capace di suonare con un’ottima sonorità, occorrono anni per definire il proprio stile e diventare un bravo liutaio – aggiunge Trabucchi – Un violino è uno strumento che ha molte fasi di lavorazione, in cui vengono definite le varie parti, su tutte la tavola armonica, il fondo, il ricciolo e le fasce. Vengono utilizzati abete della Val di Fiemme e acero marezzato dei Balcani per la cassa e il ricciolo, ebano per la tastiera e gli altri componenti”. Quando un maestro liutaio osserva un violino, guarda immediatamente due o tre cose: “la tradizionale f intagliata nella tavola, la parte superiore del violino, il ricciolo e il filetto, l’inserto in legno che disegna e abbellisce il bordo esterno, descrive il contorno dello strumento e che si congiunge alle estremità del violino. È lì che si nascondono il segno estetico e le virtù acustiche dello strumento”. Parola di Stefano Trabucchi, maestro liutaio di Cremona, erede della scuola di Amati, Guarneri e Stradivari.

 

Testo di Fabrizio Cassieri
Foto di Ivan Demenego